Flotilla, la testimonianza degli attivisti liguri: “Basta cazzeggio, mobilitarsi è un obbligo”

  • Postato il 6 ottobre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Nivoi Viani

Liguria. Applausi scoscianti e volti commossi nella sala del Cap di via Albertazzi per il ritorno di José Nivoi e Luca Viani, due dei tre genovesi tornati da casa dopo l’arresto illegale da parte del governo israeliano.

José, portuale del Calp e sindacalista dell’Usb si scusa perché “sono ancora incazzato nero” dice e comunque “passare da giornate intere in mare a giorni in un carcere israeliano usati come propaganda confonde la percezione della realtà e del tempo”.

José ha ricostruito il viaggio dalla Sumud, dall’organizzazione ai momenti di solidarietà come quelli messi in campo dai giovani pescatori di Porto Palo. Ha ricordato il primo momento difficile della missione, quando sono arrivati gli attacchi con i droni “anticipati dal ritornello della canzone degli Abba ’Sos’, una roba da psicopatici”.

Nivoi ha raccontato che la console israeliana aveva “atteggiamento succube di Israele”.  “E’ entrata in una cella con 25 persone in tailleur senza nemmeno una bottiglia d’acqua”. Poi ha chiarito che il fantomatico foglio in cui l’arrestato chiedeva l’espulsione immediata “non è stato portato dalla console in tutte le celle perché per esempio Pietro (Queirolo Palmas) voleva firmarlo ma non gli è stato portato”.

Momenti di tensione ci sono stati quando, dopo che era stato chiesto ripetutamente di “portare un medicinale per un compagno asmatico che stava male”, il farmaco “non solo non è mai arrivato ma solo arrivate invece la guardie swat armate”. Lì è nata una protesta nella cella “grazie a un ragazzo irlandese che ha cominciato a lanciargli le uova, perché abbiamo capito che erano così codardi che non avevano nemmeno il coraggio di spararci”.  L’appello di Nivoi è chiaro: “Basta cazzeggio, è fino anche il momento di dire: quello mi va bene, quell’altro no. Mobilitarsi per noi è un obbligo”.

“Il viaggio dal porto al carcere è stato il momento più pesante – ha spiegato Luca Viani – perché eravamo ammanettati e bendati, prima al caldo, poi improvvisamente al freddo senza poter bere acqua”. Viani ha chiarito di non far parte di “alcuna sigla sindacale o associazione, ma si essere stato reclutato in quanto esperto velista. Non ha mai avuto paura davvero per la sua vita “grazie al mio passaporto italiano e alle mobilitazioni in corso nel mio Paese, ma non mi sono mai sentito in pericolo, questo non vale per tutti i palestinesi detenuti che non hanno nessun console che li viene a trovare e non hanno nessuna tutela legale”

Deciso e senza fronzoli come sempre, Riccardo Rudino del Calp ha riassunto le due battaglie che il collettivo autonomo dei portuali intende portare avanti: “In primo luogo l’osservatorio permanente sul rispetto della legge 195/90 sul transito e il traffico delle armi dirette in porto. In secondo luogo, “chiediamo il fermo di ogni tipo di import export con Israele”. E il primo appuntamento di protesta è già stato fissato per venerdì 10 ottobre quando arriveranno due navi della Zim a Genova.

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Il Vostro Giornale

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