Filippine, arrestato l’ex presidente Duterte su mandato della Corte penale internazionale: è accusato di crimini contro l’umanità
- Postato il 11 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La polizia nazionale filippina ha arrestato l’ex presidente Rodrigo Duterte nell’ambito di un’indagine della Corte penale internazionale (Cpi) con le accuse di crimini contro l’umanità per la sua campagna contro il narcotraffico costata la vita a migliaia di persone durante il suo mandato. Duterte, 79 anni, è stato arrestato a Manila dalla polizia nazionale su mandato della Corte penale internazionale, la stessa che ha emesso le richieste di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “L’Interpol Manila ha ricevuto copia ufficiale del mandato di arresto dalla Cpi – ha affermato il Palazzo presidenziale filippino in una nota – Al momento, è sotto la custodia delle autorità”.
Duterte è stato arrestato dopo l’atterraggio all’aeroporto internazionale di Manila, di ritorno da un breve viaggio a Hong Kong. Parlando domenica a migliaia di lavoratori filippini all’estero, l’ex presidente ha condannato l’indagine, definendo gli investigatori della Corte “figli di puttana” e affermando che avrebbe “accettato” l’arresto nel caso fosse stato il suo destino. Le Filippine hanno abbandonato il tribunale con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi, nel 2019 proprio su iniziativa di Duterte, ma la Corte ha sostenuto di avere giurisdizione sugli omicidi prima del ritiro, così come sugli omicidi nella città di Davao quando Duterte era sindaco, anni prima che diventasse presidente. Le indagini, avviate a settembre del 2021 e sospese due mesi dopo quando Manila disse di aver riesaminato centinaia di casi di morti per mano di polizia, sicari e vigilanti, sono ripartite a luglio del 2023. Sull’ex presidente Duterte pende l’accusa di “crimine contro l’umanità per omicidio”: le associazioni per i diritti umani stimano che durante la repressione del narcotraffico decine di migliaia di uomini, per lo più poveri, siano stati uccisi da militari e vigilantes, spesso senza prove che fossero legati ai cartelli della droga.
Il presidente Ferdinand Marcos ha detto più volte che non avrebbe collaborato all’indagine. Ma il sottosegretario dell’Ufficio delle comunicazioni presidenziali Claire Castro ha riferito domenica che se l’Interpol “avesse chiesto l’assistenza necessaria, il governo sarebbe stato obbligato a seguirla“. Duterte è ancora molto popolare nelle Filippine tra coloro che hanno sostenuto le sue soluzioni brutali contro la criminalità, raccogliendo ancora un notevole consenso politico.
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