Forlì, i documenti dell’archivio storico (danneggiati dall’alluvione del 2023) devono trovare una nuova sistemazione

  • Postato il 28 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La parziale distruzione provocata dall’alluvione del maggio 2023. E poi, con la supervisione degli uffici periferici del Ministero della cultura (Mic), lo spostamento di quel che è stato possibile recuperare nel deposito di via Asiago, negli stabilimenti di Pievesestina della ditta Orogel società cooperativa agricola di Cesena. Per l’archivio storico comunale di Forlì non esistono certezze, al momento. Se non che il 6 agosto l’azienda cesenate dei surgelati – che ha ospitato il materiale archivistico – vuole ritornare in possesso degli spazi, così come prevede il contratto stipulato con il Comune. Interpellata da ilfattoquotidiano.it la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna “rimanda all’ufficio stampa del Mic” il quale risponde che “non rilascia commenti” sulla questione. A questo punto, preoccuparsi è molto più che una opzione.

“Il nucleo dell’archivio storico comunale, prima dell’alluvione costituito da oltre 5400 metri lineari di documenti, è composto da documenti a partire dal 1959. Fino al 2019. Con l’aggiunta di fondi residui tardo ottocenteschi“, spiega a ilfattoquotidiano.it Stefano Amaduzzi, responsabile dell’archivio: “Mentre la documentazione storica comprendente atti compresi tra il 1491 e il 1945 nel passato è stato depositato presso l’Archivio di Stato della città”.

L’archivio storico, è vitale per il procedere della macchina amministrativa. Atti fondamentali dell’ente, quali delibere di Giunta e Consiglio e registri, oltre che carteggio amministrativo vario. Considerando che oltre il 50% del materiale è stato recuperato in condizioni così precarie che è stato distrutto mediante incenerimento, con l’autorizzazione della Soprintendenza archivista e bibliografica dell’Emilia-Romagna. Con un danno documentale, rilevantissimo. Un esempio: nel recente caso di grave inquinamento delle falde nella zona di Carpena, a Forlì, non è stato possibile ricostruire la storia ambientale delle aziende sul posto, e l’indagine di Arpae è stata archiviata, senza responsabili.

Restano documenti per 2600 metri lineari circa, conservati in 607 contenitori. Dei quali 597 contenenti documenti archivistici e 10 documentazione della biblioteca comunale. Ai quali trovare una nuova sistemazione. In attesa del restauro e della riqualificazione del Convento Santa Maria della Ripa, nel quale l’accordo istituzionale – sottoscritto a febbraio 2024 dal ministro Sangiuliano, dal Direttore dell’Agenzia del Demanio dal Verme e dal sindaco di Forlì Zattini – prevede trovi spazio anche l’Archivio comunale.

La questione crea apprensione. Quel che è certo è che non sarà un’operazione agevole. Il 5 giugno il Comune ha pubblicato l’Avviso di “una consultazione preliminare di mercato per la conservazione del patrimonio congelato, finalizzata alla raccolta di informazioni e suggerimenti utili per la predisposizione della documentazione tecnico-economica di gara”. Il Comune, oltre a specificare che “la procedura non è finalizzata all’aggiudicazione di alcun contratto”, fornisce i dati tecnici. I requisiti ai quali rispondere per poter trovare soluzione al problema.

Innanzitutto la mole del materiale, subito dopo le condizioni nelle quali si trovano. Evidentemente precarie, dal momento che “l’integrità dei documenti risulta compromessa dalla permanenza in acqua fluviale e da detriti di origine fangosa”. Proprio per questo motivo “i documenti sono conservati in cella frigorifera tenuta a una temperatura di meno venti gradi centigradi o inferiore”. Infine le necessarie cautele per la fase del trasporto: “Il prelievo dei documenti e trasferimento, a cura di personale qualificato – scrive il Comune – dovrà essere eseguito con mezzi idonei dell’affidatario, dotati di sistema di controllo della temperatura tale da garantire un mantenimento dei valori della stessa pari a -20 gradi centigradi durante l’intero viaggio”. L’amministrazione di Forlì ha meno di due mesi per trovare una nuova sistemazione all’Archivio storico comunale. “Abbiamo proposto delle alternative, che però non rispondono ai requisiti richiesti dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna”, dice a ilfattoquotidiano.it Luca Uguccione, segretario generale del Comune. “Soprintendenza alla quale abbiamo chiesto, inutilmente, di poter usufruire del deposito di via Parri, a Cesena”, spiega.

Ma i consiglieri d’opposizione ritengono tardivi i tentativi dell’amministrazione comunale. “Non è facile né per dimensioni, né per contesto”, spiega a ilfattoquotidiano.it Fabio Morgagni consigliere comunale del Pd. “Nel nostro territorio le ditte attive nell’agro-alimentare non sono poche. Ma il numero si restringe in considerazione da un lato degli spazi richiesti e dall’altro della circostanza che l’utilizzo delle celle frigorifere per la conservazione dei materiali archivistici significherebbe in buona sostanza per molte, la sospensione totale delle attività consuete, produttive. Insomma la gran parte delle ditte non potrebbero permettere quanto fatto da Orogel”. La questione della sistemazione del materiale, costituisce un’emergenza. Aggravata dall’urgenza, evidentemente.

Ma continua ad essere senza risposta la richiesta di interventi al materiale conservato. “Finora sono stati posti in scongelamento ed asciugatura tramite liofilizzazione 51 cassette per l’archivio e 15 per la biblioteca”, ha spiegato nella seduta comunale del 10 giugno scorso l’assessora al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, Politiche Agricole, Emanuela Bassi. Secondo la stima della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna i danni subiti dai soli documenti archivistici e i costi per il loro ripristino mediante liofilizzazione, sanificazione e restauro ammontano a 8.235.000 euro. Ai quali vanno aggiunti 25mila euro per incarico restauratore, 300mila per scaffalature, strumenti informatici, arredi, fotocopiatrici, materiali di condizionamento e 3.538 per disinfestazione beni asciutti recuperati d’archivio.

Somme che non risultano disponibili, neppure in minima parte, nonostante il Comune abbia trasmesso in due occasioni, nel 2024, alla Regione Emilia Romagna agenzia ricostruzione e alle strutture periferiche del Ministero della cultura richiesta di finanziamento. “La struttura commissariale ha finora rimborsato le sole somme urgenze legate ai lavori di sgombero dell’archivio alluvionato e ai costi di congelamento dei documenti presso Orogel fino ad agosto 2025 per una somma di 140.104,80 euro”, ha spiegato ancora l’assessora Bassi. “Un ulteriore finanziamento di 400mila euro è stato impegnato per asciugatura dei registri di protocollo e loro digitalizzazione per un totale di 170.800 euro, per asciugatura di una parte di determine e delibere per 58.560 euro e per la digitalizzazione pratiche edilizie conservate presso l’archivio temporaneo di via Vassura per un totale di 170.507,32 euro”.

Evidenti le difficoltà degli adempimenti amministrativi, degli atti prodotti e dei rapporti con le varie istituzioni coinvolte. Difficoltà che permangono, dal momento che l’archivio conserva pratiche amministrative di ogni tipo. Necessarie, anche per rilascio di permessi, oppure per verificare situazioni in essere nel passato recente. I disagi riguardano soprattutto le pratiche urbanistiche, ma non solo. A gennaio scorso il Collegio provinciale dei geometri ha lanciato l’allarme: “Purtroppo oggi le ricerche di archivio sono alla base di tutte attività che riguardano il nostro patrimonio immobiliare”, ha dichiarato a Forlitoday.it il presidente Franco Maltoni: “Su compravendite, mutui, pratiche edilizie, richieste danni alluvione, l’impossibilità di consultare l’archivio è un ostacolo gravosissimo. Oltre 60 giorni per la ricerca protocolli e altrettanto per l’accesso agli atti solo per avere, nella maggioranza dei casi, una certificazioni di documentazione al momento non disponibile”. Per capire come finirà non rimane che aspettare. Ancora.

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Il Fatto Quotidiano

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