Flashdance, icona anni Ottanta, rivive a teatro: il musical in scena a Milano
- Postato il 8 ottobre 2025
- Di Panorama
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Nel 1982, ai provini per quello che sarebbe diventato uno dei film cult degli anni Ottanta, si presenta una ragazza diciottenne, studentessa di Yale, Jennifer Beals. Non sa ballare, ma è spontanea e semplice: tutti saranno d’accordo nel proclamarla la futura protagonista di Flashdance. Le scene ballate, sarebbero semplicemente, state fatte eseguire da delle controfigure, vere ballerine professioniste.
Probabilmente in pochi sanno che Flashdance, uscito nelle sale nel 1983 e diretto dallo stesso regista di “Nove settimane e mezzo”, AdrianLyne, è ispirato a una storia vera. La diciottenne saldatrice-stripper Alex, in realtà non è che l’alias di Maureen Marder, una donna che lavorava nel settore metalmeccanico, e che per pagarsi gli studi in una quotata scuola di danza, la sera ballava al Gimlets Bar, un locale notturno di Toronto. Tom Hedley, sceneggiatore della pellicola, riuscì subito a intravedere nella realtà di Maureen, un potenziale romantico dal finale incantevole. Fece firmare a Maureen la cessione dei diritti sulla sua storia, dando così vita ad Alex ma, soprattutto, a uno dei film sulla danza più famosi di tutti i tempi.
La storia di Alex, tramutata in versione musical, debutterà giovedì 9 ottobre, al Teatro Nazionale-Italiana Assicurazioni di Milano (unica città per il momento), rimanendo in cartellone fino a sabato 17 gennaio. Il musical, con la traduzione e l’adattamento di Franco Travaglio, sarà diretto da Mauro Simone, con le coreografie di Giorgio Camandona e la direzione musicale di Andrea Calandrini. Nel ruolo della protagonista Alex Owens, c’è Vittoria Sardo, 25 anni, ballerina professionista diplomata a Londra nel 2019 e alla “The Bernstein School Of Musical Theatre” nel 2022, con all’attivo partecipazioni a Grease, Chicago e West Side Story. Con lei sul palco altri diciannove splendidi performers, scelti tra quasi quattrocento candidature. “Quello di Alex è un personaggio che ti costringe a guardarti dentro e a fare i conti con i tuoi sogni e le tue paure – racconta Vittoria Sardo – con il regista stiamo cercando di mostrare tutte le sue sfaccettature emotive, sfumature molto più ampie e complesse rispetto al personaggio cinematografico.” Maniac, I love rock and roll, What a feeling (proposte rigorosamente nella loro versione originale), la famosissima “chair dance”, quella sedia su cui atterreranno litri d’acqua (riscaldata!) che ha fatto battere il cuore a generazioni intere, quella passione, quel bisogno di ballare di Alex che contagerà tutto il pubblico. Quelle icone degli anni Ottanta da cui lo spettacolo ha attinto gesti, atmosfere e lampi di movimento, quegli anni Ottanta che come declama Mauro Simone: “non sono solo un decennio: sono un’energia che esplode, un urlo di libertà, di colori, di eccessi.”
Come dice Alex nel film: “Tu esci… la musica attacca e tu cominci a sentirla… e anche il corpo comincia a muoversi da solo. So che può sembrare assurdo, ma dentro di te qualcosa fa click…”, quel click pronto a scattare ogni volta che si aprirà il sipario.