Garlasco, il caso Venditti e il “sistema Pavia”: ombre e silenzi scuotono le inchieste

  • Postato il 8 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Per l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti il tempo è sospeso. La sua difesa ha scelto la strategia del silenzio, aspettando che il Tribunale del Riesame si pronunci sul ricorso contro la perquisizione del 26 settembre. Una cautela calcolata: solo con quella parziale discovery sarà possibile capire cosa hanno in mano i magistrati di Brescia e quale sia la reale portata delle accuse.

Secondo l’impianto investigativo, Venditti avrebbe accettato denaro in cambio dell’archiviazione di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi che oggi torna al centro delle indagini per il delitto di Chiara. Una ricostruzione che, se confermata, getterebbe un’ombra devastante non solo sull’ex pm ma sull’intero percorso giudiziario che da diciotto anni accompagna il nome di Garlasco.

Il “sistema Pavia”: un potere ramificato

L’inchiesta non riguarda solo il giallo di via Pascoli. A Brescia si lavora su un filone più ampio, ribattezzato “Clean”, che fotografa un vero e proprio “sistema Pavia”. Un intreccio in cui compaiono carabinieri, politici, imprenditori e magistrati. Una rete di relazioni opache, capace di condizionare carriere, processi e destini giudiziari.

Il racconto dell’imprenditore Carlo Boiocco apre squarci inquietanti: «Pizzini passavano tra Venditti e l’ex eurodeputato leghista Angelo Ciocca». E sullo sfondo appare la figura di Brenda Brindusa, confidente del pm, che dopo un interrogatorio ha preferito chiudersi nel silenzio. Una costellazione di nomi e frequentazioni che accende più di un campanello d’allarme: l’ex pm non è solo sospettato di corruzione, ma sembra orbitare in una galassia di rapporti inconfessabili.

L’ippica come “vizio” condiviso

A gettare altra benzina sul fuoco ci ha pensato Massimo Lovati, il legale di Andrea Sempio. Intervistato da Fabrizio Corona, ha usato parole che oggi appaiono difficili da archiviare come una semplice battuta: «Io e Venditti eravamo appassionati di ippica. Il vizio? Sì, ce l’aveva anche lui».

Il tono colloquiale, quasi di simpatia, mostra un lato privato del magistrato che stride con il suo ruolo istituzionale. Non solo carte e fascicoli, ma anche piste da corsa, scommesse, confidenze. È in questo terreno grigio che la linea tra passione personale e vulnerabilità professionale rischia di confondersi.

I nuovi reperti e le domande inevase

Nel frattempo l’inchiesta su Garlasco continua a produrre colpi di scena. Dalle perquisizioni di settembre sono emersi oggetti che alimentano nuovi sospetti: un case di computer non rinvenuto nei controlli precedenti, appunti manoscritti, un libro di Gian Luigi Tizzoni e il memoriale di Kolundra Cleo Stefanescu, nipote di Flavius Savu. Un insieme eterogeneo che potrebbe rivelare piste ancora inesplorate.

Non meno esplosivo è il ritorno dello “scontrino” che Andrea Sempio consegnò come alibi nel 2008. L’amico Roberto Freddi, intervistato da Rai 3, ha ribaltato la prospettiva: «Non è un alibi, è un indizio». Tradotto: se c’è uno scontrino, ci deve essere anche un parcheggio, una telecamera, una traccia. All’epoca nessuno cercò. Oggi quell’omissione pesa come un macigno.

Il giallo di via Pascoli che non si spegne

Diciotto anni dopo, il nome di Chiara Poggi resta al centro di un labirinto giudiziario che sembra non trovare uscita. Alberto Stasi è l’unico condannato definitivo, ma il ritorno di Andrea Sempio tra gli indagati, le ombre sull’ex pm Venditti e il sospetto di un “sistema Pavia” che inquina giustizia e verità riaprono tutte le ferite.

Non è più solo la storia di un omicidio solo all’apparenza risolto ma che, in realtà, non lo è. È la cartina tornasole di un Paese dove indagini, potere e frequentazioni pericolose si intrecciano. E il rischio è che la verità, quella vera, resti ancora una volta sepolta sotto il rumore dei veleni incrociati.

Autore
Panorama

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