Garlasco, le parole dell’ex maresciallo Spoto: “Io e Sempio abbiamo parlato solo dell’atto. Nessun mistero”

  • Postato il 1 novembre 2025
  • Di Panorama
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Nel labirinto del caso Garlasco, ogni testimonianza sembra aprire una nuova porta. Questa volta è quella di Giuseppe Spoto, ex maresciallo dei carabinieri, che in un’intervista esclusiva a “Quarto Grado” — in onda questa sera su Rete 4 — ha deciso di rispondere pubblicamente ai sospetti che, da settimane, lo collocano al centro dell’inchiesta della procura di Brescia sui rapporti tra l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e la famiglia Sempio.

Spoto, la cui abitazione è stata recentemente perquisita, è accusato di aver omesso alcune trascrizioni di intercettazioni e di aver impiegato “inspiegabilmente” 40 minuti per notificare un atto ad Andrea Sempio, il principale indagato nell’inchiesta bis sull’omicidio di Chiara Poggi.

I 40 minuti con Sempio: “Solo spiegazioni tecniche”

L’8 febbraio 2017 è il giorno in cui si concentra l’attenzione dei magistrati. Spoto arriva alle 16.30 al centro commerciale per notificare un atto a Sempio. Alle 17.13, il giovane risulta già intercettato in auto con il padre. Cosa è accaduto in quei quaranta minuti? «Gli ho consegnato l’atto — racconta Spoto —, lui lo ha letto dall’inizio alla fine. Poi gli ho spiegato la rinuncia ai termini e le questioni tecniche riportate nella prima pagina. Non abbiamo parlato di altro».

Un tempo che, secondo l’ex maresciallo, si spiega con una questione operativa: «Aspettavo che il mio collega mi comunicasse la fine dell’installazione della microspia. Probabilmente ho commesso un errore di orario nella notifica, ma la cimice è stata attivata alle 16.47. Da quel momento in poi ero già uscito dal centro commerciale».

La microspia: prove tecniche e sospetti

L’intervista entra poi nel dettaglio della “cimice” posizionata sull’auto di Sempio. Un file audio delle 1.35 di notte, in cui si sente un tecnico pronunciare “uno, due, tre, prova tecnica”, aveva alimentato i sospetti di un’installazione anticipata.
Spoto nega con fermezza: «La prova dell’1.35 è un test tecnico, non l’installazione. La microspia è stata posizionata alle 16.47. Se fosse stata già montata prima, si sentirebbe tutto il percorso tra Garlasco e Montebello, invece parte da Montebello verso Garlasco. È chiaro per chi fa questo mestiere».

I tabulati e il rapporto con Sapone

Un altro nodo riguarda i tabulati telefonici di Andrea Sempio, redatti da Spoto già nel gennaio 2017. Dalle analisi mancano alcune chiamate con Silvio Sapone, allora comandante della Polizia Giudiziaria di Pavia. «Erano telefonate di servizio tra il mio comandante e Sempio — chiarisce Spoto —. Le ho ritenute irrilevanti, ma i tabulati completi erano comunque allegati alla nota. Non c’era nulla di nascosto o misterioso».

Il peso di un silenzio che continua

Le parole di Spoto arrivano in un momento cruciale dell’inchiesta bresciana, che sta ridisegnando i confini di un caso giudiziario rimasto in sospeso per diciotto anni.

La sua versione — chiara, tecnica, ma ancora carica di punti interrogativi — si inserisce in un mosaico dove ogni dettaglio, anche un orario scritto a penna o una telefonata omessa, può cambiare il corso della storia.

Autore
Panorama

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