Garlasco, nuovo colpo di scena: nuovi sequestri e file cancellati, la verità potrebbe nascondersi nei pc di Venditti

  • Postato il 25 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Il caso Garlasco si allarga ancora. Mentre a Milano Andrea Sempio si sottoponeva a tre ore di esami antropometrici e rilievi in 3D per la ricostruzione della scena del crimine, a Brescia i magistrati tornavano a colpire con un nuovo decreto di sequestro informatico contro l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola, mira a chiarire se nel 2017 — quando Sempio venne archiviato come indagato per l’omicidio di Chiara Poggi — ci sia stato un accordo illecito tra il magistrato e la famiglia dell’uomo.

Il nuovo decreto di sequestro

Solo ventiquattr’ore prima, il Tribunale del Riesame aveva annullato il primo sequestro dei dispositivi informatici di Venditti e di due ex carabinieri della polizia giudiziaria di Pavia, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, non indagati ma coinvolti nelle indagini di allora. I giudici avevano ritenuto il provvedimento carente di motivazione.

Ma Brescia non si è fermata.

Con un nuovo decreto, più dettagliato e circostanziato, la Procura ha ordinato la copia forense di tutti i dispositivi elettronici: telefoni cellulari, pc, tablet, hard disk e chiavette Usb. L’obiettivo è individuare messaggi, email, foto e documenti legati ai rapporti tra Venditti, gli investigatori di Pavia e la famiglia Sempio. Nel documento, gli inquirenti scrivono che all’interno di quei file «sono sicuramente contenuti elementi utili alla prova del reato».

Cosa cercano i magistrati

Le verifiche puntano a un punto chiave: la consulenza del genetista Pasquale Linarello, che nel 2017 attribuiva ad Andrea Sempio il profilo di Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi. Secondo i pm, quella consulenza fu in possesso della difesa di Sempio prima ancora del deposito ufficiale. Una circostanza che, se confermata, indicherebbe una fuga di notizie o addirittura un passaggio illecito di documenti d’indagine.

L’obiettivo è accertare chi avesse la disponibilità del file in quel periodo e se sia stato inviato a terzi tramite posta elettronica o canali di messaggistica. Gli inquirenti ipotizzano anche che Sempio potesse essere informato in anticipo sulle domande che gli sarebbero state rivolte durante l’interrogatorio del 10 febbraio 2017, un mese prima della sua archiviazione.

Dalle consulenze ai contatti personali

Le ispezioni sui dispositivi informatici non servono solo a rintracciare singoli file o conversazioni, ma a ricostruire l’intera rete di relazioni che, tra il 2016 e il 2017, legava gli indagati ai protagonisti delle indagini di allora. Nel decreto si fa riferimento a comunicazioni, fotografie, documenti e chat che potrebbero chiarire come si siano effettivamente svolte le indagini, se vi siano stati passaggi di denaro o favori in grado di influenzarne l’esito, e quali rapporti personali intercorressero tra la famiglia Sempio, i consulenti e alcuni esponenti della Procura di Pavia. La Procura di Brescia sottolinea inoltre che non è possibile circoscrivere la ricerca a parole chiave o date specifiche: i dati potrebbero essere stati salvati su più dispositivi o persino cancellati. Per questo, l’analisi forense avverrà in modo esteso, scandagliando ogni memoria digitale alla ricerca di elementi utili a ricomporre il mosaico delle connessioni di allora.

Il nodo delle intercettazioni

Sotto la lente anche i file audio originali delle intercettazioni di quell’epoca. Secondo gli inquirenti, alcune registrazioni potrebbero essere state manomesse o tagliate, e altre mai trascritte. In particolare, si parla di una “doppia attivazione” della microspia installata sulla Suzuki di Andrea Sempio, episodio che la Procura di Brescia considera «anomalo».

Se venisse confermato che parti di audio furono rese incomprensibili o omesse, si aprirebbe un capitolo di enorme peso giudiziario: quello delle manipolazioni probatorie.

La lunga ombra su Garlasco

A diciotto anni dal delitto, il nome di Chiara Poggi continua a risuonare tra carte, analisi e memorie digitali.
Il processo che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi non ha mai chiuso davvero la storia. Oggi, due piste parallele — la nuova inchiesta di Pavia su Sempio e la verifica di Brescia su Venditti — corrono verso lo stesso obiettivo: capire se la verità giudiziaria di allora possa essere ancora ribaltata.

E in questa doppia corsa tra laboratori forensi e archivi informatici, il destino di Andrea Sempio resta sospeso tra i numeri delle sue misurazioni e le tracce digitali di un passato che qualcuno, forse, ha tentato di cancellare.

Autore
Panorama

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