Garlasco, parla l’avvocato di Stasi sul caso Venditti: “Sarebbe gravissimo”
- Postato il 29 settembre 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


A pochi giorni dalle sconcertanti novità legate alle perquisizioni che venerdì hanno portato alla luce l’indagine della procura bresciana che vede indagato per corruzione in atti giudiziari l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, che otto anni fa chiese l’archiviazione di Andrea Sempio, l’avvocato Giada Bocellari, difensore di Alberto Stasi da undici anni, ha manifestato in un’intervista al Corriere tutta la frustrazione del suo assistito.
La reazione di Stasi all’inchiesta su Venditti
Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, avrebbe scelto di mantenersi distante dalle cronache, limitandosi ad “apprendere l’indispensabile” mentre la giustizia continua a indagare sul caso di Garlasco.
Bocellari non nasconde la gravità dell’accusa: “Nel rispetto della presunzione di innocenza, è un’ipotesi accusatoria che, semmai dovesse arrivare a qualcosa di più certo, ovviamente sarebbe gravissima”.
La legale sottolinea come quella contro Venditti sia “una delle peggiori accuse che possa essere mossa a un magistrato”, riferendosi alla presunta corruzione che avrebbe portato all’archiviazione di Andrea Sempio nel 2017.
Certo, l’eventuale conferma dell’ipotesi accusatoria contro Venditti influenzerebbe sia il procedimento pavese contro Sempio sia l’eventuale revisione del processo di Stasi. “Non si potrà più dire per Sempio che c’è stata un’archiviazione”, ha spiegato. Inoltre, secondo la difesa, “sarebbe anche un grave indizio a carico di Andrea: è opinione comune pensare che se una persona è innocente non ha motivo per porre in essere certe condotte”.
Per quanto riguarda la richiesta di revisione per Stasi, Bocellari ha precisato che è “ancora presto” e che sarà “più opportuno attendere la chiusura delle indagini, perché questo ci consentirà di valutare tutti gli elementi che l’attuale procura ha raccolto”.
Il caso Venditti
L’inchiesta della procura di Brescia ha origine da movimentazioni finanziarie anomale nella famiglia Sempio. Tra dicembre 2016 e giugno 2017, le zie paterne di Andrea hanno emesso assegni per 43.000 euro a favore del padre Giuseppe, mentre nel medesimo periodo la famiglia ha effettuato prelievi in contanti per 35.000 euro “del tutto incongrui rispetto alle loro ordinarie movimentazioni bancarie”.
Il fulcro dell’accusa si basa su un appunto trovato in casa dei genitori di Sempio: “Venditti gip archivia X 20.30 €”. Secondo i magistrati bresciani, quei numeri indicherebbero una cifra compresa tra 20 e 30 mila euro destinata all’ex procuratore per favorire l’archiviazione del caso. La famiglia Sempio ha tentato di giustificare l’appunto come riferimento a “spese legali” o “soldi per marche da bollo”, ma le perplessità degli inquirenti rimangono.
Ancora più inquietanti sono le intercettazioni scomparse dai brogliacci del 2017. Secondo la procura di Brescia, alcune frasi cruciali di Giuseppe Sempio non furono mai trascritte, tra cui il riferimento alla necessità di “pagare quei signori lì” con modalità non tracciabili. Altre intercettazioni suggerivano che padre e figlio fossero già a conoscenza delle domande che sarebbero state poste durante l’interrogatorio: “Se ti infila dentro qualche domanda che non… dici che non ti ricordi”.
La svolta del DNA: finalmente utilizzabile
Mentre scoppiava il caso Venditti, è arrivata una notizia che potrebbe cambiare definitivamente le sorti del processo: il DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi è risultato utilizzabile per i confronti. L’annuncio è arrivato dal genetista Marzio Capra, consulente storico della famiglia Poggi, che ha dichiarato: “Per questa analisi sul DNA dei margini ungueali dovremo effettuare tutti gli eventuali confronti”.
Questa decisione rappresenta una svolta significativa. Per anni quelle tracce genetiche erano state considerate non attribuibili a nessuno. Nel 2014, durante il processo d’appello bis contro Stasi, il genetista Francesco Di Stefano aveva concluso che non vi era “una indicazione positiva di identità”.
Nel 2017, lo stesso esperto aveva ipotizzato che il DNA derivasse dal “contatto fra le mani della vittima ed oggetti su cui era stato depositato”. Due conclusioni diverse che avevano alimentato dubbi sull’affidabilità di quelle tracce.
Ora la genetista Denise Albani dell’Università di Roma Tor Vergata dovrà analizzare i “dati grezzi” originali estratti dal Ris di Parma. I risultati sono attesi per il 18 dicembre, quando verrà depositata la relazione che potrebbe rappresentare la “prova regina” in un eventuale processo a carico di Sempio. Come ha precisato Capra, si tratterà di “una valutazione probabilistica del peso della supposta evidenza rispetto all’ipotesi accusatoria in termini di verosimiglianza”.