Garlasco, le contraddizioni dell’interrogatorio di Andrea Sempio: i verbali sovrapposti, lo scontrino e il malore mai messo a verbale
- Postato il 21 luglio 2025
- Di Panorama
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Garlasco, 16 anni dopo: i buchi neri nell’interrogatorio di Andrea Sempio. Verbali che si sovrappongono, uno scontrino che compare dal nulla, un malore mai messo a verbale. Sabato 4 ottobre 2008, mentre le indagini su Alberto Stasi si sono appena chiuse – prima del rinvio a giudizio -, gli inquirenti decidono di ascoltare alcuni giovani frequentatori di casa Poggi, in particolare gli amici del fratello Marco, che solitamente si recavano in via Pascoli in bicicletta. Tra loro ci sono Andrea Sempio, Mattia Capra, Roberto Freddi e Alessandro Biasibetti, tutti diciannovenni. Ma a distanza di 16 anni, ciò che successe davvero in quelle ore si trasforma in un groviglio di contraddizioni e omissioni. Oggi, quei dettagli tornano a galla come tasselli di un puzzle che potrebbe cambiare tutto.
Il primo ad essere interrogato è proprio Andrea Sempio, oggi indagato nella nuova inchiesta condotta dal procuratore Fabio Napoleone. All’epoca, quella giornata sembrò passare senza lasciare tracce. Ma oggi, con il senno di poi e nuovi elementi all’esame, quel sabato d’autunno potrebbe riscrivere l’intera narrazione del delitto di Garlasco.
Sempio era già stato sentito una prima volta il 18 agosto 2007, a pochi giorni dall’omicidio, per via di alcune telefonate effettuate a casa Poggi. Poi viene riconvocato in caserma oltre un anno dopo. L’interrogatorio comincia alle 10:30 nella sede della compagnia dei carabinieri di Vigevano. A condurlo sono il maresciallo capo Flavio Devecchi e il capitano Gennaro Cassese, all’epoca a capo delle indagini. Il verbale si chiude alle 14:40. È in quella occasione che Sempio consegna ai militari il famoso scontrino del parcheggio.
Ma è qui che iniziano le incongruenze.
Ma c’è di più: durante l’interrogatorio, Sempio si sente male. I carabinieri richiedono l’intervento di un’ambulanza del 118. Secondo la scheda medica recuperata anni dopo dalla procura di Pavia, il soccorso in caserma dura circa 40 minuti. Eppure, nel verbale di due pagine e mezzo, non c’è alcuna menzione dell’episodio. Nessun riferimento all’interruzione dell’interrogatorio, né al fatto che Sempio sia tornato a casa per recuperare lo scontrino. Tutto viene liquidato in una riga: «Faccio presente che ho conservato lo scontrino del parcheggio, che vi consegno».
Solo anni dopo, rileggendo quegli atti, i magistrati pavesi si accorgono delle anomalie. Decidono così di ascoltare di nuovo i due carabinieri. Ma nessuno dei due ricorda nulla: né del malore né delle modalità con cui venne recuperato lo scontrino.
A maggio 2024, quando la stampa comincia a parlare dell’episodio dell’ambulanza, la replica dei legali di Sempio è netta: «Non ci risulta proprio». Ma pochi giorni dopo, lo stesso Sempio cambia versione. In un’intervista rilasciata a Quarto Grado, conferma tutto: «Io mi ero presentato all’interrogatorio che però era già qualche giorno che avevo la febbre, quindi già non stavo benissimo. Loro hanno visto che ero un po’ ovattato e che andavo un po’ giù, mi perdevo un po’ e allora hanno deciso di chiamare l’ambulanza».
Parla anche dello scontrino: «Mi hanno interrogato, mi hanno mandato a casa, mi hanno richiamato indietro, abbiamo parlato dello scontrino, abbiamo concluso tutto e a quel punto sono andato a casa a riprenderlo, gliel’ho riportato e hanno riaggiornato il verbale. Tutto lì. E infatti, nel giro dei miei amici quando poi parlavamo io ero l’unico che al posto di averci messo un’ora, un’ora e mezza, ci ho messo tipo quattro ore di interrogatorio ma perché mi hanno mandato su e giù due volte praticamente».
«Ignoto 3» non è contaminazione recente
Nel frattempo, emergono anche novità sul piano scientifico. La genetista Denise Albani, consulente nominata dal tribunale, ha escluso che il Dna denominato “Ignoto 3” – rilevato su una garza usata per prelevare materiale biologico dalla bocca della vittima – sia frutto di una contaminazione avvenuta in tempi recenti.
Secondo la Albani, il profilo genetico è completo, composto da 22 marcatori, e la quantità di materiale biologico riscontrata è superiore a quella di una traccia casuale. Inoltre, non corrisponde a nessuno degli operatori coinvolti nelle nuove analisi. Un dettaglio che rafforza l’ipotesi di una presenza ignota sulla scena del crimine.
La perizia parla chiaro: la traccia isolata sul tampone oro-faringeo prelevato durante l’autopsia è integra, completa e qualitativamente compatibile con un Dna pieno, non deteriorato. Gli esperti escludono contaminazioni accidentali. Il profilo non appartiene a nessuno degli operatori presenti all’autopsia o al trasporto del corpo nel 2007.
La Albani, attualmente in ferie, proseguirà al suo rientro con ulteriori comparazioni genetiche, includendo anche i profili di altri possibili presenti in sala autoptica, come fotografi forensi e assistenti del medico legale Marco Ballardini. È invece già stato escluso l’infermiere che preparò il corpo: il suo Dna era già stato rilevato sulla stessa garza, non sterile, e indicato come possibile contaminante involontario.
Intanto è fissata per il prossimo 23 luglio una nuova udienza. In quell’occasione verrà affidato al perito dattiloscopista Domenico Marchigiani l’incarico di esaminare le impronte digitali presenti su alcuni oggetti sequestrati nel 2007, finora mai analizzati in dettaglio.