Garlasco, il caso che non trova pace tra accuse di corruzione e scontri tra esperti

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Nelle pieghe di una vicenda giudiziaria che sembra non avere fine, la storia del delitto di Garlasco entra in una nuova e delicata fase di sviluppo, segnata dall’ombra della corruzione e da tensioni crescenti che agitano i protagonisti. I colori caldi dell’autunno sembrano quasi sbiadire di fronte a un quadro sempre più intricato, dove denaro, potere e silenzi si intrecciano come fili difficili da districare.

Al centro di questa fase c’è Giuseppe Sempio, padre di Andrea, figura chiave di un capitolo che si arricchisce di accuse pesanti. Indagato formalmente dalla Procura di Brescia per corruzione giudiziaria, è sospettato di aver versato tra i 20 e i 30 mila euro all’ex procuratore aggiunto Mario Venditti per ottenere l’archiviazione della posizione del figlio Andrea, accusato di concorso nell’omicidio di Chiara Poggi. Un’accusa che solleva interrogativi inquietanti sulla trasparenza e la correttezza di un percorso giudiziario già costellato di ombre.

La rete del sospetto: tra soldi, intermediari e silenzi

Le indagini si infittiscono e si concentrano sui movimenti di denaro e sul ruolo di presunti intermediari. Tre ex avvocati di Sempio — Massimo Lovati, Federico Soldani e Simone Grassi — sono stati convocati dagli investigatori per chiarire il flusso di denaro, stimato intorno ai 60 mila euro. La famiglia Sempio ha ammesso di aver versato somme ingenti per coprire spese legali, ma ha negato di sapere come fossero state utilizzate.

Giuseppe Sempio ha ricostruito i passaggi con precisione: «Abbiamo speso tra i 55 e i 60 mila euro per gli avvocati, in contanti, senza ricevuta. Li portavo personalmente allo studio di Soldani, mentre Lovati non c’era spesso». Un racconto che apre squarci su un sistema di rapporti informali e fiducie non documentate, oggi al centro del sospetto.

La svolta possibile: il silenzio che può rompersi

Il nuovo legale di Andrea, Liborio Cataliotti, ha lasciato intendere la possibilità di un interrogatorio spontaneo del suo assistito. Un gesto che, se confermato, segnerebbe una svolta dopo anni di chiusura totale. Andrea Sempio, da sempre ritratto come figura silenziosa e refrattaria ai riflettori, potrebbe dunque decidere di parlare. E le sue parole, in questo momento, potrebbero cambiare l’intera direzione del caso.

Un segnale atteso da inquirenti, media e opinione pubblica: perché ogni nuovo frammento di verità, in questo processo lungo e controverso, rischia di ribaltare tutto.

Il caso Bruzzone: la tensione si sposta sul piano mediatico

Ma la bufera non si ferma alle aule di giustizia. A infiammare il dibattito è anche la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, finita al centro di una segnalazione all’Ordine degli Psicologi delle Marche. L’avvocato Marco Felipe Perfetti ha annunciato pubblicamente la segnalazione, accusandola di aver danneggiato l’immagine della professione con alcune dichiarazioni rilasciate proprio sul caso Garlasco, e in particolare per una presunta diagnosi psichiatrica su Alberto Stasi.

La risposta della criminologa non si è fatta attendere. In un lungo post su Facebook, Bruzzone ha smentito con forza: «Non è vero. Non l’ho mai fatto, né mai l’ho dichiarato». E ha chiarito che la sua è stata un’analisi comportamentale e personologica basata su atti giudiziari e documentazione forense, elencando nel dettaglio sentenze, perizie e consulenze pubbliche. «Niente opinioni, solo fatti», ha scritto, annunciando anche la possibilità di azioni legali contro chi, a suo dire, sta tentando di screditarla: «La disinformazione non è libertà di parola. È fango. E verrà lavato via dai fatti».

Perfetti, dal canto suo, ha replicato su X accusandola di “tentativi intimidatori” e invitandola a “ripassare il Codice Deontologico”, confermando la volontà di proseguire nel procedimento disciplinare.

Le perizie e il mosaico degli orari della morte

Sul fronte tecnico, proseguono le analisi dei periti per ricostruire l’orario esatto della morte di Chiara Poggi. È un nodo cruciale per comprendere la dinamica dell’omicidio e verificare la compatibilità delle versioni fornite negli anni. Vengono riesaminate le perizie antropometriche e i dettagli minuziosi del fascicolo, nella speranza che la scienza possa fare luce dove la giustizia, finora, si è incagliata.

Un autunno di tensioni tra aule, media e accuse incrociate

Nel frattempo, il fronte degli avvocati è in fibrillazione. Massimo Lovati, al centro delle polemiche per gli “otto conti correnti”, è difeso da Fabrizio Gallo, che in TV ha assicurato: «Se Lovati verrà chiamato a parlare, lo farà con sincerità. La verità deve venire fuori». Allo stesso tempo, Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, parla di un “autunno caldo appena iniziato”, preannunciando nuovi colpi di scena.

Il risultato è un quadro sempre più frammentato, in cui le tensioni professionali si intrecciano a quelle personali, e dove ogni parola pesa come una prova.

Una partita ancora aperta

Il caso Garlasco rimane una partita aperta, attraversata da contraddizioni, rivalità e nuovi interrogativi. La complessità delle accuse, le tensioni tra i protagonisti e le ombre che si allungano sul sistema giudiziario compongono un mosaico in continuo mutamento.

E se il silenzio di Andrea Sempio dovesse finalmente rompersi, o se le inchieste collaterali come quella sulla Bruzzone dovessero produrre conseguenze, il quadro potrebbe cambiare ancora una volta. Perché, a quasi vent’anni dall’omicidio, Garlasco non è solo un caso giudiziario: è un prisma di verità, potere e colpevolezze sospese.

Autore
Panorama

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