Filippo Manni: “Volevo andare al cimitero a trovare mia nonna o a fare il bagno a mare”

  • Postato il 19 giugno 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Non volevo fuggire: volevo andare o al cimitero a trovare mia nonna, oppure a fare il bagno a mare”. Filippo Manni, il ragazzo di 21 anni che ucciso la madre a Racale (Lecce), agli inquirenti dopo il fermo ha spiegato che dopo il matricidio non voleva scappare. Intanto mentre le indagini dei carabinieri proseguono da alcune testimonianze è emerso che avrebbe rotto il parabrezza dell’auto con un pugno. A riferire l’episodio il carrozziere dove era stata portata la vettura per la riparazione, intervistato nel corso di Ore 14 su Rai 2, la trasmissione condotta da Milo Infante. Secondo le prime ricostruzioni sembrava che il giovane avesse fatto un incidente con l’auto.

“La madre aveva portato l’auto qui la settimana scorsa – ha detto il carrozziere -, non c’era stato alcun incidente ma il figlio aveva rotto il parabrezza con un pugno perché era arrabbiato. Non c’erano stati litigi, la madre era tranquilla, sono cose che succedono ma ‘che sia la prima e l’ultima volta” aveva detto la donna. Anche il giovane era passato nei giorni successivi, anche lui era sereno. “Erano entrambi tranquilli – continua il carrozziere -, nessuno se l’era presa a male, Filippo aveva detto che non pensava che il vetro si sarebbe rotto così facilmente. Era stato un gesto di rabbia? Non posso dirlo, per me era un ragazzo normale”.

Alla base del delitto non ci sono attriti particolari tra la mamma, separata e madre di tre figli, e il ragazzo. Recentemente c’erano stati conflitti sul suo percorso di studi in Economia, c’era stato un incidente stradale nel quale il giovane aveva danneggiato l’auto della famiglia e c’erano i soliti diverbi sul disordine in casa, sui mancati saluti, sul rincasare la sera a tarda ora. Ramanzine che il 21enne non voleva più ascoltare perché a lui interessava coltivare la sua passione per la musica e iscriversi ad un corso di chitarra, uno strumento che amava tantissimo.

La vittima lavorava da circa 20 anni nell’ufficio acquisti della Cnh Industrial di Lecce. “La ricordiamo profondamente legata alla sua famiglia”, dicono i sindacalisti della Cisl Maurizio Longo e Donato Congedo. “Teresa, aveva l’abitudine di abbracciare tutti prima dell’inizio della giornata lavorativa. Un gesto semplice, ma potente, che serviva a stemperare l’ansia di una giornata ricca di impegni e sfide. Teresa – raccontano – mostrava con orgoglio le foto dei suoi ragazzi dal cellulare, fiera dei traguardi che raggiungevano. Quante cene fuori dall’orario di lavoro, quanti incontri, a cui spesso portava i suoi figli quando erano più piccoli”.

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Il Fatto Quotidiano

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