Foibe, Balleari: “I nostalgici del comunismo continuano a infangare la memoria dei martiri”

  • Postato il 3 febbraio 2025
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Genova. “Nonostante i passi in avanti percorsi, la tragedia delle foibe e dell’esodo continua ad essere infangata dai nostalgici dei regimi comunisti, attraverso azioni vigliacche tese ad infangare la memoria dei martiri. Il rispetto dei defunti, delle targhe e dei monumenti a loro dedicati deve essere la stella polare della democrazia. A distanza di ottant’anni, quella povertà di spirito caratterizzata da vigliaccheria e ignoranza, non può restare immutata”. È un passaggio del discorso di Stefano Balleari, presidente del Consiglio regionale della Liguria, in apertura della seduta solenne in occasione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe che si celebrerà il 10 febbraio.

Il riferimento implicito è agli atti vandalici, in particolare quelli a Genova contro la targa dedicata a Norma Cossetto, periodicamente danneggiata. “Bisogna ricordare questi italiani che scelsero di essere italiani due volte, è un ricordo per queste persone uccise in maniera barbara e che abbandonarono le loro terre per trasferirsi senza essere nemmeno bene accetti. Venivano catalogati in modo diverso da quello che erano, in realtà erano sfuggite a una strage –  sottolinea Balleari a margine -. Tutti i giorni si legge di atti vandalici sulle targhe a ricordo di questa strage, serve fare chiarezza e dalla chiarezza riusciremo ad affrontare il tema senza nessun mal di pancia. Sono passati molti anni ed è giusto che si parli di cose che prima non erano nemmeno menzionate sui libri di scuola”.

“In principio – riconosce Balleari – fu il regime fascista a imporre l’italianizzazione forzata di quelle terre, a discapito di un numero cospicuo di slavi che vivevano, perlopiù, in zone rurali. A seguito di questo processo, venne negata la tutela linguistica e culturale di chi abitava quelle terre e non era italiano. Ciononostante, la ferocia che si scatenò contro gli italiani in quelle zone per mano dei partigiani comunisti di Tito a partire dall’autunno del 1943, non potrà mai essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti. Le sparizioni nelle foibe o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con il fascismo“.

“La Liguria – ricorda il presidente del Consiglio regionale – fece egregiamente la sua parte, dando accoglienza ad oltre 8.500 esuli, organizzando centri di accoglienza sorti a Genova, così come nelle altre province, ad in particolare a Chiavari, ad Imperia e alla Spezia, facendo sorgere case comuni e dando vita a piccoli quartieri in cui gli esuli riuscirono a ricostruire una nuova identità, anche, e soprattutto, grazie ad un lavoro immane compiuto dall’Opera per l’Assistenza dei Profughi Giuliano e Dalmati”.

A tenere l’orazione ufficiale in aula è stato Davide Rossi, professore di storia del diritto dell’Università degli Studi di Trieste e nipote di esuli istriani, che lo scorso anno ha tenuto la lectio nella cerimonia al Quirinale: “Quest’anno la solennità civile del ricorso di innesta in un percorso importante. Sabato prossimo verrà inaugurata la capitale europea della cultura tra nuova Gorizia e Gorizia, un momento molto importante per queste terre perché si ricostruirà un tessuto collettivo lacerato alla fine del secondo conflitto mondiale. Lasciare un messaggi positivo di queste terre che oggi non hanno un confine politico e all’interno del contesto europeo possono trovare lo spirito di un secolo fa”.

La cerimonia si è conclusa con la premiazione dei vincitori della 23esima edizione del concorso regionale Il sacrificio degli Italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare la verità, impegnarsi per garantire i diritti dei popoli.

Autore
Genova24

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