Garlasco, Sempio: “Lo scontrino l’ho preso io. Chiara Poggi l’ho vista poche volte. Nessun collegamento con la corruzione”

  • Postato il 23 ottobre 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“L’ho preso io quello scontrino, non si può mettere in dubbio questo”. A ribadirlo è Andrea Sempio, l’uomo indagato dalla Procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi, “in concorso con ignoti o con Stasi”. Il 37enne ne parla in una lunga intervista a “Chi l’ha visto?”, il programma condotto da Federica Sciarelli su Rai3, in riferimento alle dichiarazioni di un presunto testimone, mai ascoltato finora, che a verbale avrebbe riferito di essere a conoscenza del fatto che quello scontrino, a Sempio, sarebbe stato fornito. E che non sarebbe stato lui, dunque, a ritirarlo nella mattina del 13 agosto 2007, alle ore 10.18, in un parcheggio di Vigevano. Ma il 37enne nega questa versione dei fatti e, rispondendo alle domande dell’inviato Vittorio Romano, conferma di essere stato lui a ritirare quel tagliando: “Lo scontrino l’ho preso io? Sì, certo”, risponde Sempio. “Sarebbe stata una cosa migliore, se avesse destato sospetti all’epoca” in modo che le “autorità si mettessero a ricercare nelle telecamere della piazza di Vigevano se effettivamente c’era una ripresa di me quella mattina. Forse sarebbe stato meglio per me se avesse destato più interesse in quel momento. A parte che lo scontrino me lo hanno chiesto un anno dopo e di video non ce ne erano più”, aggiunge.

Il tagliando del parcheggio

Lo scontrino, che fu consegnato agli inquirenti dallo stesso Sempio quando fu interrogato un anno dopo il delitto (4 ottobre 2008), supporterebbe la ricostruzione fornita dal 37enne e dalla sua famiglia: il 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio di Chiara, Sempio racconta di essersi recato da Garlasco a Vigevano dopo aver aspettato a casa, con suo padre, il ritorno della madre, così da poter usare l’unica auto in loro possesso. Sarebbe arrivato quindi a Vigevano per andare in una libreria – poi trovata chiusa -, lasciando così l’auto nel parcheggio, di cui lo scontrino, che segna le ore 10.18, ne sarebbe la testimonianza.

Ma dai nuovi inquirenti viene messo in dubbio: “Non credo che sarebbe stato meglio non presentare lo scontrino. Non capisco perché abbia destato tanti sospetti, non sono l’unico che ha portato qualcosa: c’è chi ha portato le timbrature del lavoro, il passaporto, biglietti del treno, scontrini di acquisti, dell’autostrada o che. Quindi fossi stato l’unico caso isolato avrei anche potuto capire ma diverse persone hanno portato documenti che supportavano il loro racconto. L’ho preso io lo scontrino. Se può essere messo in dubbio? No, no”, ha detto Sempio. Che poi ha spiegato perché il suo cellulare dell’epoca non avrebbe agganciato nessuna delle celle di Vigevano: “I telefoni di una volta ti agganciavano a una cella solo quando c’era un’interazione, cioè quando chiamavi o ricevevi chiamate, mandavi o ricevevi messaggi. Altrimenti non si attiva la cella di quel determinato paese. Oggi è strana come idea perché si ragiona con gli smartphone. In quel momento lì ho un buco, che è l’esatto momento in cui vado a Vigevano. Prima di partire sentivo un mio amico, probabilmente per invitarlo a venire a Vigevano, ma mi pare che non mi abbia risposto. Faccio il mio giro, torno indietro, e ricevo chiamate quando sono a casa di mia nonna. E ritorna tutto lo svolgimento e la storia fila, e trova conferma negli agganci di quelle celle. Io ero a Vigevano quella mattina. Non credo possa uscire altro, tutto lì”.

Massimo Lovati

Durante l’intervista, Sempio ha anche parlato del suo ex difensore, Massimo Lovati, a cui ha revocato il mandato dopo alcune “divergenze sulle strategie difensive”. “Per Lovati nutro molto rispetto, stima e affetto, perché mi accompagna da 10 anni in questa disavventura, ma credo che si sia fatto prendere un po’ dal fatto di essere diventato un personaggio e si è fatto trascinare forse in qualcosa di più grande di lui. I 35mila euro consegnati in contanti a Lovati erano troppi? Io e la mia famiglia ci siamo ritrovati in mezzo a quel vortice e non avevamo la minima idea di quali potessero essere i costi normali delle spese per degli avvocati, quando ti ritrovi in quelle condizioni pensi solo ad uscirne. ‘Se te li chiedono, sarà così’, abbiamo pensato. Ci siamo prestati alle richieste dei nostri avvocati”, ha detto il 37enne.

Sulle accuse di corruzione

Non può esserci nessun collegamento con la corruzione. Faranno le loro verifiche, giustamente. Ma non ci può essere nulla che colleghi noi a Venditti o a qualche caso strano di corruzione”, spiega Sempio. A confermarlo, a suo avviso, sarebbero anche le cifre riportate su quei fogli: “Sono cifre molto basse, molto dilazionate nel tempo. A meno che i miei avvocati, molto generosamente, senza dirmi nulla, magari hanno messo da parte i soldi per poi metterli in mano a qualcuno… Ma non credo, non tornano le cifre, non tornano i tempi. Nell’ultimo incontro con Lovati abbiamo chiarito ogni aspetto. Gli ho chiesto esplicitamente se potesse saltare fuori qualcosa che non mi aspetto riguardo all’ipotesi di corruzione e lui mi ha garantito di no, che non c’è nulla sotto”.

Durante una perquisizione, infatti, la Guardia di Finanza trovò a casa di Sempio un taccuino al cui interno erano riportati diversi nomi, con a fianco diversi importi: “Il ‘pizzino’? Secondo me, non è il termine corretto, ma serve a dargli la connotazione da messaggio ‘mafioso’. Era un appunto che mio padre aveva scritto, segnando ‘Venditti Gip archivia 20-30 euro’. Quello che forse non è uscito sui giornali è un altro appunto, dove mio padre si era segnato tutte le spese degli avvocati: c’è questa colonna di cifre, espresse in migliaia, ed è quel foglio che poi è stato indicato con i nomi Lovati e Garofano, perché c’era anche la consulenza che avevamo commissionato a Garofano”.

E sarebbe proprio la modalità con cui sono stati scritti gli importi, secondo Sempio, ad allontanare qualsiasi ipotesi di corruzione: “Su quell’elenco le cifre erano scritte in migliaia. Se mio padre vuole segnare in migliaia, scrive in migliaia, quindi 20-30 vuol dire 20-30 euro. Secondo me, mio padre aveva chiesto agli avvocati quanto costasse la stampa dell’atto di archiviazione, e l’avvocato gli avrà detto che ritirarlo costa 20 o 30 euro. La data, secondo me, è scritta sbagliata, perché se è a febbraio 2016 io non c’entravo nulla. Con me è partito a dicembre”. E anche sulle presunte domande dell’interrogatorio che gli sarebbero state fornite in anticipo, il 37enne spiega: “Ovviamente con gli avvocati ti prepari su quello che potrebbero chiederti. Una cosa che mi ha lasciato un po’ lì è che uno degli elementi era che Sempio sapeva le domande prima dell’interrogatorio, ma le stesse persone che lo dicevano erano fuori casa mia a dicembre a chiedermi quegli elementi che hanno sempre buttato contro di me. Quelle cose si sapevano già prima”.

Il rapporto con Chiara Poggi

“Qualora ci fosse un qualche collegamento con me relativo al DNA, l’unica idea che ho è che frequentavo la casa”, afferma ancora Sempio. Che poi nega un suo presunto controllo sul computer di Chiara per vedere alcune foto della ragazza: “Non abbiamo visto nulla, non c’entra niente, mi è sembrato un tentativo di voler infilare un qualcosa di ancora più morboso nella storia. Mi è sembrata una grossa mancanza di rispetto verso la famiglia di Chiara e di Chiara stessa. Mi ha fatto abbastanza schifo”.

Anche sul presunto movente, il commento del 37enne è stato netto: “Semmai ci sarà una vera accusa con un movente ancora dobbiamo vederlo. Qualora fosse quello di essermi invaghito di Chiara, in realtà io l’ho vista poche volte, sì e no una decina, eravamo due mondi distanti, anche perché c’era una differenza di età importante: io ne avevo 19, lei 26. Non c’era nessuna vicinanza con lei. Una cosa che mi lascia un po’ perplessa: hanno detto che Chiara aveva aperto la porta con un pigiamino leggero d’estate, con me non aveva quel tipo di rapporto. Non l’ho mai vista in pigiama, non avevamo quella confidenza”. E anche con le gemelle Cappa, che non sono indagate, non c’è mai stato alcun rapporto: “Che io mi ricordi non ci siamo mai incontrati, le ho conosciute attraverso la televisione”.

Il Santuario della Bozzola

Infine, Sempio parla anche del Santuario della Bozzola, teatro, secondo alcuni, di presunti scandali a sfondo sessuale: “Mi sembrano grosse suggestioni. Anche ipotizzandolo, stiamo parlando di una normalissima ragazza di provincia, non è un’appartenente alle Forze dell’Ordine che ha scoperto un giro strano. Mi sembrano suggestioni surreali. Io non ho mai frequentato il giro del Santuario, non conosco nessuno lì, non ci può essere nulla da collegare tra me e quel Santuario”, conclude Andrea Sempio.

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