Filmopoli, l’ultimo scandalo dei finanziamenti pubblici. Nel mirino dei pm ben 122 pellicole sospette. E tre film su quattro non hanno mai visto una sala

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Si chiama “Filmopoli” l’ultimo scandalo dei finanziamenti pubblici. Un pasticciaccio. In sintesi: sprechi e truffe sui film. Tre pellicole su quattro finanziate dallo Stato non hanno mai visto la sala cinematografica. Tra il 2022 e il 2023 ben 345 pellicole hanno ottenuto il cosiddetto “Tax credit”, un incentivo fiscale del cinema italiano. Un incentivo di per sé nobile per aiutare un settore in grave difficoltà. In altre parole: un aiuto concreto per consentire alle imprese di ottenere uno sgravio sulle tasse dovute allo Stato. Ma non tutte le imprese sono state alle regole. Sono spuntati i furbetti: hanno incassato e non hanno “girato”. Hanno imbrogliato. Hanno preso i soldi senza restituire pubblico e cultura. Hanno cavalcato un sistema che ha bruciato centinaia di milioni dei fondi pubblici: si va dai film fantasma ai flop registrati al botteghino. Un esempio: ”Prima di andare via”, film del regista Massimo Cappelli, costato 2 milioni di euro, ha ricevuto 669.461,35 euro di contributi ed è stato visto da 29 (ventinove) persone. Ma di esempi se ne potrebbero fare decine e decine. Il flop è gigantesco.

Il faro dei Pm sui fondi ai registi Vip

Il Ministero della Cultura ha denunciato numerose opere che hanno beneficiato del tax credit. Pellicole sospette per costi e documentazione carente o singolare. Altro esempio: un furbetto del set “Ciak, si mangia”, per avere il fondo statale ha allegato spese assurde come 80 mila euro per carta igienica. Ha incassato 4 milioni di contributi e fatto appena 13 mila euro al botteghino. I pm hanno sguinzagliato le fiamme gialle che stanno ora esaminando 122 casi sospetti. La sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha precisato: ”Sono stati attivati 185 accertamenti per un totale di 347 milioni di euro e confermo che abbiamo segnalato già 122 opere agli inquirenti”.

Il vizietto nato molti governi fa

Il sistema è datato. Dario Franceschini – ferrarese abituato un tempo a frequentare i concittadini Michelangelo Antonioni e Florestano Vancini – ha solo perfezionato l’andazzo (poi corretto dai successori Sangiuliano e Giuli). Il sistema ha sempre fatto acqua da tutte le parti tanto da diventare “una sorta di reddito di cittadinanza per cinematografari e uno speciale bonus di facciate per le case di produzione” (Mascheroni dixit). Ha dunque preso corpo una gara per favorire amici, parenti, bonazze, colleghi e varia umanità. Poche storie: i cast, fiero l’occhio e svelto il passo, si  sono trasformati in un generoso e incontrollato amichettificio. Allora è vero, come ama dire Sudario Franceschini, che “con la Cultura su mangia”.

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Blitz

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