Garlasco, la ferita che cambia tutto: nuove ipotesi sull’arma (o le armi) del delitto
- Postato il 7 agosto 2025
- Di Panorama
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Un dettaglio apparentemente marginale potrebbe riscrivere la scena del crimine di Garlasco. Un foro di diametro ridottissimo, localizzato tra la tempia e l’orecchio di Chiara Poggi, potrebbe rappresentare l’elemento di svolta nel caso che da anni tiene sospeso il Paese tra domande irrisolte e verità ancora da definire. A rilanciare l’attenzione sull’anomalia è stata Flaminia Bolzan, criminologa, ospite nell’ultima puntata di Filorosso, andata in onda lunedì sera su Rai3. Una trasmissione densa di rivelazioni, in cui è intervenuto anche l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi.
«Sono convinto che sulla scena del crimine ci fossero più persone. Dobbiamo aspettare, credo arriveranno molti accertamenti che susciteranno confronti piuttosto vivi», ha affermato De Rensis durante la puntata, lanciando una sorta di “bomba” che pochi media hanno ripreso. Parole che sembrano alludere a imminenti sviluppi investigativi, forse legati proprio agli accertamenti tecnici attualmente in corso.
Al centro della discussione, ancora una volta, l’arma del delitto: mai ritrovata e ancora oggi al centro di ipotesi contrastanti. Secondo la criminologa Bolzan, le lesioni sul volto della vittima, in particolare i tagli sugli occhi, lasciano dubbi sull’uso di un semplice martello. «Difficile ipotizzare che quelle lesioni si siano prodotte con la parte fina del martello, mi sembra un mezzo ad azione tagliente più fine», ha spiegato, sottolineando la possibilità dell’impiego di uno strumento diverso, forse più piccolo e affilato.
Ma è proprio quel piccolo foro accanto all’orecchio a suscitare nuove perplessità. «Mal si sposa con tutto il quadro di quello che abbiamo descritto, quindi diventa difficile immaginare la presenza di un terzo mezzo lesivo che possa averla prodotta», ha osservato Bolzan. Una lesione isolata, inspiegabile, che potrebbe aprire a nuove letture della dinamica dell’aggressione.
Alla trasmissione ha preso parte anche il generale Luciano Garofalo, ai tempi dell’omicidio capitano dei Ris di Parma e oggi consulente di parte di Andrea Sempio. Insieme a lui e all’avvocato De Rensis si è discusso anche di un altro elemento: la spazzatura repertata nel 2008. Recentemente riesaminata da un genetista incaricato dal gip, conteneva solo due profili genetici: quello di Chiara Poggi e quello di Alberto Stasi, presente sulla cannuccia di un Estathé.
La caccia a Ignoto 3
Intanto, in attesa della ripresa dell’incidente probatorio – attualmente sospeso ma atteso tra due settimane – l’attenzione degli inquirenti si concentra su un altro punto chiave: l’identità del soggetto associato al cromosoma Y rinvenuto nella bocca di Chiara. Un Dna maschile non appartenente né a Stasi né ad alcuno dei profili già noti.
La ripartenza delle indagini a settembre potrebbe segnare l’inizio di una vera e propria “caccia” al proprietario di quel codice genetico sconosciuto. Le ricerche si preannunciano complesse: verranno passati al vaglio tutti coloro che avevano rapporti con Chiara Poggi, partendo da un dato essenziale e mai davvero risolto – la ragazza, la mattina del 13 agosto 2007, ha aperto la porta di casa a qualcuno con cui sembrava avere piena confidenza.
Gli esiti di questa attività investigativa potrebbero spingere la Procura a presentare una nuova istanza alla giudice Garlaschelli per chiedere un’ulteriore estensione degli accertamenti irripetibili, nel tentativo di dare finalmente un volto al proprietario del Dna misterioso.