Francia, disagio giovanile e delitti: il governo pensa di vietare armi bianche e social network
- Postato il 13 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Quentin G., 14 anni, era andato a scuola con l’intenzione di uccidere. Quando, martedì mattina, è arrivato al suo college, il François Dolto di Nogent (nell’Alta Marna), aveva nello zaino un coltello da cucina di 34 centimetri. A qualche giorno dalla morte di Mélanie, 31 anni, l’operatrice scolastica che il ragazzo ha accoltellato durante il controllo della borsa, colpendola a ripetizione, emerge il profilo inquietante del quattordicenne, attualmente in custodia cautelare per omicidio (crimine per cui rischia una condanna a 20 anni di reclusione – e non l’ergastolo poiché è minorenne).
Dal primo interrogatorio degli inquirenti, è emerso che il giovane “non ha espresso alcun tipo di rimorso né di compassione per la vittima” e che è parso “completamente distaccato rispetto alla gravità dei fatti” compiuti: “Ha detto agli investigatori che voleva prendersela con una bidella, senza mirare ad una in particolare. Non sopportava più il comportamento delle bidelle in generale”, ha riferito il procuratore di Chaumont, Denis Devallois, in conferenza stampa. Durante il fermo, il giovane avrebbe quindi riconosciuto di essere uscito di casa con il “progetto” di fare quella mattina “più male possibile”: “Non mostra alcun attaccamento al valore della vita umana”, ha aggiunto il procuratore. Sembra che Quentin abbia deciso di passare all’atto dopo che, qualche giorno prima, era stato rimproverato da una bidella per aver baciato una ragazza all’interno dell’istituto. Non ha precedenti penali né per il momento emergono disturbi mentali.
Questa nuova tragedia in una scuola, riapre in Francia la pagina, mai chiusa, della violenza dei giovani. Appena ad aprile, in un liceo privato di Nantes, un quindicenne ha ucciso a coltellate una compagna di scuola e ferito altri tre ragazzi. A gennaio è morto un 14enne davanti al suo college, a Parigi, accoltellato da due ragazzi appena più grandi per aver rifiutato di consegnare loro il cellulare. Il governo aveva allora introdotto i controlli aleatori degli zaini all’ingresso degli istituti. Un sondaggio Elabe, pubblicato subito dopo il dramma di Nogent, ha rivelato che per l’87% dei francesi intervistati questo episodio riflette “un reale aumento della violenza dei minori” in Francia e che “non è un fenomeno marginale”. Il 79% dice di “temere per la sicurezza” dei propri figli, e il 71% ritiene che l’azione del governo non sia sufficiente.
Stando a François-Noël Buffet, sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno (il cui titolare è Bruno Retailleau, esponente di una destra dura e conservatrice), l’aumento della violenza tra i giovani è un dato reale, “non che aumenti in numero – ha spiegato intervenendo a Public Senat -, ma aumenta fortemente in intensità. Si è passati tra il 2016 e il 2024 da 39 a più di 130 omicidi”: il 57% dei quali compiuti con “armi bianche”. “La violenza tra i minori ha cambiato aspetto, è più radicale e più diffusa”, ha affermato Buffet. Il primo ministro François Bayrou ha proposto di introdurre i controlli di sicurezza nelle scuole col metal detector. Ha anche annunciato che i minori di 15 anni non potranno più acquistare coltelli su Internet: “Inaspriremo le regole. Imporremo massicce sanzioni finanziarie e divieti”, ha detto.
A sua volta, Emmanuel Macron ha promesso di vietare i social network ai minori di 15 anni e che lo farà in ogni caso in Francia, anche se l’Unione europea non dovesse pervenire ad una misura comune agli Stati membri. Si è dato un mese di tempo per riuscirci. Ovviamente il dramma di Nogent è stato cavalcato politicamente dall’estrema destra. “Non passa settimana senza che una tragedia colpisca una scuola, la causa è della desacralizzazione della vita e della banalizzazione dell’ultraviolenza, alimentata dall’apatia delle autorità pubbliche nel porvi fine”, ha reagito Marine Le Pen, leader del Rassemblement National. Sua nipote, Marion Maréchal, ha denunciato “il fallimento dell’autorità dello Stato”. Da parte loro, gli ecologisti, e altre voci della sinistra, chiedono una riflessione collettiva sulle cause profonde della violenza tra i giovani.
Al di là delle reazioni a caldo, degli annunci immediati e della percezione dell’opinione pubblica, la questione della violenza minorile e dell’influenza eventuale dei social va molto al di là dei divieti. E la Francia si spacca. Da parte loro, i docenti mettono l’accento sulle problematiche della “prevenzione” e della “salute mentale” dei giovani. Alcuni psichiatri puntano il dito contro i lockdown durante il Covid e l’incapacità del governo di reagire alla situazione, anche se il problema è anteriore alla crisi sanitaria. Secondo dati del ministero dell’Educazione, il numero di medici nelle scuole è in calo del 30% dal 2019. A inizio anno Santé Publique France aveva anche allertato sull’aumento dei pensieri suicidi nei giovani tra i 18 e i 24 anni (7,1% nel 2021, contro 3,6% nel 2010).
Anche sul divieto dei social sotto i 15 anni non c’è consenso. Per alcuni psichiatri il semplice divieto può risultare controproducente. Per non parlare delle difficoltà che Macron potrebbe incontrare a tenere la sua promessa: come fanno notare molti osservatori, non solo vietare i social a tutti i minorenni è un’operazione complicata da mettere in pratica sul piano tecnologico, ma i giovani troverebbero in ogni caso un modo per raggirare il divieto.
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