Galan e il patteggiamento nell’inchiesta per le tangenti sul Mose: “Nordio era il pm e non mi interrogò mai: avrei fatto altri nomi”

  • Postato il 11 novembre 2024
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Carlo Nordio “come pm mi ha messo in galera perché? Per usare il carcere come uno strumento di tortura per arrivare al patteggiamento, questa è la verità. E dico questo è garantista?“. A parlare in un’intervista a Report è l’ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan. Parla del caso Mose, del suo patteggiamento e dell’attuale ministro della Giustizia che all’epoca era il procuratore aggiunto a Venezia, colui il quale coordinava proprio quell’inchiesta. L’ex governatore ai microfoni della trasmissione di Rai 3 (nel servizio andato in onda domenica) dice di essere stato spinto a patteggiare dalle pressioni di Ghedini, con Nordio che non lo interrogò mai: una scelta, a suo avviso, per evitare che lui potesse fare altri nomi. Non solo, ribadisce anche di essere stato obbligato a mentire sul caso Ruby alla pm Ilda Boccassini per tutelare Silvio Berlusconi. Galan è un fiume in piena. A Report ripercorre quelle giornate del 2014. Accusato di aver ricevuto tangenti dal Consorzio Venezia Nuova che gestiva il progetto del Mose, dopo 78 giorni di carcere, l’ex governatore patteggiò una pena di 2 anni e 10 mesi. Il procuratore aggiunto era l’attuale ministro della Giustizia Nordio.

“Nordio non mi ha mai interrogato” – “Sono stato ad un pelo dal farla finita” ed aggiunge “perché quello che mi ha angosciato, che mi ha distrutto psicologicamente e psichicamente è stato l’aver subito un’ingiustizia terrificante senza aver potuto difendere me stesso. Perché io non ho mai parlato con un magistrato“. E all’intervistatore che gli chiede se ha parlato con Nordio, Galan replica: “Io non sono mai stato interrogato“. Sul perchè allora ha patteggiato l’ex Governatore spiega: “Avevo una figlia di 7 anni. Mi è stato detto apertamente che, se io non avessi patteggiato, loro avrebbero chiesto per me il giudizio immediato con cui avrebbero potuto trattenermi in carcere e in galera altri 6 mesi fino ad arrivare alla sentenza. Mi avrebbero certamente condannato e quindi sarei rimasto dentro, avrei cominciato a scontare la pena. E di fronte a questo uno che cosa può fare? Dà qua che firmo“. “Ma questo glielo disse Nordio?”, chiede Report. E Galan replica: “Eh, Nordio: il capo era lui“.

“Serviva un capo espiatorio per non coinvolgere i vertici romani” – Nell’intervista l’ex Governatore si sofferma sull’attuale ministro della Giustizia: “Mi ricordo Nordio sempre elegante con una bella moglie a tutte le cene e feste dei vip del Veneto. Come Pm mi ha messo in galera perché? Per usare il carcere come uno strumento di tortura per arrivare al patteggiamento, questa è la verità. E dico questo è garantista?“. “Non mi hanno interrogato, boh, io gli spiegavo forse qualcosa di interessante” e sull’ipotesi che avrebbe potuto fare altri nomi risponde sicuro: “Li avrei fatti certamente” e rivela che fu Ghedini a dirgli di patteggiare. “Perché serviva un capro espiatorio che non coinvolgesse i vertici romani. E quindi era meglio tacitare tutto. Era anche il periodo in cui Berlusconi aveva il problema di Ruby quindi era…”.

“Ho mentito sul caso Ruby” – E lei lo aiutò Berlusconi? “Certo, ho fatto falsa testimonianza. L’ho detto apertamente e lo dico… Ho detto ad una Boccassini stralunata, che mi dice: ‘Ministro, ma’, che ho sentito Berlusconi parlare con Mubarak di una certa Ruby che invece che egiziana era marocchina e io ho detto questo. Non era vero niente” e sul perchè l’ha fatto aggiunge: “Perché era Berlusconi, perché era l’uomo a cui io dovevo tutto nella vita”. E all’intervistatore che gli ricorda che Berlusconi gli fece avere in due tranche 200mila euro a sua moglie quando è andato in carcere dice: “200mila, ha trattato meglio le olgettine che non uno che ha lavorato 37 anni per lui”. Ora Galan, ex manager di Publitalia, deputato, senatore, due volte ministro dei governi Berlusconi e per 15 anni presidente della Regione Veneto, vive sui colli Berici in una tenuta del fratello, senza il quale dice “sarei sotto i ponti“.

L'articolo Galan e il patteggiamento nell’inchiesta per le tangenti sul Mose: “Nordio era il pm e non mi interrogò mai: avrei fatto altri nomi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti