Francia, Lecornu avvia le consultazioni tra proteste e scontri di piazza
- Postato il 11 settembre 2025
- Di Panorama
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Mentre sullo sfondo continuano le proteste, è iniziato il tour de force del nuovo primo ministro francese, Sébastien Lecornu: da ieri ha iniziato gli incontri con le forze politiche per trovare degli «accordi» che garantiscano di preservare «la stabilità istituzionale» della Francia.
Gli incontri istituzionali
Dalle 8:00 di questa mattina, il neopremier ha continuato le consultazioni politiche. Nell’agenda di Lecornu sono stati inclusi dei bilaterali con il presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, e il presidente del Senato, Gérard Larcher, mentre le opposizioni saranno ricevute in un secondo momento.
Yaël Braun-Pivet, condividendo una foto in cui è insieme al primo ministro, ha scritto su X: «Il nostro Paese sta attraversando un periodo di sfide immense. I francesi si aspettano che uniamo le nostre forze piuttosto che enfatizzare le nostre differenze». Ma ha specificato che «spetta al Primo ministro creare questa dinamica e spetta ai deputati il compito di superare le divisioni».
Larcher, che incontrerà Lecornu più tardi, ha già dichiarato di aver «accolto con favore» la sua nomina.
Le prime reazioni politiche
L’avvertimento da parte del premier sulla necessità «di cambiamenti radicali, non solo nella forma e nel metodo, ma anche nella sostanza» non sembra aver attecchito sul popolo francese, che lo avrebbe accolto «con freddezza»: a rivelarlo è un sondaggio Odoxa-Backbone per Le Figaro.
Le reazioni alla nomina si moltiplicano. Se ieri Marine Le Pen l’ha definita «l’ultima cartuccia del macronismo» e Jean-Luc Mélenchon «una triste commedia», oggi è stato il turno di altri esponenti politici.
Raphaël Glucksmann di Place publique ha commentato: «È dal 7 luglio 2024 che il presidente della Repubblica pensa di avere ancora la maggioranza. È ora che capisca il contrario». Per il socialista Boris Vallaud, pur aperto al dialogo, «la nomina di Sébastien Lecornu è una delusione», vista la sua fedeltà a Emmanuel Macron. Ha sottolineato che «il campo presidenziale è stato sconfitto alle urne» e che «i francesi aspettano un cambiamento».
Le proteste del «Blocchiamo tutto»
L’Eliseo deve anche far fronte alle proteste: ieri la partecipazione al «Blocchiamo tutto» ha superato le previsioni, con quasi 200.000 persone in piazza.
Il ministero dell’Interno ha parlato di «596 raduni» e «253 blocchi» che hanno riunito «197.000 partecipanti». Secondo l’ultimo bollettino, 675 persone sono finite in manette, di cui 280 solo a Parigi.
I cortei hanno interessato l’intero Paese: da Marsiglia a Nantes, da Bordeaux a Rennes, fino a Parigi. I disagi hanno colpito il settore dei trasporti: cancellati 110 voli e fermi i treni nell’Ile-de-France e nel Sud-Ovest. Fra Tolosa e Auch sospeso il servizio ferroviario per «atti dolosi», mentre ci sono stati «tentativi di invadere diverse stazioni» tra cui la Gare du Nord di Parigi, Marsiglia e Montpellier.
A Gare du Nord la polizia si è scontrata con i manifestanti, mentre a Marsiglia ha usato gas lacrimogeni. Nella regione di Parigi, davanti ad alcune moschee, sono state trovate teste di maiale: la procura ha riferito che si tratta di «cittadini stranieri che hanno immediatamente lasciato il Paese».
Disordini anche oggi
Gli strascichi delle proteste si sono fatti sentire anche oggi. Alle 6:00 del mattino alcuni manifestanti si sono riuniti a Grenoble, mentre davanti al campus di Sciences Po ci sono stati disordini: 60 studenti incappucciati hanno bloccato l’accesso con bidoni della spazzatura e sventolato striscioni contro Macron.
Su X, il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha ringraziato «gendarmi, poliziotti, vigili del fuoco e funzionari statali che hanno affrontato le violenze con grande professionalità ed efficacia, garantendo al contempo la libertà di manifestare».