Francia, nuovo attacco islamista: dieci feriti a Oléron. L’assalitore gridava «Allah u Akbar»
- Postato il 5 novembre 2025
- Di Panorama
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La Francia torna a vivere ore di paura dopo l’ennesimo attacco di matrice islamista. Questa mattina un automobilista ha investito deliberatamente diversi pedoni e ciclisti in più punti dell’isola di Oléron, sulla costa atlantica, ferendo almeno dieci persone, quattro delle quali in modo grave, prima di essere bloccato dalle forze dell’ordine. L’uomo, un 35enne residente nella zona, avrebbe gridato più volte «Allah u Akbar» ( Allah è grande) al momento dell’arresto, secondo quanto riferito dal procuratore di La Rochelle, Arnaud Laraize.
L’attacco è avvenuto lungo la strada che collega Dolus d’Oléron a Saint-Pierre d’Oléron, in una tranquilla area balneare frequentata da residenti e turisti. Le prime testimonianze raccontano di un’auto lanciata a grande velocità che ha travolto chiunque si trovasse sul suo percorso. «Ha agito in modo deliberato», ha dichiarato Laraize, confermando l’apertura di un’inchiesta per tentato omicidio. Il sospettato, già noto alla polizia per reati comuni, non risultava schedato come soggetto radicalizzato.
Secondo la gendarmeria e il ministro dell’Interno Laurent Nuñez, «una decina di persone risultano coinvolte». Cinque sarebbero ferite, tre in modo grave, e si trovano ricoverate in ospedali della regione in condizioni critiche. Le autorità mantengono la riserva sull’esatto bilancio, ancora in aggiornamento. L’isola è rimasta isolata per ore, mentre la zona del massacro è stata posta sotto sequestro. L’indagine è stata affidata alla Sezione di Ricerca (SR) di Poitiers con il supporto delle Brigate di Rochefort e La Rochelle. Al momento, la Procura Nazionale Antiterrorismo (PNAT) non ha ancora formalmente preso in carico il fascicolo, ma la dinamica e le parole del sospettato spingono gli investigatori a non escludere la pista jihadista. «Il movente non è stato ancora confermato», ha spiegato Laraize, «ma gli elementi raccolti richiedono una verifica approfondita sull’eventuale matrice ideologica».
Per la Francia si tratta dell’ennesimo episodio che rievoca la lunga scia di sangue legata al radicalismo islamista. Negli ultimi anni, il Paese ha conosciuto un susseguirsi di attacchi compiuti da singoli individui o piccoli gruppi che, pur non appartenendo formalmente a organizzazioni jihadiste, si sono ispirati alla propaganda dell’Isis o di al-Qaeda.
Dalla strage di Nizza del 2016, quando un camion falciò decine di persone sulla Promenade des Anglais, fino agli omicidi di Arras, Rambouillet e Conflans-Sainte-Honorine, la Francia continua a essere bersaglio privilegiato dell’estremismo religioso. Le ferite più profonde, tuttavia, risalgono alle stragi di Parigi del novembre 2015, quando un commando jihadista colpì simultaneamente il Bataclan, lo Stade de France e diversi locali della capitale. Fu una notte di terrore che provocò 130 morti e oltre 350 feriti, il più grave attentato sul suolo francese dalla Seconda guerra mondiale. Gli attentatori, affiliati all’Isis e addestrati in Siria, agirono in modo coordinato, segnando l’inizio di una nuova stagione del terrorismo europeo: meno organizzata ma più diffusa, capace di colpire ovunque e in qualunque momento.
Da allora, la Francia vive in uno stato d’allerta permanente, mentre la minaccia jihadista si è evoluta in forme sempre più frammentate, affidandosi a individui radicalizzati all’interno dei confini nazionali.
Gli analisti del Ministero dell’Interno avvertono da tempo che la radicalizzazione non si sviluppa più solo in contesti tradizionali come le carceri o le moschee estremiste, ma anche nel mondo digitale. Canali Telegram, forum chiusi e piattaforme criptate diffondono incessantemente contenuti di odio e video di propaganda, alimentando una radicalizzazione “domestica” difficile da intercettare. Secondo i dati ufficiali, oltre 8.000 persone sono attualmente schedate in Francia come potenzialmente radicalizzate, mentre più di 1.000 sono considerate ad alto rischio operativo.
Il nuovo attacco di Oléron conferma quanto fragile resti l’equilibrio interno del Paese, nonostante anni di riforme in materia di sicurezza e intelligence. Dopo l’uccisione del professore Samuel Paty nel 2020 e gli attentati del 2023, il governo ha rafforzato l’operazione Sentinelle, dispiegando migliaia di militari per la sorveglianza dei luoghi pubblici e di culto. Tuttavia, come sottolineano molti esperti, la minaccia “endogena” – fatta di lupi solitari radicalizzati via web o in circuiti marginali – rimane la più imprevedibile. «Ogni volta che un uomo urla “Allah u Akbar” e colpisce civili innocenti», ha dichiarato un ufficiale dell’antiterrorismo citato da Le Figaro , «la Francia è costretta a fare i conti con una ferita che non si rimargina mai». In attesa che la PNAT confermi la qualificazione terroristica del caso, l’attacco di Oléron si inserisce in un quadro nazionale di crescente tensione. Il ministro Nuñez ha invitato alla calma ma anche alla vigilanza, assicurando che «nessuna ipotesi sarà esclusa». Eppure, a quasi dieci anni dalle stragi del Bataclan e di Charlie Hebdo, la sensazione diffusa è che la Francia resti prigioniera di una minaccia che si rigenera continuamente, mutando forma ma non ideologia. Un terrorismo che non ha bisogno di cellule organizzate per seminare terrore: basta un’auto, un coltello e un urlo.