Franco Berrino: “Il cibo che mangiamo? La situazione è drammatica. Coloranti e additivi aumentano il rischio di diabete, patologie cardiovascolari e tumori”

  • Postato il 3 febbraio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La rivoluzione dell’io e della società passa attraverso la leggerezza e a partire dalla pratica della meditazione. Ne è pienamente convinto Daniel Lumera, biologo naturalista, scrittore, fondatore della Scuola Internazionale del Perdono, promotore del Movimento Internazionale della Gentilezza e di progetti in carceri, scuole e ospedali. Lumera ha lanciato in questi giorni una nuova collana editoriale incentrata su un concetto fondamentale: per la salute globale c’è bisogno di un approccio trasversale. Il primo titolo della serie è La via della leggerezza, un best seller riproposto in un nuovo formato, disponibile nelle edicole, scritto insieme a Franco Berrino, epidemiologo e già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Tumori di Milano.

Sappiamo ormai in base a migliaia di studi pubblicati che meditare fa bene a tutto il nostro organismo. Un dato su tutti: “È stato dimostrato che, in due mesi e mezzo di pratica meditativa, il nostro corpo produce il 30 per cento in più di telomerasi (l’enzima che ripara i ‘cappucci’ dei nostri cromosomi incrementando la rigenerazione cellulare)”, spiega al FattoQuotidiano.it Lumera. Chiedere però alle persone di ritirarsi in se stesse, più che rivoluzionare il mondo non è che porta a disinteressarsene? “Al contrario, è una sorta di atto di ‘disobbedienza civile’ – incalza il biologo – perché in un mondo che ci spinge a correre e a omologarci, ci bombarda con stimoli infiniti, a comprare in modo compulsivo e ad accettare di stare per forza al passo coi tempi, la meditazione può aiutare a interrompere questa spirale facendoci fermare. E l’atto di fermarci è un modo per rispettare noi stessi”.

Meditare per non farsi manipolare
Con la meditazione si impara ad ascoltarsi e a capire le proprie reali esigenze. Un processo che è l’anticamera della “scoperta della nostra vera vocazione per poi ritornare nel mondo con molta più consapevolezza, molta meno possibilità di essere manipolati – sottolinea Lumera. Noi siamo immersi in una sorta di ‘prostituzione produttiva’, cioè sprechiamo l’unicità della nostra vita per produrre e acquistare cose, spesso frutto di desideri assolutamente inutili e indotti”. Fermarsi per ascoltare se stessi potrebbe però scontrarsi con la paura di scoprire i propri pensieri più profondi: “La principale paura è quella di non essere adatti. È la nostra unicità che ci spaventa – continua l’esperto. Siamo spinti verso un’omologazione brutale che cancella i nostri tratti identitari che sono eretici e rivoluzionari in ognuno di noi. I modelli di successo che ci propongono non corrispondono alle nostre vere esigenze. Di fatto la vita che stiamo vivendo non ci appartiene, non risponde alle nostre reali esigenze. E uno dei segnali più inquietanti di questo processo è l’alto livello di violenza, psicologica e fisica, che circola nell’ambiente e che viene giustificata come se fosse ineluttabile o necessaria”.

I pesi dell’anima
Nel libro La via della leggerezza si indicano le strategie per perdere peso nel corpo e nell’anima. In altre parole, per vivere bene non occorre raggiungere solo il peso forma, ma anche il peso/anima ottimale. E quali sono i principali pesi che molti si portano dentro? “Innanzitutto, i traumi irrisolti del passato – risponde Lumera. Molti devono risolvere il problema enorme di tutto quello che hanno vissuto e che non hanno elaborato, liberato e trasformato in una grande lezione che permetta di maturare come persone. Altri pesi sono il giudizio verso se stessi, il non perdonarsi per avere commesso certe azioni. Un peso è quando non rispettiamo la nostra vocazione. Tutto questo si traduce in un’altra paura, quella di amare e di metterci gioco”. Libri come questo possono quindi essere un aiuto per addentrarsi in un percorso di consapevolezza che passa dalla meditazione fino a sperimentare una sana alimentazione. “Noi sappiamo che la salute è un tema trasversale e che l’essere umano è multidimensionale. Vuol dire che non è possibile curare il corpo senza curare l’aspetto emozionale e spirituale. Tutto questo richiede un approccio integrato che abbiamo indicato in questo nostro lavoro”.

La rivoluzione del cibo
La sfida del benessere globale passa necessariamente anche dalla tavola. Dobbiamo liberare il corpo dal peso di un cibo che ha cambiato completamente il nostro modo di mangiare. “Stiamo vivendo su questo fronte una situazione drammatica – ci spiega Franco Berrino. L’industria alimentare negli ultimi 60 anni ha stravolto le nostre abitudini provocando numerosi problemi e malattie”. I cibi ultra processati sono l’emblema di questa metamorfosi pericolosa. Gli ingredienti originali sono stati come smontati – perdendo componenti nutritive importanti – e rimontati, “estrudati”, sottolinea Berrino: “Pensiamo ai cereali: vengono inseriti in un reattore ad alta temperatura e pressione che li fa poi uscire da buchi molto sottili per realizzare prodotti finissimi come i fiocchi di mais; per non parlare delle merendine dove la struttura del cerale è stata completamente distrutta. E poi i cibi pronti, le farine raffinate prive delle preziose fibre, le carni lavorate. Tutto questo in nome di logiche di profitto per le quali l’industria deve guadagnare il più possibile riducendo al massimo i costi di produzione”.

Oggi in Italia circa il 25-30% degli alimenti che mangiamo sono ultra processati, meno rispetto agli Usa dove la percentuale sale al 60%. Ma oltre ai processi produttivi che impoveriscono il cibo entrano in gioco altre componenti a renderlo insalubre, come “gli additivi, i coloranti, i coadiuvanti tecnologici di cui non c’è obbligo di inserirli in etichetta – continua Berrino. O gli edulcoranti, introdotti per non fare ingrassare e che invece incrementano il problema dell’obesità. L’insieme di questi elementi danneggia la mucosa intestinale e altera il microbiota aprendo le porte a processi infiammatori e probabilmente al cancro. I cibi ultra processati in generale aumentano il rischio di diabete, patologie cardiovascolari, tumori”.

Contro l’informazione “ultra lavorata”
La soluzione? “Tornare al cibo semplice. È il messaggio principale del nostro libro che apre questa nuova collana – risponde Berrino. Per fare questo, c’è bisogno di una corretta e costante informazione che contrasti quella ‘ultra lavorata’: siamo nell’era della ‘post verità’ in cui è vero ciò che viene ripetuto più spesso, indipendentemente se è provato da fatti concreti. Per cui tendono a confermarsi nell’opinione pubblica i pregiudizi dominanti. In più la situazione risulta complicata dalla diffusione dell’Intelligenza Artificiale con le sue mistificazioni e censure”.

Alternative alla chimica farmacologica
La rivoluzione della leggerezza dovrebbe allargarsi alle istituzioni, in particolare “introducendo pratiche di consapevolezza e meditazione nelle scuole – aggiunge Lumera. Ma soprattutto nella sanità per far sperimentare alle persone alternative alla chimica farmacologica per alcune situazioni, come negli stati depressivi e per lo stress. E ancora, nel campo dell’economia, della giustizia e della politica. Purtroppo attualmente si fa leva sulla rabbia per controllare e dominare l’essere umano. Di fatto sarebbe auspicabile liberarsi da tali retaggi che la società ci ha messo addosso e avviare nuove pratiche di consapevolezza fondate su valori universali come perdono e gentilezza”. “Rivoluzione significa ripartire da zero – conclude Berrino. Ripartire da zero vuol dire per prima cosa alzarsi al mattino ringraziando di essere vivi e della possibilità di accorgerci della bellezza che ci circonda”.

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Il Fatto Quotidiano

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