Figc, un tesserato dell’associazione arbitri ha chiesto a Giuliano Amato di aprire un procedimento contro Gravina
- Postato il 27 novembre 2024
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un tesserato dall’Associazioni italiana arbitri (Aia) ha presentato un’istanza all’ex premier Giuliano Amato, che oggi è tra le altre cose garante del Codice della Disciplina Sportiva, per chiedere l’apertura di un procedimento nei confronti di Gabriele Gravina, il presidente della Federcalcio. La notizia, riportata dall’Ansa, smuove ancora di più le acque in vista del prossimo 3 febbraio, giorno in cui è stata convocata l’assemblea per eleggere il nuovo numero 1 della Figc. Come anticipato da ilfattoquotidiano.it, è in gioco la possibile discesa in campo di Alessandro Del Piero, grande nome che ha già acceso l’entusiasmo di giornali e tifosi. Ma oltre al fronte politico c’è quello giudiziario, che forse preoccupa ancora di più Gravina, perché può essere la leva decisiva per chi – all’interno del mondo del pallone – vuole provare a evitare una sua rielezione, ad oggi scontata.
La denuncia del tesserato Aia infatti si riferisce espressamente all’indagine per la famosa compravendita di libri antichi e la presunta provvigione sui diritti tv della Serie C. Gravina è accusato di autoriciclaggio, ma la vicenda penale è complessa e il presidente Figc ovviamente è innocente fino al terzo grado di giudizio. Sul piano sportivo però, la Procura federale non si è mossa. L’istanza presentata ad Amato lamenta “la violazione dei doveri di lealtà e correttezza scolpiti dall’art.2 del Codice di comportamento sportivo del Coni”. Il garante del Codice della Disciplina Sportiva, verificata l’assenza di procedimenti in atto e la fondatezza della denuncia, può segnalare la vicenda all’organismo preposto o, in caso di mancato adempimento, erogare sanzioni, dalla semplice censura fino addirittura alla decadenza.
La giustizia sportiva ha tempi e principi diversi da quella ordinaria. Non serve necessariamente aspettare la condanna penale per la sanzione sportiva. E dalle inchieste giudiziarie e giornalistiche sono emerse circostanze oggettive, cristallizzate dalle pesanti valutazioni del Tribunale del Riesame. Ad esempio, i rapporti privati intrattenuti da Gravina con alcuni fornitori del pallone, ad esempio il defunto Marco Bogarelli, da cui accettò un prestito di 350mila euro mentre questi era advisor della Lega Pro. Oppure l’operazione delle opzioni sui libri, che il Collegio ha ritenuto “evidentemente orchestrata” da Gravina. E ancora, le svariate consulenze, rivelate dal Fatto, tutt’ora in essere, firmate dalla Figc con Assist Group di Gianni Prandi, lo stesso imprenditore che con la sua società inglese Ginkgo si era interessato alla collezione del presidente, pagandogli di fatto 200mila per non acquistare i volumi.
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