Garlasco, otto conti corrente e 43.000 euro dei Sempio smentiscono l’avvocato Lovati

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Di Panorama
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«Non ho una lira in tasca, ho solo delle cartacce. Non ho manco un conto corrente». Così si era espresso l’avvocato Massimo Lovati, ex difensore di Andrea Sempio nel caso Garlasco, con quel tono di sufficienza a cui ha abituato. Un tentativo di dipingere se stesso come un uomo ai margini della società e privo di risorse. Peccato che gli accertamenti condotti dalla Procura di Brescia abbiano scoperto che di conti correnti ne ha ben otto, e anche per questo motivo, la procura si prepara ad ascoltarlo insieme a Federico Soldani e Simone Grassi, anch’essi avvocati della difesa di Sempio nel 2017.

Garlasco, otto conti corrente e 43.000 euro dei Sempio smentiscono l’avvocato Lovati
Garlasco, otto conti corrente e 43.000 euro dei Sempio smentiscono l’avvocato Lovati
Garlasco, otto conti corrente e 43.000 euro dei Sempio smentiscono l’avvocato Lovati
Garlasco, otto conti corrente e 43.000 euro dei Sempio smentiscono l’avvocato Lovati

Gli otto conti corrente

Gli accertamenti condotti dalla PM Claudia Moregola sui database degli istituti di credito hanno evidenziato un quadro ben diverso rispetto all’immagine dell’avvocato che vivrebbe circondato da “cartacce”. Secondo quanto riportato da La Verità, l’indagine ha portato alla luce una serie interminabile di rapporti bancari e strumenti finanziari: emerge l’esistenza di un conto dedicato alle fideiussioni, un altro cointestato con una donna, sebbene attualmente non operativo, e due conti online, tra cui un wallet irlandese. A questi si aggiungono due conti privi di anomalie, un ulteriore conto intestato a una società finanziaria per il quale manca ancora la documentazione necessaria, e una carta prepagata. Solamente uno di questi innumerevoli conti risulta effettivamente inattivo.

I due cognacchini

L’indagine si intreccia con una dichiarazione rilasciata da Daniela Ferrari, la madre di Andrea Sempio: «Quello con due cognacchini lo compri», riferendosi a Lovati e alludendo alla facilità con cui, secondo lei, è possibile influenzarlo. Ferrari ha poi aggiunto che Lovati «lo chiamavano il barbonissimo», un appellativo che evidentemente non corrisponde più alla realtà. Queste dichiarazioni sono verbalizzate e trascritte nel rapporto ufficiale delle forze dell’ordine, e sono poi confluite nel fascicolo dell’inchiesta per corruzione che coinvolge l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti.

I soldi in nero

Tant’è che la Procura ha avviato una ricerca mirata a rintracciare una parte dei 43 mila euro che, secondo gli inquirenti, l’avvocato Lovati avrebbe ricevuto in contanti dalla famiglia Sempio nel periodo compreso tra il primo gennaio 2016 e il 31 dicembre 2017. Si tratta di una somma importante versata in nero: a confermare la non tracciabilità è stato lo stesso Lovati che davanti al Consiglio di disciplina ha ammesso: «La fattura non ve la faccio vedere perché non vi deve interessare», con la classica franchezza che lo distingue. Una dichiarazione che non poteva che alimentare ulteriori sospetti negli inquirenti sui movimenti finanziari dell’avvocato.

La Procura di Brescia quindi continua a scavare tra quelle “cartacce” di Lovati per trovare forse in profondità quei 43mila euro in contanti scomparsi nel nulla. D’altronde, gli otto conti correnti sono tanti per chi dice di non averne nemmeno uno, e troppi per essere una dimenticanza. «Vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho» cantavano i Nomadi e forse anche Lovati.

Autore
Panorama

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