Garlasco, nessuna traccia di Dna di Andrea Sempio sui rifiuti: ora si passa alle impronte
- Postato il 27 giugno 2025
- Di Panorama
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A Garlasco la verità continua a sfuggire. Dopo 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso si riapre con nuove analisi scientifiche. Mentre le indagini si riaprono su nuove piste, l’attenzione si concentra su ciò che resta della scena del crimine: una pattumiera, alcuni oggetti dimenticati, e forse — nascosta tra le pieghe del tempo — un’impronta. Nessuna traccia di DNA di Andrea Sempio sui rifiuti getta una nuova luce sul caso, ma per i magistrati non basta: «Vanno trovate le impronte». Perché in questo giallo senza fine, ogni frammento può valere una verità.
Nel lungo e complesso incidente probatorio sul delitto di Garlasco, il focus si sposta ora sulle impronte digitali. Dopo l’esito delle recenti analisi genetiche sui reperti ritrovati nella villetta di via Pascoli, gli inquirenti intendono ora puntare sull’identificazione di tracce papillari, nella speranza che possano fornire nuovi elementi utili all’indagine.
L’esame sui 21 campioni prelevati dai resti della colazione del 13 agosto 2007 ha restituito un quadro parziale: da 11 campioni non è stato possibile ricavare un profilo genetico leggibile, mentre altri 5 possono essere interpretati e, finora, risultano compatibili con la vittima, Chiara Poggi. Verranno quindi ufficializzati i match già emersi tra i profili genetici di Chiara – trovati sul piattino, sulle linguette dei due Fruttolo, sulla busta dei cereali e sul sacchetto della spazzatura – e quello di Alberto Stasi, rinvenuto sulla cannuccia dell’Estathé.
Ora però i periti incaricati dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli – la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani – dovranno proseguire il loro lavoro, spostando l’attenzione sull’analisi delle impronte. Un passaggio cruciale, che non si limita alla lettura dei 34 fogli di acetato utilizzati per conservare per 18 anni i segni di dita e palmi delle mani repertati sulla scena del crimine, ma che si estenderà anche alla ricerca di impronte “latenti” su altri oggetti.
In particolare, i pubblici ministeri Stefano Civardi, Giuliana Rizza e Valentina De Stefano hanno richiesto che l’incarico ai due esperti venga esteso alla verifica di tracce digitali nascoste su alcuni reperti ritrovati nella pattumiera ben otto mesi dopo l’omicidio. Tra questi, l’etichetta in carta arancione dell’Estathé, il sacchetto della spazzatura, quello dei biscotti e quello dei cereali. Tracce che, se isolate, verranno confrontate con i profili noti in un secondo momento, in un passaggio tecnico separato rispetto all’attuale incidente probatorio. Una richiesta, quest’ultima, già avanzata anche dalla difesa di Alberto Stasi.
Sul fronte opposto, la difesa di Andrea Sempio – amico di Marco Poggi, fratello della vittima – accoglie con fiducia l’esito delle analisi più recenti. Nessuna delle tracce di DNA esaminate sui rifiuti rimanda infatti al loro assistito. «L’incubo», come lo ha definito nei giorni scorsi l’avvocato Massimo Lovati, di un riscontro genetico che collegasse Sempio alla scena del crimine, non si è realizzato. «I dati sul materiale biologico prelevato dall’immondizia hanno invece confermato quanto già ribadito più volte dal mio assistito – spiega l’avvocata Angela Taccia – e cioè che Sempio non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007».
Restano tuttavia da completare numerose verifiche, tra cui una delle più delicate: l’analisi del DNA rinvenuto sotto le unghie della vittima, che per i consulenti della Procura apparterrebbe proprio a Sempio. È questo elemento ad aver riaperto l’inchiesta bis e a motivare la pista “alternativa” a quella che aveva portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi. Ed è su questo nodo che si gioca, secondo gli inquirenti, il cuore dell’attuale incidente probatorio.
Nel frattempo, si va completando il programma degli accertamenti ancora da eseguire. Nella prossima riunione prevista per venerdì 4 luglio, i periti si dedicheranno all’analisi di altri oggetti repertati nella villetta: in particolare, una porzione del tappetino del bagno con tracce di sangue, un cucchiaino, e soprattutto la cosiddetta “impronta 10”, una traccia “sporca” individuata sulla porta d’ingresso, che potrebbe contenere residui ematici.
A fornire nuovi spunti è stata anche la trasmissione Chi l’ha visto?, che lo scorso mercoledì ha riferito di un ulteriore sviluppo: i consulenti della Procura avrebbero deciso di sottoporre ad analisi un’impronta rilevata sul telefono di casa Poggi, fino ad ora mai considerata. Il programma di Rai 3 si è chiesto: «È la firma dell’assassino che riattacca la cornetta?».
La nuova fase investigativa conferma l’intenzione della Procura di Pavia di non lasciare nulla d’intentato. Anche dopo 18 anni, ogni traccia, anche la più piccola, potrebbe cambiare il corso della verità giudiziaria sul delitto di Garlasco.