Francia: si dimette Lecornu (il suo governo è durato una notte), per Macron è crisi politica senza fine
- Postato il 6 ottobre 2025
- Di Panorama
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Finisce in maniera ingloriosa il nuovo governo francese. Dopo appena 27 giorni dalla nomina, Sébastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni da Primo ministro (accettate dal Presidente Macron), stabilendo così il record assoluto per il mandato più breve nella storia della Quinta Repubblica francese.
Le dimissioni di Lecornu
La fine prematura del governo Lecornu assume contorni ancora più surreali se si considera che soltanto domenica 5 ottobre, l’Eliseo aveva annunciato con una certa solennità la nomina dei primi 18 ministri che avrebbero dovuto far parte del nuovo esecutivo.
Il primo Consiglio dei ministri era stato programmato per lunedì 6 ottobre, alla presenza del capo dello Stato, mentre martedì 7 ottobre Lecornu avrebbe dovuto pronunciare il suo discorso di politica generale all’Assemblea Nazionale. Un appuntamento che il Primo ministro aveva definito cruciale, consapevole della complessa situazione politica in cui il governo non disponeva della maggioranza all’Assemblea nazionale ed era già sotto la minaccia di una mozione di sfiducia da parte dell’opposizione.
Le dimissioni di Lecornu sono arrivate dopo il venir meno dell’appoggio di parte della maggioranza, in particolare dei centristi e di alcuni alleati della destra moderata, con il leader dei Repubblicani Bruno Retailleau che aveva criticato aspramente la composizione del governo, che non rispecchiava le promesse di rinnovamento (ben 12 ministri su 18 erano stati confermati).
L’opposizione aveva immediatamente criticato il governo, con Marine Le Pen che aveva definito le scelte dei ministri «patetica» e «identica» ai governi precedenti, mentre l’estrema sinistra di La France Insoumise aveva denunciato una «processione di ritorni».
La palla torna ora al Presidente Macron, che dovrà per la sesta volta in poco più di tre anni nominare un nuovo governo. Mentre l’Italia conosce livelli di stabilità politica mai avuti, la Francia sembra ormai aver preso il non invidiabile scettro di “Paese più instabile d’Eurpa”.
La crisi economica francese
La caduta lampo del governo Lecornu rappresenta solo l’ultimo episodio di una crisi politica ed economica che affonda le radici in problemi strutturali ormai cronici. Dal 2022, la Francia ha visto succedersi ben cinque governi in appena tre anni e mezzo, con un’instabilità che non ha precedenti nella storia recente del Paese.
Questa situazione di stallo permanente è il risultato diretto delle elezioni legislative del 2024, quando Macron decise di sciogliere il Parlamento dopo il boom dell’estrema destra alle europee, ottenendo però un’Assemblea Nazionale divisa in tre blocchi quasi identici numericamente: la coalizione di sinistra, i centristi di Macron e la destra di Marine Le Pen.
Nel frattempo, il debito pubblico ha raggiunto livelli record, toccando i 3.416,3 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2025, pari al 115,6% del PIL. Ancora più allarmante è la situazione del deficit pubblico, che nel 2024 ha toccato i 168,6 miliardi di euro, pari al 5,8% del PIL, quasi il doppio rispetto al limite del 3% fissato dai trattati europei.
Le proiezioni per il 2025 non offrono prospettive migliori, con un deficit previsto al 5,4%, mentre entro la fine dell’anno la Francia dovrà spendere 67 miliardi di euro solo per gli interessi sul debito.
Il peso degli interessi sul debito è ormai diventato la voce più rilevante del bilancio pubblico. Nel 2024 la spesa è stata di 60 miliardi, salirà a 66 miliardi nel 2025. Una traiettoria che rischia di soffocare tutte le altre voci di spesa pubblica, mentre il Paese è ormai entrato nel tunnel di una crisi politica senza precedenti nella Quinta Repubblica, la proverbiale luce, però, ancora non si vede.