Francesco D’Onofrio è stato condannato a 11 anni di carcere in un importante processo alle infiltrazioni mafiose in Piemonte

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Il processo di primo grado sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel torinese ha condannato a 11 anni e 9 mesi di carcere Francesco D’Onofrio, ritenuto il boss di un locale mafioso del nord Italia e del Piemonte in particolare.

I giudici torinesi hanno ritenuto che D’Onofrio faceva affari illegalmente per conto di alcune cosche calabresi, in particolare quella di Sant’Onofrio, paese in provincia di Vibo Valentia. Nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia si legge che anche questa cosca è stata oggetto di indagini e condanne: “Il 2 luglio 2024, la Corte d’Appello di Catanzaro, nell’ambito del processo “Petrolmafie-Dedalo”164 in rito abbreviato, ha condannato 14 soggetti ritenuti “vicini” alle cosche MANCUSO di Limbadi, ANELLO di Filadelfia, BONAVOTA di Sant’Onofrio”.

D’Onofrio lucrava nel settore dell’edilizia e nell’immobiliare, ma era attivo anche nelle relazioni politiche. Si era infiltrato nel sindacato Cisl (nella sezione dei lavoratori dell’edilizia), che si è costituito parte civile durante il processo. Aveva potuto farlo grazie a un infiltrato, tal Domenico Ceravolo, ex sindacalista, che è stato condannato a otto anni e 10 mesi di reclusione.

La mafia in Piemonte è una realtà accertata da anni. La Dia spiega che “il contesto criminale della Regione è caratterizzato da un radicamento mafioso, a forte connotazione ‘ndranghetista, risalente storicamente ai fenomeni migratori interni degli anni ’50 del secolo scorso”. Inoltre “le cosche calabresi hanno sempre cercato di instaurare rapporti di commistione con i rappresentanti delle Istituzioni locali, delle professioni e dell’imprenditoria, creando quell’area grigia in cui l’esercizio del potere e il governo delle risorse del territorio è funzionale ad una logica di accrescimento non solo del capitale economico ma anche e soprattutto di quello sociale”.

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Quotidiano Piemontese

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