Garlasco, il caso diventa virale: la giustizia nell’era dei social

  • Postato il 29 maggio 2025
  • Di Panorama
  • 3 Visualizzazioni

Diciotto anni dopo l’assassinio di Chiara Poggi, il caso Garlasco si riapre, ma con una novità sostanziale: non si tratta più soltanto di un fatto di cronaca nera, ma di un fenomeno che abita e si sviluppa nell’ambiente digitale, attraversando piattaforme sociali, contenuti generati dagli utenti e nuovi protagonisti dell’informazione. Un’indagine, quella avviata dalla Procura di Pavia nel maggio 2025, che ha riattivato non solo la macchina giudiziaria, ma anche – e forse soprattutto – quella mediatica e sociale. Il report Arcadia Mood, realizzato da Arcadia, analizza in profondità i segnali digitali, restituendo una fotografia nitida di come il caso Poggi sia stato rielaborato, amplificato e ibridato nella società connessa.

Il doppio picco dell’attenzione pubblica

Secondo il report, il caso ha vissuto due picchi di attenzione pubblica distinti: il primo nel 2007, in coincidenza con il delitto, e il secondo oggi, nel 2025, con numeri e modalità completamente diversi. Se nel 2007 la copertura mediatica si fondava su giornali, telegiornali e speciali televisivi, nel 2025 è la rete a guidare il racconto. E non si tratta soltanto di una maggiore quantità di contenuti, ma di una mutazione qualitativa: la narrazione non è più verticale, non scende più dall’alto. È orizzontale, partecipata, stratificata. È virale.

Nel confronto tra i due momenti storici emerge chiaramente come la digitalizzazione abbia radicalmente trasformato il modo in cui una comunità affronta, elabora e discute un fatto di cronaca. Nel 2007, l’indice di interesse per la parola “Garlasco” sui motori di ricerca aveva un valore massimo di 30. Oggi, lo stesso indice è in crescita esponenziale. Non è solo la riapertura giudiziaria a spiegare l’impennata: è l’ambiente che è cambiato. La società del 2025 vive immersa in un flusso informativo continuo, dove ogni caso diventa potenzialmente un evento collettivo.

A maggio 2025, l’attenzione ha toccato livelli senza precedenti. In sole quattro settimane, dal 1° al 28 maggio, la parola “Garlasco” ha generato oltre 1,6 milioni di interazioni (like, commenti e condivisioni) sui soli primi 500 post pubblici su Facebook e Instagram. È il segnale più evidente di una polarizzazione che cresce e si autoalimenta: ogni post genera reazioni, ogni reazione ne attira altre, in una spirale che coinvolge utenti comuni, influencer, giornalisti, attivisti e testate giornalistiche.

Garlasco, il caso diventa virale: la giustizia nell’era dei social

I protagonisti l’infosfera

Nell’analisi dei protagonisti di questa nuova ondata, Arcadia Mood segnala un ruolo centrale di voci provenienti non solo dal giornalismo d’inchiesta tradizionale, ma anche dall’ecosistema degli opinionisti digitali. La criminologa Roberta Bruzzone è tra le più attive, con 18 contenuti pubblicati tra Facebook e Instagram. Il giornalista Salvo Sottile segue con 19 post. Ma si fanno notare anche personaggi come Pablo Trincia, Ilaria Cucchi, Gianluigi Nuzzi, Nicola Porro, e persino profili accademici come quello di Guido Saraceni. Tutti, a modo loro, alimentano l’infosfera che costruisce la nuova percezione del caso.

Garlasco, il caso diventa virale: la giustizia nell’era dei social

A fianco degli influencer, i media legacy confermano una presenza capillare. Il Corriere della Sera, ad esempio, pubblica 76 contenuti tra Facebook e Instagram. Fanpage.it ne condivide 19. Il Messaggero, Tgcom24, La Repubblica, Chi l’ha visto?, Sky TG24 e molte altre testate si muovono in parallelo, cercando visibilità e attenzione in un panorama informativo saturo e accelerato.

Il sentiment degli utenti

La narrazione, però, non è neutra. È densa di emozioni, giudizi, rabbia, sospetti, spesso anche rancore. Il sentiment complessivo rilevato da Arcadia Mood è fortemente negativo: il 74% dei contenuti monitorati tra novembre 2024 e maggio 2025 presenta un tono ostile o critico. Solo il 15% è positivo, mentre l’11% si mantiene neutro. È un dato che parla di un pubblico profondamente coinvolto, ma anche diviso e sfiduciato nei confronti della giustizia.

Garlasco, il caso diventa virale: la giustizia nell’era dei social

La vicenda giudiziaria, intanto, prosegue secondo i tempi della giustizia ordinaria. Ma è chiaro che il processo mediatico digitale ha già emesso i suoi verdetti, le sue tendenze, le sue verità. In questo contesto, il caso Garlasco si rivela un osservatorio privilegiato dell’evoluzione della sfera pubblica italiana, dove il confine tra informazione e opinione, tra giustizia e spettacolo, è sempre più sfumato.

Oggi, Garlasco è più di un cold case riaperto. È il simbolo di come la verità – nell’epoca dei social – sia diventata una costruzione collettiva, instabile, continuamente rinegoziata. Un tempo era il delitto perfetto a far paura. Oggi, è la tempesta perfetta di contenuti, sentiment e algoritmi a definire la nuova forma del dibattito pubblico.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti