Francesca Rizzo, il podcast che racconta un pezzo d’Italia nel cuore di Bali
- Postato il 23 ottobre 2025
- Di Panorama
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La storia di Francesca Rizzo è anche la storia della sua famiglia, perché è con il marito Michele e la figlia Viola che ha deciso di mettersi in gioco, trasferendosi dall’altra parte del mondo, lasciando tutto per modificare la propria vita, per rincorrere quei sogni di cui è bello invaghirsi, ma altrettanto faticoso realizzare. E quel tutto era fatto di amicizie, di famiglia d’origine, di certezze economiche, come un lavoro d’oro in Publitalia che durava da quindici anni, e da cui Francesca ha ottenuto stimoli e risultati.
Nel 2016 lascia Publitalia, e insieme al marito inizia a lavorare nell’ambito degli investimenti immobiliari, mettendo proprietà su Airbnb. Nel frattempo racconta sui social la sua nuova avventura e nel 2019, visto il successo, creano un’accademia online, la “Francesca Rizzo Academy”, per insegnare come realizzareinvestimenti immobiliari in Italia.
Ma l’istinto di trasferirsi all’estero è sempre lì, presente
“Nel 2018 è nata nostra figlia Viola e in noi è iniziato a germogliare ancora più forte il seme dell’andar via dall’Italia per poterle regalare una prospettiva diversa, un futuro diverso, in una città che non fosse Roma, che seppur bellissima è molto complicata. L’idea di trasferirci, del resto, abitava in noi da diverso tempo, anche singolarmente. Grazie alla possibilità di lavorare da remoto, la prima scelta è caduta su Dubai, dove ci siamo trasferiti nel gennaio 2020, vendendo tutto, e portandoci dietro quattordici valige! Scelta non particolarmente felice, visto che da lì a due mesi sarebbe arrivata la pandemia. A Dubai hanno avuto un intervento sul Covid abbastanza drastico, con un clima militaresco. Coprifuoco alle otto di sera con sirene che suonavano ed elicotteri che spargevano schiuma e disinfettante. A giugno dello stesso anno, complici anche i quasi cinquanta gradi e un’umidità al limite dell’irrespirabile, abbiamo deciso di tornare in Italia, parcheggiando momentaneamente lì le famose quattordici valige! Quando in Italia si prospettava l’idea della seconda chiusura, siamo andati in Kenya, questa volta con una scelta azzeccata, dove abbiamo passato sei mesi bellissimi. Il Kenya, però non poteva essere la nostra meta finale. Avevamo aperto una piccola società a Bali, proprio con la finalità di trasferirci lì e il 18 marzo 2021, ci siamo trasferiti in quella che oggi è la nostra seconda casa.”
Perché Bali?
“La scelta di Bali è piuttosto curiosa. Io e mio marito Michele ci avevamo trascorso una vacanza nel 2016, quando a tutto avremmo pensato, tranne che trasferirci lì. Non c’era nemmeno piaciuta, probabilmente perché essendo l’isola molto grande, avevamo sbagliato il tipo di viaggio. Durante la pandemia a Dubai, scorrendo i vari video sul telefonino, ci siamo imbattuti in alcuni filmati di un ragazzo italiano che era rimasto bloccato a Bali. I suoi video, oltre a mostrare che nonostante la pandemia, là fosse tutto aperto, mettevano in evidenza tutta la meravigliosa natura di quell’isola. Così, nell’aprile 2022, ci siamo trasferiti a Bali, eleggendola meta dove mettere finalmente radici!
E recuperando le famose quattordici valige…
“Recuperando le quattordici valigie e iniziando a tuffarci nel vero mondo e nella vera culturaindonesiana. I balinesi sono molto accoglienti, ma devi saperti relazionare con loro: sono gentili e sorridenti con tutti, però i rapporti li costruiscono solo con persone di cui realmente si fidano, e pensano valga davvero la pena. Noi qui siamo chiamati “bulé”, termine con cui i locali si riferiscono agli stranieri, in particolare agli occidentali. Siamo riusciti a creare la nostra società immobiliare, costruendo villette e mettendole a reddito su Airbnb, coinvolgendo anche investitori italiani, per continuare e ampliare il nostro progetto. Progetto che grazie ai social è esploso!”
Siete stati dei “bulé” capaci di conquistare la fiducia dei balinesi…
“Noi qui abbiamo trovato una famiglia. Quando avevamo messo un post su Facebook per cercare un driver a Bali, ci hanno risposto in tantissimi e la cosa divertente è che si chiamavano tutti allo stesso modo! I nomi balinesi vanno in base all’ordine di nascita. I primogeniti si chiamano Wayan, i secondi Madè, poi Komang, Ketut e dopo il quarto si ricomincia da capo. Abbiamo scelto un po’ a caso, e quel “Komang” che ci è venuto a prendere il primo giorno all’aeroporto di Bali, è ora il manager di tutte le nostre ville. È diventato un vero fratello.
E in questi anni hai anche scoperto, a differenza della prima volta, di amare Bali…
“Decisamente sì, vivere Bali da locale è molto meglio che venirci in vacanza: è un posto con una qualità della vita altissima, ha strutture e servizi di ogni tipo, e un clima più che piacevole tutto l’anno. La sicurezza è totale, non c’è praticamente criminalità, si vive in modo molto tranquillo. Anche se io ho il cuore diviso in due, metà qui e l’altra metà in Italia.
Metà cuore che ha dato vita a “Bali Talks”
“Ho vissuto un periodo un po’ complicato qui a Bali, quasi una sorta di piccola depressionedovuta alla forte mancanza dell’Italia. Mi sentivo disorientata. Qui frequentiamo soprattutto persone straniere: mi mancava quel potermi esprimere nella mia lingua. Avevo bisogno di portarmi a Bali un pezzo d’Italia. Ho sempre avuto il pallino di fare la giornalista televisiva, e ho pensato di creare qualcosa che potesse riconnettermi con gli italiani, con la mia italianità che sentiva fortemente il bisogno di uscire e farsi sentire. “Bali Talks” è nata così: per dar voce a persone italiane, legate in qualche modo all’isola.”
Personaggi famosi, ma anche persone comuni
“Assolutamente, uno spazio tutto mio dove intervisto persone famose e non, scrittori, attori, viaggiatori, imprenditori, in qualche modo legati a Bali, che abbiano voglia di raccontarsi e condividere le loro vite fuori dal comune. Questa condivisione mi ha aiutato a superare il senso di isolamento che a volte si sente vivendo lontano dal proprio Paese e dai propri affetti. Ho intervistato Gianluca Gotto, Marisa Laurito, che ho scoperto essere appassionata di Bali dagli anni Ottanta, tanti imprenditori che hanno costruito qui realtà interessanti, o semplicemente persone con storie toccanti, esseri umani che hanno superato momenti difficili e che qui a Bali hanno ottenuto la loro rivincita.”
C’è una storia, tra le tante, che ti ha colpito particolarmente?
“Il primo in assoluto che ho intervistato, e a cui ho fatto fare da cavia, è stato mio marito,Michele Porinelli, ed è stato davvero emozionante. Lui ha una storia umana profonda esofferta. Ovviamente, il nostro legame, è stato svelato solo alla fine!”
In Bali Talks, ci sono molte altre storie. C’è la storia di Christian Giacobbe, che dopo un matrimonio fallito e una depressione, ha trovato a Bali, nella stand-up comedy la sua rinascita. C’è la storia di Darinka, donna esuberante e coraggiosa, che è tornata da Bali in Italia in autostop, inventandosi, per una maggior sicurezza, di essere la protagonista di un reality show seguita a distanza dalla sua troupe.
“Bali ci ha accolto in una maniera meravigliosa” – conclude Francesca – “tanto da farci sentirci quasi in debito. Abbiamo cominciato a sostenere un orfanotrofio locale, ed è una delle emozioni più forti che abbiamo provato. Ti fa ulteriormente capire quanto tu sia fortunato!”
E chissà se, visto il suo percorso tutt’altro che semplice, disseminato di momenti difficili, soddisfazioni e da emozioni contrastanti, Francesca non dedicherà una puntata di “Bali Talks” anche a sé stessa!