Francia sull’orlo del buco nero istituzionale ed economico. L’analisi di D’Anna
- Postato il 6 ottobre 2025
- Esteri
- Di Formiche
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L’avvitamento istituzionale della Francia sembra inarrestabile. L’instabilità politica, che dal 2024 ha già visto succedersi tre governi, fa ora registrare il record di un esecutivo morto durante il parto.
Al culmine di una convulsa fase di gestazione per la formazione di una coalizione di governo, il neo primo ministro Sebastien Lecornu ha infatti presentato le dimissioni al presidente poche ore dopo avere annunciato la lista dei ministri del nuovo esecutivo. Un governo in crisi prima ancora di presentarsi all’Assembea Nazionale.
Dopo una raffica di forti critiche trasversali, la situazione si è fatta insostenibile dopo la dichiarazione del leader dei Repubblicani, Bruno Retailleau, appena confermato come ministro dell’Interno, che ha denunciato come “la composizione del governo non riflettesse la rottura promessa”.
Rimesso il suo mandato nelle mani del presidente, Emmanuel Macron, al quale non è rimasto altro che accettare le dimissioni, Lecornu ha affermato che “non ci sono le condizioni per governare. Gli interessi di parte hanno condannato in anticipo il governo”. Il Premier dimissionario ha rivendicato di aver “cercato di tracciare un percorso su questioni che erano state oggetto di blocchi”, come l’assicurazione contro la disoccupazione e la previdenza sociale, per “rilanciare la gestione congiunta” e “costruire una tabella di marcia” con un nucleo di proposte comuni da portare avanti.
Il suo è stato un mandato da Premier interruptus, il più breve della Quinta Repubblica francese con meno giorni trascorsi a Matignon. Nominato il 9 settembre scorso non ha retto neanche un mese.
Oltre a precipitare la Francia nel caos politico, l’ennesima implosione del governo ha suscitato reazioni dure anche dalle opposizioni.
Il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto il rapido scioglimento dell’Assemblea Nazionale: “Non ci sarà stabilità senza un ritorno alle urne.”
Dal fronte progressista, il leader di La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon ha chiesto venga messa all’ordine del giorno la destituzione di Macron, mentre il socialista Arthur Delaporte ha denunciato il “caos politico” causato da un governo “di breve durata”.
Il leader del partito presidenziale Rinascita ed ex premier Gabiel Attal ha parlato di “spettacolo deplorevole” da parte di tutta la classe politica.
Più che l’avvitamento istituzionale e politico, allarma la sempre più precaria situazione economica della Francia e la crescita esponenziale del suo debito pubblico.
Tra il rischio di recessione economica e il possibile intervento del Fondo Monetario Internazionale, cresce il timore che il “caso francese” possa innescare un’escalation inflazionistica-recessiva nell’ Eurozona.
Pur restando la seconda economia europea, le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale sono tutt’altro che ottimistiche e, con un debito che ha raggiunto nel primo trimestre del 2025 i 3.350 miliardi di euro, pari al 114 per cento del Pil, Parigi è già l’anello debole dell’Unione.
Mentre i mercati finanziari stanno mettendo sotto pressione l’assetto economico della Francia, il Presidente Macron sta affrontando il momento più difficile e delicato del suo secondo mandato, che scade nel settembre del 2027.
Dopo quattro governi dimissionari, l’Eliseo potrebbe avere davanti soltanto due alternative: tentare di insediare un ulteriore nuovo governo, auspicando una sorta di unità nazionale con tutti i partiti ai quali sta a cuore il destino della Francia, oppure dimettersi e dare modo ai francesi di scegliersi una nuova maggioranza presidenziale e governativa.
“In Francia, il provvisorio è eterno, anche se si suppone che i francesi amino il cambiamento”, sosteneva Honoré de Balzac, lo scrittore de “La Commedia umana” e delle “Illusioni perdute”.