Garlasco, la riesumazione del corpo di Chiara Poggi ci dirà con quale arma fu uccisa

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Di Panorama
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Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la giovane trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, il suo corpo potrebbe essere riesumato. Una decisione che la Procura di Pavia starebbe valutando nell’ambito delle nuove indagini, dopo la nomina della celebre anatomopatologa Cristina Cattaneo come consulente tecnico. Una mossa che apre a scenari inediti su uno dei casi giudiziari più controversi d’Italia, per il quale è stato condannato l’allora fidanzato Alberto Stasi, ma che oggi vede indagato anche Andrea Sempio per omicidio in concorso.

A ipotizzare pubblicamente la riesumazione è stato l’avvocato Massimo Lovati, legale di Sempio, intervenuto durante la trasmissione Zona Bianca: «Premesso che la professoressa Cattaneo è un medico legale e non è di dinamica processuale, secondo me, la nomina di questo ulteriore consulente tecnico fa ritenere che si viaggi verso la riesumazione della salma di Chiara Poggi».

Cosa potrebbe emergere dalla riesumazione

Il professor Vittorio Fineschi, ordinario di Medicina Legale alla Sapienza di Roma, intervenuto alla trasmissione Filorosso su Rai 3, ha parlato degli eventuali sviluppi che potrebbero emergere dalla riesumazione, ha spiegato: «Le motivazioni sono molte e dal punto di vista scientifico non è che la professoressa Cattaneo si potrebbe limitare a ripercorrere la perizia Ballardini. Ricordo che Ballardini ha fatto durante la sua attività autoptica molti prelievi, e dai prelievi fatti si possono fare 18 anni dopo delle indagini che all’epoca non era facile fare. L’operato del medico legale è l’occhiale del giudice».

Uno dei temi centrali è quello della sopravvivenza di Chiara dopo l’aggressione: «Non ho mai sentito dire che la povera Chiara Poggi abbia avuto delle lesioni e possa avere avuto una sopravvivenza più o meno lunga. Questo è un ulteriore dato perché stiamo lavorando su 30, 60, 90 minuti. Ma quanto è sopravvissuta questa ragazza sulla base di queste lesioni?».

Fineschi ricorda come già in passato si fosse tentato di stimare la durata della sopravvivenza attraverso l’analisi di anticorpi e sostanze particolari, ma sottolinea che oggi le tecniche disponibili consentono esami molto più accurati.

Non solo. Secondo il professore, le indagini radiografiche e l’analisi dettagliata delle 161 immagini autoptiche potrebbero aiutare a chiarire il tipo di arma utilizzata e se ad agire sia stata davvero una sola persona: «Per cercare di definire qual è il mezzo lesivo: è uno solo? come è stato usato? E soprattutto è compatibile col poter dire che è stata solo una persona oppure modalità e mezzo propongono più persone?».

A suo avviso, alcune risposte potrebbero emergere già dai reperti conservati, ma la riesumazione potrebbe portare alla luce lesioni non considerate nel 2007 e inserirle in un quadro più completo.

Fineschi conclude con una riflessione cruciale: «Ci sono diverse lesioni, che non sono compatibili con lo stesso mezzo. Intanto: quale mezzo è stato usato? Alcune lesioni hanno caratteristiche di un battente, altre di un tagliente. Se è un unico mezzo ha diverse modalità di utilizzo, ma possiamo anche ipotizzare più di un mezzo con diverse modalità di azione, poste in essere da due persone diverse che hanno agito simultaneamente o più o meno nello stesso tempo, con modalità diverse. Quindi: o un mezzo solo usato in modo diverso o due mezzi usati da più persone. Dire che è stata una sola persona, un medico legale – lo ripeto – fa un salto nel buio».

I dubbi del consulente della famiglia Poggi

Scettico invece il genetista Marzio Capra, ex vicecomandante del Ris di Parma e consulente storico della famiglia Poggi. Da quasi 18 anni segue il caso e in un’intervista a Fanpage.it ha espresso perplessità sull’utilità di una riesumazione: «Per riesumare bisogna avere la necessità di farlo, se non sono stati fatti alcuni campionamenti, per esempio. Credo che quelli sul cadavere di Chiara Poggi siano stati fatti e anche in maniera abbondante. – ha spiegato – E così come lo ritengo io, lo ritennero anche i periti incaricati dal giudice in primo grado e anche nel 2014 con l’appello bis».

Capra sottolinea che già in passato la riesumazione era stata esclusa, segno che «evidentemente il materiale che c’era era sufficiente. E se questo materiale è stato eliminato, essendoci una sentenza passata in giudicato con disposizione a distruggere materiale, non credo sia possibile ritrovare sul corpo gli stessi campioni».

Il genetista, che non prese parte all’autopsia del 16 agosto 2007 ma ebbe accesso a foto e reperti durante la perizia disposta dal giudice Vitelli, aggiunge: «Ma se oggi non ci sono, non ci sono». Ricorda inoltre come i campioni siano stati oggetto di studi e verifiche negli anni successivi, riducendo le possibilità di nuove scoperte.

«Se parlassimo di una supposta morte naturale che dopo 18 anni si ipotizza possa essere stata violenta, si potrebbe andare a cercare qualcosa laddove i prelievi non sono stati fatti. E a volte si è fortunati, si trova qualcosa. Dopo 18 anni le possibilità di trovare qualcosa ci sono, anche se esigue», precisa. Nel caso Poggi però, a suo avviso, tutti i campioni necessari furono già prelevati. «Quindi, o questi ci sono ancora o bisognerà rivedere le carte. Non ho sentito nessuno dire: “Ballardini ha preso pochi reperti”».

Capra avverte anche che, qualora venisse disposta, «sarà un’operazione a cui tutte le parti dovranno partecipare, visto che si tratta di un’operazione irripetibile».

Autore
Panorama

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