Francia, un congresso “quasi pari”: Faure si conferma segretario dei socialisti per 100 voti

  • Postato il 6 giugno 2025
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“Vittoria en trompe-l’oeil”, scrive stamattina Le Monde. “Una vittoria dal gusto amaro, ma una vittoria comunque”, aggiunge Mediapart. Al termine di uno scrutinio combattuto ieri, fino alle 22, i militanti socialisti hanno riconfermato Olivier Faure al posto di primo segretario, con il 50,9 % dei voti, contro il 49,1 % di Nicolas Mayer-Rossignol, sindaco di Rouen. Un risultato che più “quasi pari” di così non si può, con qualche centinaio di voti di differenza – che verrà ratificato al Congresso di Nancy dal 13 al 15 giugno –, e che segnala una profonda frattura interna mai sanata: i due si erano contesi la leadership del partito e il voto dei militanti già nel 2023 e il PS si era ritrovato già spaccato in due all’epoca, “al bordo dell’implosione – scrive sempre Le Monde –. È lo stesso film che si ripete oggi”.

Olivier Faure è stato eletto alla testa del PS per la prima volta nel 2018 in uno dei momenti peggiori per il partito, uscito esangue dai cinque anni di Eliseo di François Hollande e dalle catastrofiche presidenziali del 2017 (poi vinte da Emmanuel Macron), quando il candidato socialista, Benoît Hamon, ottenne un risicato 6% al primo turno. Ma la cui crisi ha forse raggiunto il fondo cinque anni dopo, quando Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, raccolse per il Ps solo l’1,75% al primo turno delle presidenziali del 2022.

I numeri parlano sempre: i militanti mobilitati al voto di ieri non erano neanche 40.000, lontano dai più di 200.000 iscritti del 2000. “Mai così pochi dal 1945”, faceva notare Patrick Kanner, presidente del gruppo Ps in Senato, intervenuto alcuni giorni fa su Public Senat: il partito, secondo lui, “è entrato in una logica crepuscolare”. Oggi Olivier Faure è al suo quarto mandato (meglio di lui hanno fatto solo François Mitterrand e Lionel Jospin, con cinque mandati ciascuno): “Grazie ai militanti che mi hanno rinnovato la loro fiducia – ha scritto su X, dopo la pubblicazione dei risultati, a notte inoltrata –. Sin da domani, continueremo il lavoro iniziato nel 2018 per un partito socialista ancorato al cuore della sinistra”. Faure conferma la sua linea orientata sul “rassemblement de la gauche”: il suo obiettivo dichiarato è di fare del Ps il “ponte” tra le diverse forze della sinistra, dalla social-democrazia tradizionale – incarnata soprattutto dall’eurodeputato Raphaël Glucksmann, fondatore del movimento Place publique – alla sinistra radicale – di François Ruffin, ex La France Insoumise (LFI) –, e di proporre una candidatura unica a gauche, insieme a ecologisti e comunisti, alle presidenziali del 2027, chiudendo le porte ad una candidatura comune con LFI, l’ala più estrema di Jean-Luc Mélenchon, che continua a consolidare la sua leadership sull’indignazione sociale e la giustizia fiscale.

Nicolas Mayer-Rossignol ha invece riunito i voti di tutti gli anti-Faure, quelli che non hanno mai perdonato al segretario generale di aver raggiunto la Nupes, la Nuova unione popolare ecologica e sociale nel 2022, sottomettendosi, a loro avviso, all’egemonia di LFI, come l’ex premier Bernard Cazeneuve che consegnò il tesserino. Mayer-Rossignol, che considera “contro natura” l’alleanza con LFI, difende una visione social-democratica più classica. Il suo obiettivo, espresso durante la campagna interna, è di costruire un “GPS”, un Grande partito socialista, “europeista, femminista, repubblicano, laico e universalista”, in grado di proporre una candidatura autonoma per l’Eliseo, capace di attirare anche un elettorato di centro-sinistra moderato: l’obiettivo è di raggiungere la soglia di 100.000 iscritti nel 2027.

La rielezione di Faure ha evitato la scissione, ma non ha sanato la frattura. È un “Congresso che non è servito a nulla – scrive ancora Le Monde –, che non è riuscito a prendere una decisione chiara sulla linea strategica dell’unione di sinistra, né ha dimostrato alcuna dinamica per il primo segretario. Ora i suoi margini di manovra all’interno del partito si stanno riducendo un po’ più di quanto avesse previsto”. I due uomini saranno costretti a convivere e a trovare un accordo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: le municipali del 2026 e le presidenziali del 2027. Il PS è a un bivio: fare il mediatore della sinistra o tornare ad essere una forza politica autonoma. Le questioni da discutere non mancano: salario minimo, tasse, politica migratoria, relazioni con l’Unione Europea, ambiente, riforme sociali. Per ora non c’è una linea direttrice chiara. Faure ha promesso una bozza di progetto per il partito entro l’estate.

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