Garlasco, il giorno del Riesame: appunti, contanti e tutte le nuove ombre sul caso Poggi

  • Postato il 14 ottobre 2025
  • Di Panorama
  • 3 Visualizzazioni

È scritto a penna, poche parole appuntate in modo nervoso:

“118 stesa sul pavimento in fondo alle scale Stasi chiama cc 12-13.”

L’hanno trovato nel portaoggetti di una Suzuki durante la perquisizione del 26 settembre a casa dei genitori di Andrea Sempio, l’attuale indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi.
Secondo il padre, Giuseppe Sempio, l’appunto era solo un promemoria, un modo per ricordare l’orario e la dinamica dei fatti di Garlasco. Ma per gli inquirenti della Procura di Brescia, quell’appunto è un frammento potenzialmente importante di un mosaico più grande.
Un mosaico che, dopo diciotto anni, non ha smesso di muoversi.

Il giorno delle perquisizioni

Era il 26 settembre quando carabinieri e Guardia di Finanza si sono presentati contemporaneamente in diverse abitazioni: quella dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, dei Sempio, dei loro parenti e di due membri della polizia giudiziaria che nel 2017 avevano seguito l’inchiesta.
L’obiettivo: raccogliere documenti, dispositivi, conti, ogni possibile elemento utile a chiarire se davvero Venditti abbia ricevuto somme di denaro per favorire l’archiviazione di Sempio otto anni fa.
L’ex magistrato, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari, nega tutto. Ma il fascicolo, nato da una segnalazione interna e ampliato dopo il ritrovamento di documenti a casa dei Sempio, si è trasformato in una nuova indagine ad alta tensione.

Ricevute, bonifici e appunti con nomi

Nella casa e nelle auto dei Sempio, gli investigatori hanno trovato materiale variegato: ricevute di bonifici – tra cui uno da 6.349 euro a Luciano Garofano, consulente tecnico nel 2017 – e due prelievi in contanti, rispettivamente di 2.000 e 3.000 euro.
Tra le carte, anche un quaderno con cifre e nomi, compresi quelli degli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, e perfino un foglio infilato tra le pagine del libro Processo Garlasco: diritto alla verità dell’avvocato Gian Luigi Tizzoni, difensore dei Poggi.
Sono elementi sparsi, ma che compongono l’immagine di una rete fitta di movimenti finanziari e appunti privi di spiegazioni ufficiali.

L’udienza di oggi a Brescia

Oggi, 14 ottobre, al Tribunale del Riesame di Brescia, l’avvocato Domenico Aiello tenterà di smontare l’impianto dell’accusa. Il suo assistito, Mario Venditti, sostiene di essere vittima di “un’aggressione mediatica e giudiziaria senza precedenti”.
Il ricorso punta tutto su due concetti: l’assenza di gravi indizi e l’inesistenza dei motivi di urgenza che avrebbero giustificato le perquisizioni.
Nel ricorso si parla esplicitamente di “atto esplorativo e arbitrario”, un modo per dire che la procura – secondo la difesa – sta cercando prove di reati inesistenti violando la privacy di un cittadino.
La decisione dei giudici del Riesame è attesa entro sabato, ma la tensione è già alle stelle.

Il misterioso “Maurizio” e la pista dei contanti

Tra le novità più curiose, una figura inedita: “Maurizio”, l’uomo che avrebbe incontrato la madre di Andrea Sempio poco prima dell’interrogatorio del figlio. Gli investigatori lo hanno già intercettato, ma la sua identità è coperta da riserbo.
Di lui si sa solo che potrebbe aver avuto un ruolo nei passaggi di denaro in contanti su cui si sta concentrando la Guardia di Finanza.
Un tassello ancora opaco, ma ritenuto “interessante” dagli inquirenti perché potrebbe spiegare i movimenti di somme rilevanti in un periodo cruciale per la difesa di Sempio.

Lovati sotto pressione e il fronte delle accuse

Nel frattempo, il legale di Sempio, Massimo Lovati, è finito a sua volta nel mirino. Dopo alcune dichiarazioni rilasciate a trasmissioni televisive e sui social, la Procura di Milano lo ha iscritto nel registro degli indagati per diffamazione aggravata.
Le sue frasi contro lo studio Giarda, storici difensori di Alberto Stasi, hanno aperto un nuovo fronte polemico: Lovati aveva parlato di “macchinazioni” e “manovre occulte” da parte dei vecchi legali di Stasi, oggi condannato in via definitiva a 16 anni.
Dichiarazioni che hanno portato i fratelli Giarda a querelarlo.
E non è tutto: anche l’Ordine degli avvocati di Pavia ha aperto un fascicolo per valutare possibili sanzioni disciplinari. Lovati, da parte sua, si difende: «Ho solo detto la verità. E quei 30mila euro? Ho lavorato otto mesi, se avessi fatto i conti con il mio tariffario sarebbero stati 130mila».

Un’inchiesta che si moltiplica

La Procura di Brescia, coordinata da Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola, sta valutando ogni aspetto: dagli appunti ai movimenti bancari, dai rapporti tra difese e magistratura fino alle consulenze tecniche.
Il fascicolo originario sulla presunta corruzione di Venditti ha innescato un effetto domino che ora coinvolge altri filoni.
C’è quello economico, con la Finanza che analizza prelievi e bonifici; quello mediatico, che esplode a ogni intervista o fuga di notizie; e quello giudiziario, che oggi arriva al suo primo snodo con il Riesame.

Tra carte, sospetti e una verità che sfugge

In mezzo a tutto questo, resta il peso simbolico di un delitto che continua a divorare energie e credibilità.
Il nome di Chiara Poggi torna sulle prime pagine, insieme a un intreccio di appunti, biglietti, consulenze e contanti che sembrano usciti da un noir.
Eppure, dietro ogni documento, ogni prelievo e ogni frase appuntata su un foglio, si nasconde un frammento di una verità ancora lontana.
La stessa che, diciotto anni dopo quel 13 agosto 2007, nessuno è ancora riuscito a mettere definitivamente nero su bianco.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti