Firenze, “culla dello sfruttamento”. Agli Uffizi la protesta dei lavoratori della cultura: “Condizioni indegne”

  • Postato il 19 luglio 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel suggestivo Piazzale degli Uffizi a Firenze, i turisti in fila per accedere al museo osservano incuriositi degli individui con il volto coperto da maschere bianche: non sono gli artisti di strada mascherati da statue che si trovano spesso sotto i portici, ma i dipendenti dei principali musei e biblioteche statali di Firenze – da Palazzo Pitti alla Galleria dell’Accademia, dal Giardino di Boboli alla Biblioteca Nazionale –. Sono scesi stamattina nel luogo simbolo della bellezza e dell’arte fiorentina per denunciare condizioni di lavoro che definiscono “indegne”. Dietro allo striscione “Firenze, culla dello sfruttamento”, alzano dei cartelli con scritto “aumentano i turisti, calano i diritti” o “biglietti d’oro, salari da fame”.

Sono alcuni membri della neonata assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dei beni culturali fiorentini, molti dei quali impiegati dalla Dussmann, multinazionale italo-tedesca con circa 300 addetti tra appalti e subappalti nei siti culturali della città. Il presidio è stato convocato con il sostegno del sindacato USB Firenze e Pistoia, del collettivo Workers in Florence e del comitato nazionale “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, nato nel 2015 da un gruppo di giovani professionisti del settore che denunciano lo sfruttamento nel mondo della cultura. Presenti, anche per solidarietà, alcuni esponenti di Sinistra Progetto Comune e di Filcams Cgil.

Le maschere servono a tutelarsi da possibili ritorsioni: “Dussmann ha un atteggiamento intimidatorio nei confronti di questi lavoratori e di queste lavoratrici, che per lo più sono studenti con part-time involontario a 20 ore, prendono stipendi di 600, 700 euro al mese: in una città come Firenze dove con quella cifra non si affitta nemmeno una stanza”, spiega USB. L’unico a volto scoperto è un dipendente con contratto a tempo indeterminato, che racconta: “Ci sono errori nelle mie buste paga, registrano permessi che non ho richiesto, fanno sparire la maggiorazione del sesto giorno, e gli straordinari non vengono pagati”. I membri delle realtà sostenitrici leggono ad alta voce alcune delle testimonianze che gli sono state inviate: “I turni doppi mi vengono comunicati con meno di 24 ore di preavviso. La pausa pranzo salta e mi cronometrano anche i minuti in bagno. L’ambiente è dominato da tensione, mobbing e violenza verbale”.

USB ha raccolto e inviato le testimonianze via PEC alle istituzioni, dopo aver documentato e verificato demansionamenti, spostamenti di sede senza preavviso, ore mancanti in busta paga, condizioni di sicurezza precarie e continue violazioni contrattuali. “È un meccanismo consolidato – afferma il sindacato –. Anche la Galleria dell’Accademia ha riconosciuto parzialmente le criticità: presenze non corrispondenti, addetti mancanti e anomalie nei turni”. Il problema, però, è strutturale. Lo evidenzia anche un membro del Consiglio di Amministrazione delle Gallerie degli Uffizi, docente universitario e militante di “Salviamo Firenze” presente al presidio: “Serve e ci sarà un impegno più incisivo da parte dell’amministrazione degli Uffizi”. Qualche mese fa è stata inviata una lettera con toni incoraggianti, “ma quando i servizi sono esternalizzati non è facile garantire il rispetto dei protocolli”, e prosegue puntando il dito anche contro un modello turistico predatorio: “Con flussi simili i musei devono restare aperti il più possibile, organizzare eventi e aprire più sale, quindi serve più personale. Ma per risparmiare, si abbassano i costi, e quindi i diritti. Questo tipo di turismo ha bisogno di una classe di servitori”.

“Quasi tutti lavorano sotto il CCNL Multiservizi, contratto pensato per pulizie e sanificazione, che prevede 8 euro lordi all’ora: del tutto inadeguato per chi svolge funzioni di accoglienza, sorveglianza, assistenza e sicurezza nei luoghi simbolo della cultura italiana – spiegano le attiviste di Mi riconosci? –, è inaccettabile che in musei statali, sotto gli occhi del Ministero, si promuovano appalti al massimo ribasso – continuano –. Questi bandi sacrificano il lavoro e la qualità dei servizi pubblici”. Le richieste sono chiare: applicazione del contratto Federculture, più adeguato alle mansioni svolte, e fine del sistema di esternalizzazione. Un cambiamento possibile: al presidio ha preso la parola anche Gianluigi Pizzuti, rappresentante sindacale della Filcams Cgil e dipendente di Opera Laboratori Fiorentini presso l’Opera del Duomo, sito in cui la Dussmann non opera. Pizzuti ha raccontato che anche lì, in passato, le condizioni lavorative erano difficili, ma grazie a un’intensa mobilitazione sindacale e a un dialogo costante con la committenza, un anno fa è stato ottenuto il passaggio dal contratto Multiservizi al Federculture.

Lo stesso è avvenuto a Milano, dove, dopo due anni di scioperi e proteste, i lavoratori dei Musei Civici hanno ottenuto l’applicazione del contratto Federculture nel luglio 2025. “Lo stesso sta accadendo a Verona, Rimini, Pisa – aggiungono –. In molte città, grazie alla mobilitazione, le amministrazioni iniziano a inserire nei bandi l’obbligo di applicare il contratto di categoria”. “Non ci fermiamo qui, stiamo organizzando con i lavoratori e le lavoratrici, e le realtà del territorio fiorentino, un’azione in occasione della giornata dei musei gratis il 9 settembre”, anticipano da Workers in Florence.

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Il Fatto Quotidiano

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