Fidanzatini di Policoro: «Tac evidenzia schegge metalliche nei corpi»

  • Postato il 7 novembre 2025
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Fidanzatini di Policoro: «Tac evidenzia schegge metalliche nei corpi»

Fidanzatini di Policoro, contestati dal legale della madre di Orioli i risultati della Tac: «in entrambi i corpi ci sono schegge metalliche». Si chiede una nuova riapertura delle indagini.


MATERA- Non è vero che la Tac effettuata 15 anni orsono sui corpi di Luca Orioli e Marirosa Andreotta ha escluso la possibilità di una morte violenta dei due fidanzatini di Policoro. A sostenerlo è l’avvocato della madre di Orioli, Olimpia, che nelle scorse settimane ha inviato alla procura generale presso la Corte d’appello di Potenza una richiesta di riapertura delle indagini e di avocazione delle stesse per presunte inadempienze da parte dei pm di Matera che negli anni si sono occupati del caso. 

In una nota diffusa ieri da Fiumefreddo si parla di «elementi choc» che rimetterebbero in discussione la tesi della morte per un banale incidente domestico dei due ragazzi trovati morti a marzo del 1988 nell’abitazione di lei.  L’avvocato denuncia una serie di anomalie nelle due riesumazioni delle salme disposte dai pm di Matera, c avrebbero «impedito all’autorità giudiziaria di accertare la reale causa della morte dei ragazzi, violando le più elementari regole della tanatologia forense».

FRAMMENTI METALLICI E ORGANI ASSENTI NEI CORPI

 Tra gli elementi di maggiore rilievo segnalati da Fiumefreddo c’è la presenza, in entrambi i corpi, di «formazioni a densità metallica, descritte nei referti Tac, e che sarebbero compatibili con frammenti di proiettili o comunque con schegge metalliche riconducibili ad un corpo contundente, rinvenuti sulla coscia di Luca e sulla nuca di Marirosa». «Un dettaglio  di straordinaria importanza – secondo il legale – mai approfondito, che oggi grazie alle moderne tecniche di microtomografia, analisi metallografica e radiologia forense 3D può e deve essere riesaminato».

L’avvocato stigmatizza, poi, un’altra circostanza già emersa in occasione delle precedenti riaperture delle indagini. Ovvero «la mancanza di organi fondamentali: tutti gli organi del collo, incluso l’osso ioide e la laringe, essenziali a quel tempo per diagnosticare lo strangolamento; gli organi toracici e addominali (cuore, polmoni, fegato, reni), inspiegabilmente assenti; e perfino un corpo vertebrale differente per ciascuna vittima (D11 per Orioli, L3 per Andreotta)». «Assenze non compatibili con alcuna prassi autoptica nota», prosegue il legale, per cui «è innegabile  che qualcuno abbia impedito che si accertasse la verità».

L’ACCUSA DI DEVIAMENTO E LA RICHIESTA DI NUOVI ACCERTAMENTI: SCHEGGE METTALLICHE NEI CORPI DEI FIDANZATINI DI POLICORO

«L’assenza del principali organi e reperti non può essere frutto di negligenza», ha insistito Fiumefreddo. «Rappresenta piuttosto un inquietante tentativo di deviare il corso della giustizia». Di qui la richiesta «di disporre nuovi accertamenti con le più avanzate tecniche forensi micro-Tac, Dna ambientale, spettrometria di massa, radiologia digitale, fotogrammetria 3D, e riesame balistico dei frammenti metallici, da affidare ad un collegio multidisciplinare, preferibilmente militare». «Dopo decenni di silenzi, lo Stato ha oggi il dovere di restituire verità e dignità a due giovani vite spezzate e a una madre che non ha mai smesso di chiedere giustizia», conclude l’avvocato.

LA POSIZIONE DELLA FAMIGLIA ANDREOTTA

Nei giorni scorsi, prendendo ancora una volta le distanze le iniziative di Olimpia Orioli e del suo avvocato, la famiglia Andreotta ha parlato di «fumo negli occhi all’opinione pubblica con l’obiettivo di mantenere vivo il dibattito sulla tragica vicenda da parte di chi non accetta le conclusioni scientifiche a cui sono pervenuti i consulenti medici del Tribunale di Matera». La famiglia Andreotta ha anche evidenziato che agli esami autoptici effettuati nel 2010 hanno partecipato anche i consulenti tecnici indicati da Olimpia Orioli, «che hanno condiviso l’assenza di lesioni traumatiche e l’esclusione dell’ipotesi di una morte da causa violenta». Esami che «non lasciano spazio a diverse diagnosi o ad altre ipotesi se non un evento accidentale non riconducibile in assoluto all’attività di terzi».

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