Frédéric Baldan, il lobbista che ha sfidato Ursula von der Leyen: “Mi chiudono i conti per aver detto la verità”
- Postato il 28 ottobre 2025
- Di Panorama
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Sono in tanti, nelle ultime settimane, a preoccuparsi per le condizioni della libertà di stampa e di pensiero in Italia. Elly Schlein sostiene che, laddove le destre governano, queste libertà siano limitate e sia a rischio la democrazia. Purtroppo, la gran parte dei paladini del giornalismo d’inchiesta e del free speech sembra mobilitarsi soltanto quando gli allarmi democratici servono a guadagnare consensi, e tacciono invece quando entrano in campo poteri davvero forti e autoritari. Lo dimostra il silenzio quasi totale che qui da noi (e non solo) circonda Frédéric Baldan, ex lobbista europeo e grande accusatore di Ursula von der Leyen di cui ha svelato gli altarini in un libro intitolato Ursula Gates, pubblicato in Italia da Guerini Editore e per lo più ignorato dalla cosiddetta grande stampa. Baldan ha raccontato in alcuni post su X che cosa gli stia accadendo. «La settimana scorsa», racconta alla Verità, «sono stato in Italia e in Svizzera, proprio per la promozione del mio libro. Al mio ritorno, sono dovuto andare a ritirare una lettera raccomandata, scoprendo che proveniva da una delle mie banche. Avevo già avuto un’esperienza piuttosto particolare durante l’estate con la banca Ing, che aveva deciso di chiudere i miei conti. E una seconda banca, nello stesso periodo, aveva cominciato a crearmi problemi in materia di Kyc, ovvero Know Your Customer, le norme relative alla corretta identificazione dei clienti. Si tratta di banche di cui ero cliente da dieci, quindici anni; persino la banca Nagelmackers, che è la seconda dopo Ing. Ero cliente già quando si chiamava ancora Delta Loïc, dunque ha persino cambiato nome nel frattempo. Ebbene, anche questa mi ha comunicato che avrebbe chiuso i miei conti bancari a scadenza. Mi concede un breve termine per cambiare banca, ma sta chiudendo i conti di mio figlio di cinque anni, il conto cointestato con mia moglie, i miei conti personali, nonché quelli del mio studio di consulenza e della casa editrice che ha appunto pubblicato questo libro in francese, e che ha consentito a Guerini di ottenere i diritti per permettere agli italiani di leggerlo in traduzione». Curiosamente, subito dopo l’uscita del suo volume esplosivo su Ursula, all’autore belga vengono chiusi i conti, e senza troppe spiegazioni. «In effetti sono un po’ stupito», ci dice Baldan. «Voglio dire, le banche si sono arrogate, nei loro contratti tacitamente approvati – il che significa che tali condizioni non vengono mai formalmente accettate dai clienti – il diritto di chiudere i nostri conti senza dover fornire alcuna motivazione. È qualcosa di piuttosto sconcertante. Vedo ciò che il mio Stato fa per limitare l’uso del contante, ad esempio obbligandomi, come impresa o come privato, a passare attraverso il sistema bancario per effettuare pagamenti con il pretesto della lotta al riciclaggio di denaro, mentre tutti sanno che il riciclaggio non avviene più lì (è ormai su scala industriale e si serve delle tecnologie digitali), quindi questa giustificazione ha ormai ben poco senso. Alla fine, si vede che lo Stato ha in qualche modo delegato o intermediato i nostri diritti fondamentali, come il diritto di proprietà privata, attraverso la banca; e oggi la banca si riserva il diritto di accettarci o meno come clienti. In tal modo, come ho spiegato nel libro, essa trasforma un nostro diritto fondamentale in una sorta di privilegio concesso dalla banca: quello di avere, o meno, un conto bancario». Non è la prima volta che assistiamo a fatti di questo genere. È accaduto ai camionisti canadesi che protestavano contro le restrizioni covid, è accaduto in Gran Bretagna a Nigel Farage e in Italia a movimenti e Tv indipendenti come Visione accusati di essere filorussi. Ogni volta le chiusure avvengono in modo ambiguo, con motivazioni confuse o del tutto assenti, così che chi le subisce non possa difendersi facilmente. Viene sempre il dubbio che dietro ci sia altro, magari qualcosa di diverso da una ritorsione politica. Abbiamo chiesto dunque a Baldan se non abbia per caso detto o scritto qualcosa sugli istituti di credito interessati o se non abbia fatto altro che potesse giustificare il blocco dei conti. «È piuttosto semplice», ci ha risposto. «Fino a oggi non avevo mai menzionato pubblicamente questo problema dei conti bancari. Persino Ing, che mi ha chiuso i conti lo scorso luglio, e Nagelmackers, che invece mi ha creato difficoltà in materia di verifica dell’identità del beneficiario economico – dunque di conformità alle norme bancarie – non erano mai state da me citate prima. Quindi non può trattarsi di mie dichiarazioni rivolte alle banche. Tuttavia, ciò che è molto chiaro è che due banche concorrenti, che nello stesso momento iniziano entrambe a tentare di espellermi come cliente e a chiudere i miei conti, non possono farlo se non in presenza di un elemento scatenante comune. Riflettendo un istante, l’unica spiegazione plausibile è che lo Stato, nel tentativo di difendere la posizione di Ursula von der Leyen, abbia autorizzato i propri servizi a ottenere i miei estratti conto bancari presso le mie banche». Se così fosse, il quadro sarebbe piuttosto inquietante. «Questo implica l’avvio di un’indagine, una forma di sorveglianza a distanza, a mio avviso in violazione dei miei diritti fondamentali», insiste Baldan. «E non credo si tratti di un’inchiesta giudiziaria, ma piuttosto di un’indagine di intelligence. Si vede dunque un vero e proprio abuso di potere, che rappresenta, secondo me, la conseguenza di una decisione politica. Probabilmente si sta cercando di costruire contro di me qualcosa di poco trasparente – forse un profilo, o una narrazione che mi dipinga in una luce negativa in futuro. Ecco, direi che spetta piuttosto al ministro della Giustizia del Belgio fornire spiegazioni, così come oggi spetta alle banche farlo». Non è tutto. Non solo a Baldan sono stati chiusi i conti, ma gli è stato pure ritirato dalle autorità europee il permesso di svolgere la sua regolare attività di lobbysta nelle sedi Ue: «Il mio badge è stato definitivamente annullato e che il mio studio di consulenza è stato rimosso dal registro. In teoria, dunque, non posso più accedere liberamente agli edifici dell’Unione europea, non posso più incontrare le persone che vi lavorano né partecipare agli eventi: si tratta di una volontà molto chiara da parte della Commissione europea. Sono stato radiato da una subordinata di Ursula von der Leyen, alla quale avevo richiesto gli Sms e i contratti che coinvolgevano Pfizer. È quantomeno curioso che, dopo il deposito di una denuncia penale, la funzionaria incaricata si sia poi occupata di attaccare il mio badge e il mio accredito professionale, cosa totalmente vietata dalla legge e dal regolamento europeo che tutela i whistleblowers». Chi in queste ore si dice preoccupato per le sorti della libertà di stampa, dovrebbe immediatamente mobilitarsi e affrontare il caso di Baldan. Non solo per il contenuto delle sue denunce, ma soprattutto perché è inaccettabile che criticare le istituzioni europee esponga a conseguenze di questo genere. «La situazione è davvero molto grave», conclude Baldan. «Penso che potrebbe accadere a chiunque. Oggi, chiunque è alla mercé della propria banca e della politica, e per questo bisogna lottare per riconquistare le nostre libertà». Ha pienamente ragione: vedremo quanti prenderanno le sue parti.