Frassati e Acutis proclamati santi: due giovani testimoni del Vangelo che hanno insegnato a guardare “verso l’Alto”

  • Postato il 7 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: ‘Non io, ma Dio’, diceva Carlo. E Pier Giorgio: ‘Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine’. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del cielo”. È l’invito rivolto da Leone XIV ai centomila fedeli presenti in piazza San Pietro per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis. Il primo morto cento anni fa, nel 1925, a soli 24 anni, per una poliomielite fulminante e beatificato da san Giovanni Paolo II trentacinque anni fa, nel 1990. Il secondo scomparso diciannove anni fa, nel 2006, a soli 15 anni, per una leucemia fulminante e beatificato sotto il pontificato di Papa Francesco cinque anni fa, nel 2020. Si tratta della prima canonizzazione presieduta da Prevost ad appena quattro mesi dalla sua elezione al pontificato. La delegazione italiana presente alla cerimonia è stata guidata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Nell’omelia, Leone XIV ha sottolineato che “il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio”. “Oggi – ha spiegato il Papa – guardiamo a san Pier Giorgio Frassati e a san Carlo Acutis: un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per lui. Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la Fuci, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato ‘Frassati Impresa Trasporti’! Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri. Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità”.

Leone XIV ha ricordato che “entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’adorazione eucaristica. Carlo diceva: ‘Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!’, e ancora: ‘La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi’. Un’altra cosa essenziale per loro era la confessione frequente. Carlo ha scritto: ‘L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato’; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – ‘gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima’”.

“Tutti e due, infine, – ha concluso Prevost – avevano una grande devozione per i santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Pier Giorgio diceva: ‘Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo’. Chiamava la carità ‘il fondamento della nostra religione’ e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato ‘la santità ‘della porta accanto’’. Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti. Un giorno Pier Giorgio disse: ‘Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita’; e sull’ultima foto, che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: ‘Verso l’alto’. Del resto, ancora più giovane, Carlo amava dire che il cielo ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro frutto”.

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Il Fatto Quotidiano

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