Garlasco, foto di Andrea Sempio e perizia già depositata ribaltano tutto il caso
- Postato il 4 dicembre 2025
- Di Panorama
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La perizia genetica più attesa dell’anno è arrivata in anticipo, ma il suo contenuto resta blindato: poche persone, tra inquirenti e avvocati, conoscono con precisione i risultati delle analisi sul DNA su Chiara Poggi, la ragazza uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco. Denise Albani, la genetista forense nominata dalla Procura di Pavia, ha, infatti, consegnato martedì 3 dicembre la documentazione finale relativa agli accertamenti condotti sul materiale biologico recuperato dalle unghie della vittima. La consegna è avvenuta con due giorni di anticipo, non il 5 dicembre come inizialmente previsto, e apre la strada all’udienza decisiva del 18 dicembre, quando avrà inizio il dibattimento che deciderà probabilmente il destino di Andrea Sempio, attuale indagato per il delitto.

Secondo le indiscrezioni trapelate in anticipo, il DNA sarebbe compatibile con la linea paterna di Sempio, ma gli avvocati della difesa, Angela Taccia e Liborio Cataliotti, hanno già fatto presente che si tratterebbe di materiale genetico deteriorato nel tempo, derivante da trasferimento secondario, attraverso ad esempio oggetti presenti nella villetta, e non da un contatto diretto con la vittima.
Gli scatti di via Pascoli del 13 agosto 2007
E se le analisi genetiche dovessero rivelarsi contro l’indagato, alcune fotografie sembrano, invece, confermare la sua versione dei fatti. Stefania Villani, nel 2007 fotografa freelance che collaborava con La Provincia Pavese, è l’autrice di quegli scatti che immortalano Sempio in via Pascoli il 13 agosto di quell’anno tra le 15:38 e le 16:14, nelle ore successive al ritrovamento del corpo. Durante un’intervista rilasciata a Francesca Bugamelli, la streamer e youtuber che ha diffuso le foto, Villani ha ricostruito i momenti vissuti in quelle ore, spiegando di essersi recata sulla scena dopo aver ricevuto la segnalazione del ritrovamento di un cadavere all’interno di un’abitazione privata. Le fotografie furono scattate senza nemmeno sapere chi fosse Sempio, un diciannovenne non ancora noto alla cronaca, ma il passaggio più rilevante dell’intervista riguarda la presunta calca di persone che, secondo quanto riferito dall’indagato, lo avrebbe spinto a tornare nei pressi della villetta, mosso dalla curiosità.
La fotografa ha affermato senza esitazione che davanti alla casa «non c’era nessun assalto mediatico» e che si notavano invece «due, tre persone, praticamente nessuno». Tra i presenti, secondo la sua ricostruzione, c’erano le gemelle Cappa e pochi altri curiosi. Questa versione dei fatti mette in discussione la motivazione fornita da Sempio per giustificare la sua presenza documentata dalle fotografie nei pressi della scena del crimine, ma allo stesso tempo conferma gli orari nel verbale della dichiarazione rilasciata dall’indagato all’epoca.
A seguito della pubblicazione delle immagini, gli inquirenti hanno immediatamente convocato Villani per acquisire tutte le fotografie di quella giornata, inserendole ufficialmente nel fascicolo investigativo.
Le immancabili interpretazioni di Lovati
Massimo Lovati, ex legale di Sempio e ormai analista televisivo del caso, ha commentato le fotografie, interpretandole come conferma della versione del sospettato, senza aggiungere elementi che contraddicano i suoi spostamenti. Le foto, quindi, «sono rilevanti solo perché confermano il racconto di Andrea». Lo stesso parere degli avvocati della difesa Taccia e Cataliotti: le foto «attestano la veridicità di quanto dichiarato da Andrea Sempio» sui suoi movimenti del 13 agosto.
Un altro aspetto al centro delle analisi di Lovati, che ha suscitato dibattito, riguarda il fatto che Sempio non tentò mai di mettersi in contatto con Marco Poggi, fratello della vittima e suo amico, dopo aver appreso della morte di Chiara: ha sempre sostenuto di aver rivisto Marco soltanto all’obitorio alcuni giorni dopo, senza mai contattarlo telefonicamente o via messaggio, nonostante lo stretto rapporto di amicizia tra i due. Secondo l’interpretazione di Lovati, questo comportamento sarebbe dettato da «discrezione» e per evitare di essere invadente in un momento di dolore dell’amico e della sua famiglia.
Discrezione come quella dei pochi eletti della Procura e della difesa, che custodiscono gli attesi risultati della perizia e che non ne riveleranno i dettagli fino all’udienza del 18 dicembre.