Flotilla verso Gaza, Music for Peace scende dalle barche: “Ora la battaglia per un corridoio via terra”
- Postato il 15 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Music for Peace “scende” dalle barche e torna a portare la sua battaglia via terra. Questo è quello che in sintesi è successo nelle scorse ore a bordo della Global Sumud Flotilla, oggi in attesa di radunare i diversi convogli per fare rotta su Gaza. Una scelta condivisa con l’equipaggio e con tutto lo staff del Global Movimento to Gaza e che arriva dopo una attenta riflessione: Stefano Rebora nelle prossime ore farà rientro a Genova per continuare a lavorare per l’apertura di un corridoio umanitario verso la Striscia di Gaza, ma via terra.
A comunicarlo la stessa ong, in una nota stampa pubblicata sui social: “Abbiamo raccolto un’enorme quantità di materiali destinati alla popolazione civile della Striscia di Gaza: circa 500 tonnellate di generi di prima necessità, già stoccate presso la sede genovese dell’organizzazione. Un impegno straordinario che testimonia la forza della solidarietà di migliaia di cittadini, associazioni e realtà che hanno voluto contribuire a questo progetto. La popolazione di Gaza, da mesi sottoposta a un assedio disumano e a una crisi umanitaria senza precedenti, necessita con urgenza di un corridoio sicuro per ricevere aiuti vitali. In questo contesto, Music for Peace, ha scelto di intensificare le proprie azioni concrete per garantire che gli aiuti possano raggiungere chi ne ha più bisogno”.
Da qui la scelta di Rebora: “Stefano rientrerà a Genova per avviare le procedure necessarie all’apertura di un corridoio umanitario via terra. Questo permetterà di sollecitare una nuova fase del progetto, rafforzando le azioni concrete di sostegno alla popolazione palestinese. Si tratta di un passo fondamentale, che si affianca all’impegno per l’apertura di un corridoio via mare, con l’unico obiettivo di rompere l’isolamento e restituire speranza a una comunità stremata”.
Una scelta che, fanno sapere dal centro logistico di San Benigno, non smuove la convinzione e l’adesione al progetto della flotilla, ma che semplicemente riprende la via “tradizionale” dell’operato dell’ong, che in questi anni ha portato a termine più di 50 missioni umanitarie, costruendosi una “istituzionalità” preziosa quando si opera in determinate circostanze.
La notizia, però, ha chiaramente scosso la foltissima comunità che in questi giorni sta seguendo questa vicenda e che lo scorso 30 agosto ha portato in piazza il sostegno di oltre 50mila persone e sono in molti a chiedersi che cosa stia succedendo a bordo della grande flotta umanitaria. Pressioni internazionali? Squilibri di vedute? Frizioni interne? “Nessuna dietrologia – si legge sui social di Mfp – continuiamo a sostenere il progetto ma crediamo che sia più importante raddoppiare lo sforzo anche ‘terrestre’ per raggiungere l’obiettivo finale, vale a dire quello di rompere l’assedio a Gaza“.