Figlia della vittima di femminicidio: «8 marzo giorno più triste»

  • Postato il 7 marzo 2025
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Figlia della vittima di femminicidio: «8 marzo giorno più triste»

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Intervista alla figlia della vittima di femminicidio compiuto l’8 marzo di tre anni fa a San Leonardo di Cutro

CUTRO – «Per me la festa della donna non esiste. Le donne bisognerebbe festeggiarle tutti i giorni, non solo l’8 marzo. Sarà sempre il giorno più brutto della mia vita». Rosaria Ribecco parla da Genova ma il suo pensiero è a San Leonardo di Cutro, all’indomani della sentenza con cui suo padre, Alfonso Diletto, è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per aver ucciso, proprio nel giorno della festa della donna di tre anni fa, l’ex moglie Vincenza.

ROSARIA RIBECCO, FIGLIA DI VINCENZA RIBECCO, UCCISA DAL MARITO

Vincenza Ribecco, la madre di Rosaria, che ormai ha ottenuto il cambio del cognome. Ha scelto il cognome della madre perché tutto quello che lei e suo fratello Domenico sono lo devono a lei. Di suo padre, invece, dice che è un “mostro”. Le vessazioni andavano avanti da una vita. Sua madre era “troppo buona” e ritirò perfino una proposta di ammonimento nonostante quella vita da incubo, fatta di maltrattamenti, di botte, di insistenze da parte di quell’uomo che non accettava che lei volesse separarsi. Vessazioni che andarono avanti fino alla tragedia di tre anni fa. Proprio a suo fratello toccò fare la triste scoperta al rientro a casa, quel tragico pomeriggio, tanto che gli caddero sul pavimento le mimose che aveva comprato per sua madre.

Ha seguito anche il processo in Cassazione?

«Sono contenta di aver vinto e di aver lottato per arrivare all’ergastolo. Sono andata anche a Roma, in udienza. A differenza di quanto è accaduto in altre cause simili, io ce l’ho fatta. Ma mi sento lo stesso sconfitta. Mia madre è morta e non tornerà più. E mio padre morirà in carcere. Il messaggio che voglio lanciare è che si deve credere nella giustizia. Ma non si dovrebbe proprio arrivare a questo. Che un uomo possa uccidere la madre dei propri figli è la cosa più orribile che una figlia possa vivere».

Ha rimpianti?

«Ho molti rimpianti. Il più grave di tutti è quello di non aver saputo fermare prima mio padre, ritenendo che non avrebbe mai fatto quello che ha fatto. Sono stata sciocca e ingenua».

Che ricordi ha di sua madre?

«Mia madre era la donna più dolce del mondo. Mi manca perché era l’unica persona che, che anche se a distanza, riusciva a farmi sentire amata e protetta più di chiunque altro. La mamma è l’amore più grande che ogni essere umano può vivere. Dovrebbe essere eterna. Nessun uomo, neanche i figli e i parenti, potranno rimpiazzarla. La sua voce mi chiamerà sempre, tutte le notti, e non la dimenticherò mai. Spero in un’altra vita di riincontrarla per chiederle scusa perché non ho saputo proteggerla come ha fatto per trent’anni lei con me».

Perché il cambio di cognome?

«Sono figlia di un mostro. Il cognome l’ho cambiato per potermi chiamare come lei. Ma nel mio sangue scorre anche quello di un mostro e neanche il cognome potrà mai cambiare questo».

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