Flotilla, l’equipaggio rischia arresto ed espulsione. Il diritto del mare e i precedenti con Israele

  • Postato il 1 ottobre 2025
  • Politica
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Arrestati per aver violato il blocco, infine subito rimpatriati su loro richiesta oppure detenuti per poi essere espulsi. È quanto rischiano da un punto di vista legale gli attivisti della Sumud Flotilla, nel caso in cui dovessero tentare di violare il blocco navale israeliano davanti al mare di Gaza.

Cosa rischia l’equipaggio di Flotilla

indicare i possibili scenari sono proprio i precedenti avvenuti negli ultimi mesi dopo gli altri i tentativi falliti della flotta umanitaria: l’ultimo si verificò nel luglio scorso quando l’equipaggio civile che era a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla – compresi due attivisti italiani e due deputate francesi – fu fermato dalle forze militari israeliane in acque internazionali.

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Flotilla, l’equipaggio rischia arresto ed espulsione. Il diritto del mare e i precedenti con Israele (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Gli attivisti vennero arrestati per aver tentato di violare il blocco della sicurezza marittima israeliana e si trovarono di fronte a due opzioni: firmare una dichiarazione per andare in aeroporto e lasciare subito il Paese, oppure essere arrestati e detenuti, andando poi di fronte a un giudice con rimpatrio forzato in pochi giorni giorni.

Un’operazione che risulterebbe indubbiamente più complessa con una Flottiglia composta da una quarantina di barche e oltre 500 persone. Per quanto riguarda i cittadini italiani in particolare, questi potrebbero essere puniti in Italia per ‘atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra’, secondo l’articolo 244 del codice penale.

La norma prevede la reclusione da sei a diciotto anni e, se la guerra avviene, è punibile con l’ergastolo. L’incognita invece resta la modalità con cui le forze dell’Idf potrebbero abbordare le imbarcazioni e fermare le persone a bordo.

Nel 2010 drammatico precedente della navi Mavi Marmara

In questo caso il più drammatico precedente è del 2010 e riguarda il caso della nave Mavi Marmara, verificatosi nel Mediterraneo in acque internazionali, quando la flottiglia dei pro Pal tentò di forzare il blocco.

Cinque delle sei navi furono abbordate con la forza e poste sotto controllo israeliano mentre l’equipaggio della Mavi Marmara subì l’assalto delle forze speciali dell’Idf cercando di difendersi con armi di fortuna.

In quello scontro dieci attivisti persero la vita. Fin da allora Israele ha rivendicato il proprio diritto all’utilizzo della forza contro chi tenta di violare lo sbarramento marittimo.

Manuale di Sanremo sul diritto internazionale

Una delle norme indicate è contenuta nel ‘Manuale di Sanremo sul diritto internazionale applicabile ai conflitti armati in mare’, del 1994, secondo cui se ci si trova in presenza di una imbarcazione che si dirige verso un’area sottoposta a blocco navale, è consentito intercettarla anche prima che raggiunga l’area sottoposta a blocco navale, se questi sono stati avvertiti in anticipo e se avevano lo scopo espressamente dichiarato di violare il blocco.

Inoltre Israele si rifà a norme del diritto marino che sarebbero applicate anche da Usa e Gran Bretagna, contenute nel ‘Manuale del Comandante sul Diritto delle Operazioni Navali’ della Marina statunitense, secondo cui un vascello può essere attaccato in alto mare quando intenda violare un blocco.

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Blitz

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