Garlasco, Andrea Sempio convocato all’Istituto di Medicina Legale per misurazione antropometriche
- Postato il 24 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’indagine della procura di Pavia sul delitto di Garlasco compie un altro passo con un accertamento tecnico. Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta, si trova all’Istituto di Medicina Legale di via Mangiagalli, a Milano, per delle misurazioni antropometriche. Secondo Dentro la notizia, la trasmissione di Gianluigi Nuzzi su Canale 5, il37enne è arrivato insieme ai suoi legali Liborio Cataliotti e Angela Taccia e al consulente Armando Palmegiani. Sarebbero state misurate caviglie, piedi, arti superiori, statura e peso. Elementi che dovranno essere confrontati con la rivalutazione delle lesioni sul corpo di Chiara Poggi e con l’analisi delle macchie di sangue del Ris di Cagliari.
I carabinieri hanno escluso la presenza di una seconda persona sul luogo del delitto. Lo scorso agosto gli inquirenti pavesi hanno nominato Cristina Cattaneo, professoressa ordinario del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, come consulente “per garantire una valutazione più ampia degli elementi raccolti, sia in sede medico-legale sulla vittima, sia sul luogo del delitto… in quanto figura di riferimento nel campo dell’antropologia e medicina legale”.
La preparazione della difesa
Intanto la difesa – con il nuovo avvocato dopo la revoca di Massimo Lovati – si prepara ad affrontare le possibili contestazioni come quella di essere stato consapevole delle domande che gli sarebbe state rivolte nell’interrogatorio del 10 febbraio 2017 degli inquirenti pavesi che poi portò all’archiviazione nel marzo 2017. I legali ricordano che prima di di quella convocazione c’erano stati articoli di giornale, lanci di agenzia e trasmissioni televisive nei mesi precedenti.
A cominciare dai contenuti della consulenza del genetista della difesa Stasi, Pasquale Linarello, e l’indagine difensiva svolta da Skp investigazioni & servizi di sicurezza srl per conto dei legali dello studio Giarda, apparsi per la prima volta sul Corriere della Sera il 19 dicembre 2016. Così come il suo nome, iscritto sul registro degli indagati a Pavia il 23 dicembre, viene rivelato da un’agenzia stampa il giorno successivo, 24 dicembre. Per finire con la partecipazione il 4 febbraio 2017, una settimana prima dell’interrogatorio, al programma tv Quarto Grado in cui Sempio era stato intervistato rispondendo a domande sui contenuti delle indagine difensiva e sulle accuse ipotizzate a Pavia. Allo studio della difesa c’è la precisa ricostruzione cronologica dei fatti di quella stagione basata sia sulle notizie stampa quanto sull’indice degli atti dell’inchiesta Sempio 1.
Attività che servirebbe a dimostrare come tutte le informazioni fossero pubbliche ben prima del 30 dicembre 2016, giorno in cui l’avvocato Massimo Lovati porta il suo assistito dal generale Garofano per il prelievo spontaneo di Dna o del 13 gennaio 2017, data in cui l’ex consulente ha spiegato di aver ricevuto dai legali di Sempio sia la consulenza Linarello che l’indagine Skp. Lo stesso genetista della difesa Stasi aveva concesso un’intervista al settimanale Oggi nel primo numero dell’anno. Intervista in cui, fra le varie cose, affermava che il Dna non è “sotto” le unghie ma “sulle” unghie di Chiara Poggi e che le tracce provengono “da un contatto e non da un tentativo di difesa della vittima“.
Incidente probatorio
Proprio sul fronte del materiale sulle unghie, il 18 dicembre dovrebbero essere presentati gli esiti di una indagine “biostatistica” di un aplotipo Y, ossia un segmento di cromosoma eventualmente idoneo ad individuare la discendenza in linea paterna rintracciato sulle unghie di Chiara Poggi, “parziale, misto, non consolidato”. Materiale che i consulenti della difesa di Alberto Stasi attribuiscono a Sempio. Per questa analisi la perita Denise Albani ha chiesto e ottenuto una proroga di 70 giorni. Un esame importante perché allo stato nessuno dei test dell’incidente probatorio ha trovato un riscontro genetico con l’attuale indagato: anche la spazzatura – che non era stata analizzata all’epoca – con i resti della colazione fatta da Chiara Poggi ha restituito solo due Dna: quello di Stasi e quello della 26enne.
Senza contare l’inutilizzabilità di alcune impronte date per fondamentali fondamentali o la mancata analisi dell’impronta 33 – per scelta della procura nonostante la richiesta della parte civile – su cui c’è stato già uno scontro tra le parti in aula. Era stata chiesta l’estensione dell’incidente probatorio alla valutazione dell’impronta 33 (quella lasciata su una parete della scala che porta alla taverna dell’abitazione dei Poggi) per vedere se c’erano le minuzie sufficienti per attribuirla a Sempio, ma la procura non l’ha chiesta. Impossibile l’esame genetico perché il reperto fotografato – che appare rossastro per via di una reazione chimica – non esiste più probabilmente anche virtù del fatto che era stato considerato inutilizzabile. Di conseguenza ogni valutazione è su base fotografica.
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