FT: “La Francia è la nuova periferia, secondo gli investitori”
- Postato il 9 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
FT: “La Francia è la nuova periferia, secondo gli investitori”
Roma, 9 set. (askanews) – “La Francia è la nuova periferia”. E’ una delle frasi di analisti citati dal Financial Times – in questo caso Kevin Thozet, del gruppo di gestione patrimoniale Carmignac – sugli aumenti dei tassi di interesse sul debito pubblico dell’Esagono, che hanno accompagnato le tensioni sulla tenuta del governo fino alla bocciatura al voto di fiducia ieri.
Al 3,49%, i rendimenti sui titoli pubblici decennali della Francia sono ben al di sopra del 3,37% di quelli della Grecia e si avvicinano al 3,52% dei Btp analoghi dell’Italia, rileva il quotidiano, Paesi tradizionalmente indicati come periferia dell’area euro, appunto, in termini di tassi di mercato, come Spagna o Portogallo. Gli sviluppi di politica interna e l’apparente stallo potrebbero sfociare in nuovi declassamenti di rating. Lo scorso dicembre Moody’s ha abbassato le sue valutazioni sulla Francia. Venerdì un possibile aggiornamento è atteso da Fitch – che attualmente le assegna un valore ‘AA-‘ con orientamento negativo – e successivamente anche S&P potrebbe rivedere le sue valutazioni.
“La Francia sarà il ‘ragazzo difficile’ sul mercato obbligazionario per i prossimi 18 mesi”, secondo David Zahn, della Franklin Templeton, pronosticando volatilità. Un riferimento al fatto che il mandato dell’attuale presidente francese, Emmanuel Macron, scadrà nella primavera del 2027. Saltato Bayrou, sarà sempre lui a scegliere il nuovo premier, ben il quinto della sua seconda presidenza.
“Quello che oggi vediamo è la migrazione della Francia nella categoria periferia, a meno che la politica di bilancio non venga aggiustata in tempi brevi”, sostiene Tomasz Wieladek, di T Rowe Price citato sempre dal FT. “Difficile vedere un esito positivo”, osserva Maya Bhandari, di Neuberger Berman.
Il problema (che non viene menzionato dal Ft) è che il piano di risanamento che era stato approntato dal governo appena sfiduciato faceva leva in ampia misura su correzioni che avrebbero dovuto essere sobbarcatate da esecutivi futuri. Prevedeva misure particolarmente impopolari, tra cui l’eliminazione di due festività nazionali. E non avendo i macronisti la maggioranza, si fatica a capire come cambiando semplcemente timoniere possano cambiare gli esiti.
Peraltro il risanamento dovrebbe avvenire mentre si aumentano le spese su difesa e armamenti al 5% del Pil, come previsto dagli accordi del patto Atlantico. Intanto i valori chiave del bilancio francese continuano ad appesantirsi. All’inizio del primo mandato di Macron, nel 2017, il rapporto tra debito pubblico e Pil era al 101%, sul 2026 è atteso al 118%. E secondo le stime del Fmi raggiungerebbe il 130% nel 2023.
Finora la bocciatura del governo Bayrou ha ricevuto una accoglienza senza strappi sui mercati. A metà seduta la Borsa di Parigi guadagna lo 0,40% mentre i tassi sugli Oat decennali sono poco mossi al 3,48%, pagando un differenziale (spread) di 74 punti base rispetto ai Bund tedeschi equivalenti.
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