Furto Louvre: i ladri incastrati dal Dna. Svelati i «Lupin» maldestri

  • Postato il 27 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Li hanno presi. Una settimana dopo il colpo al Louvre, li hanno presi.  La polizia francese è finalmente riuscita a fermare due trentenni, già noti alle forze dell’ordine per furti di gioielli. Il colpo «alla Lupin» in realtà non è stato impeccabile come la leggenda lo aveva presentato fino alla cattura. Già, perché i ladri sono stati incastrati dai 150 campioni di Dna raccolti sugli oggetti lasciati durante la fuga, e dagli errori commessi nei sette frenetici minuti della rapina. Traditi dalla fretta di non essere scoperti, incapaci di distruggere il montacarichi usato per l’assalto.

Da Lupin a dei maldestri ladri di galline qualsiasi. È così che quello che veniva definito il «colpo del secolo» svela i suoi protagonisti.

L’illlusione della fuga

Gli agenti francesi pedinavano i due uomini da giorni, ma hanno deciso di intervenire solamente la sera di sabato 25 ottobre. I malviventi già pregustavano la fuga aerea, uno verso Algeri e l’altro a Aubervillers, nella periferia nord di Parigi, mentre progettava di scappare in Mali. E invece, un blitz ha portato all’arresto di entrambi, proprio quando pensavano di averla fatta franca. L’altra metà della banda, di cui non si hanno ancora notizie, potrebbe ancora avere con sé gli otto preziosi gioielli della Corona francese rubati dal museo, il cui valore ammonta a circa 88 milioni di euro.

Le prove

I due fermi sono stati resi possibili da un insieme di prove: immagini delle telecamere di sorveglianza, tracce telefoniche e soprattutto 150 campioni di Dna recuperati dagli oggetti lasciati sul luogo del furto. Tra i reperti non ancora tornati al Louvre vi sono la preziosa corona di Maria-Eugenia, imperatrice dei francesi e moglie di Napoleone III, incastonata di diamanti e smeraldi. E anche strumenti comuni quali due fresatrici, una fiamma ossidrica, taniche di benzina, guanti, un walkie-talkie, un gilet giallo, una coperta e un casco da motociclista.

L’incrocio dei profili genetici con i database delle persone già schedate ha permesso a un team di circa cento investigatori di effettuare un blitz definitivo prima che avessero la possibilità di lasciare l’Europa.

L’identikit dei ladri

Secondo la legge francese, i due rapinatori possono rimanere in stato di fermo fino a 96 ore prima di essere portati davanti a un giudice per l’eventuale imputazione. Gli investigatori li definiscono ladri esperti, specializzati in furti di gioielli, ma esecutori di medio livello, probabilmente ingaggiati su commissione.

Il colpo è durato sette-otto minuti. I ladri sapevano che gli allarmi del museo avevano già allertato guardiani e polizia. E nella fretta, non sono riusciti a dare fuoco a tutti gli oggetti non trasportabili sui due scooter utilizzati per la fuga. Hanno quindi tentato senza successo di incendiare anche il montacarichi, un dettaglio che ha permesso agli investigatori di risalire all’origine del mezzo: era stato rubato pochi giorni prima in banlieue a un operaio del settore edile.

«Rispettare il segreto dell’inchiesta»

La notizia dell’arresto ha fatto infuriare la procuratrice Laure Beccuau, che avrebbe voluto mantenere il segreto sulle indagini, ma ha dato una svolta agli sviluppi del «furto del secolo».

Il nuovo ministro dell’Interno, Laurent Nuñez, ha rivolto le sue «più vive congratulazioni agli investigatori che hanno lavorato senza sosta come avevo loro chiesto. Ora le indagini devono proseguire rispettando il segreto dell’inchiesta».

Questo è un punto molto delicato. Già, perché i due arrestati erano seguiti da giorni in segreto nella speranza che portassero agli altri due membri della banda. E magari ad altri complici, compreso l’ipotetico basista dentro il museo la cui esistenza viene considerata quasi certa. Gli inquirenti speravano di tenere comunque l’azione sotto copertura. «Deploro vivamente la divulgazione precipitosa della notizia, che nuocerà alla ricerca sia dei gioielli sia degli altri malfattori», ha dichiarato Laure Beccuau. La procuratrice si è rifiutata di fornire ulteriori dettagli almeno fino a mercoledì sera. Al termine della custodia cautelare, i due presunti ladri verranno presentati a un giudice, che deciderà se incriminarli o meno.

I gioielli al sicuro

In attesa di rivedere completamente la sicurezza del Louvre, una parte dei gioielli superstiti è stata trasferita alla Banca di Francia e depositata nella camera blindata dell’istituto. Si tratta di un caveau posto a 26 metri di profondità. Qui sono già conservate quasi tutte le riserve auree francesi e diversi tesori, tra i quali i preziosi carnet di Leonardo da Vinci.

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Panorama

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