Franco Angelosante, il visionario della Technology Art che unisce scienza, fede e arte
- Postato il 29 settembre 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Intrisa di manifattura artigiana, si consegna semanticamente alla tecnica la più recente produzione artistica di Franco Angelosante (L’Aquila, 1957), reduce dalla mostra «Universi paralleli: diaspora dell’umanità», che si è chiusa da poco nel capoluogo abruzzese. Conferma dell’attitudine a innovare nella ricerca di forme, temi e obiettivi di autenticità, difficile nella contemporaneità espressiva. «L’arte non sa vivere oggi il suo tempo», spiega il fondatore della Technology Art nella vernice dell’omonimo manifesto del movimento, che riconosce alla scienza valenza di «linguaggio vivo per informare di sé la nuova fenomenologia artistica».
Un linguaggio tra scienza e immaginazione
Perciò, sfere; ufo; varietà materica; polimorfismo geometrico; installazioni e torsioni spaziali; audiovisualità e immaginazione meccanica o macchinismo cinematico si alternano freneticamente, nella rassegna di Angelosante, senza ingorghi tematici o eccessi rappresentativi. Dosando linguaggio e simbologia, l’allestimento dà conto di un ascendente itinerario dall’ingenuità del mito e della tradizione (Croce dell’Apocalisse, 2010) alla progressiva sperimentazione di modelli antropomorfici: la Città spaziale (1990) e, prima, del 1987, Metropolis; Ciclisti (1999) oppure, del 2019, gli sviluppi di Kàos quali studi di epifenomeni futuribili.
Tutti, legati a esplosione galattica nell’interpretata liberazione di un figurativo umano, colto nell’atto di improbabili tentativi di imbrigliare l’energia materica con stringhe, rischiarate a led, a metà tra astrofisica e contrapposizione muscolare di modesta ascendenza terrena.
Visioni cosmiche e città immaginate
Insignificanza, figurativamente iterata nella resa circolare – come pianetini persi nell’infinito celeste – di confusi ammassi residenziali, pur essi metaforicamente candidati a frammenti di esplosioni dermografiche o urbanistiche e sociali. Scenografie ordinate, con pazienti criteri di manualità compositiva, nel rispetto di moduli dottrinari, eseguendo calcoli e ricorrendo ad algoritmi, per affidare al rigore della pratica scientifica la simulazione di mondi a venire o di realtà non percepite, oppure di esorcizzati contesti di incollocabilità spazio-temporale.
Luce, energia e spiritualità
A sollecitare le visionarie acrobazie artistiche di Angelosante è proprio la qualità formativa, accumulata negli anni di studi tecnico-scientifici. Bagaglio professionale, che si lega alla sensibilità religiosa per i continui rimandi veterotestamentari, leggibili, ad esempio, nella scelta di consegnare all’illuminotecnica gran quota dell’equazione dell’artista, il quale spiega, infatti: «Luce=energia=verità, perché la luce illumina l’intelligenza, fonte di sapienza». Dunque, netto l’insegnamento del salmista (36, 101): «Nella tua luce riconosceremo la vera luce».
Sbocco, peraltro, di palcoscenici impostati tra geometrie e policromie, per dar conto della tavolozza di emozioni e reazioni nella dialettica Uomo-Spazio, che dà sostanza alla ricerca di Angelosante, soprattutto quando liberata su parametri creativi, indotti dalle scoperte su buchi neri, dall’osservazione planetaria di tempeste solari oppure da eccitate controversie quantistiche.
Il poker della visionarietà
La comunicazione estetica completa – con operatività artigiana, introiezione spirituale e patrimonio scientifico – il poker della visionarietà dell’artista. Il quale riconosce che «angeli e conoscenza sono opportuno veicolo di comunicazione senza la quale l’arte non si misura con la vera realtà corrente».
Consentendo alle installazioni, all’antologia movie, alla manualità rappresentativa, alla costruita effettualità spazio-temporale di confermare il processo artistico nel suo confezionamento compositivo, secondo il dettato concettuale dell’autore.