Fidanzatini di Policoro, spuntano documenti inediti
- Postato il 24 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Fidanzatini di Policoro, spuntano documenti inediti
Nuovo capitolo sul caso dei fidanzatini di Policoro trovati morti nel marzo del 1988, spuntano documenti inediti. Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli, non ha mai creduto ad una morte accidentale.
La notte del 23 marzo del 1988 vengono rinvenuti senza vita, in una vasca da bagno di una villetta di Policoro, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, due studenti ventunenni. All’inizio tutti pensano che si sia trattato di una fatale folgorazione elettrica. Dopo qualche mese, invece, nascono i primi sospetti, e qualcuno inizia a parlare di omicidio. Gli inquirenti di Matera ipotizzarono che Marirosa fosse svenuta per prima, colpita dal gas mentre faceva la doccia. Luca, accorso per soccorrerla, sarebbe rimasto a sua volta vittima delle esalazioni. Una tesi che portò alla chiusura delle indagini, ma che con gli anni non ha mai smesso di sollevare dubbi. Già nel 1989 il giudice istruttore Michele Salvatore chiese ulteriori accertamenti, non convinto dell’ipotesi accidentale. Qualche anno più tardi anche l’allora pubblico ministero Luigi De Magistris arrivò a parlare di un possibile «duplice omicidio dei fidanzatini».
Nonostante queste ombre, la versione del monossido è rimasta la più accreditata nei fascicoli giudiziari. Eppure, da subito, qualcosa non convinse tutti. Soprattutto la madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli, che a questa versione non ha mai creduto e, ancora oggi, a 37 anni di distanza non smette di chiedere di riaprire le indagini. “Ho provveduto al deposito, presso la Procura generale della Repubblica di Potenza, di ulteriore documentazione assolutamente inedita per le indagini sulla morte dei due ragazzini di Policoro”. Nella giornata di ieri lo ha annunciato, in una nota stampa, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, per conto di Olimpia Fuina.
FIDANZATINI DI POLICORO, IL RITROVAMENTO DEI DOCUMENTI INEDITI
Secondo la giustizia italiana, a causare la morte dei due ragazzi fu una folgorazione o un’intossicazione da monossido di carbonio. Una versione che Olimpia Fuina non ha mai accettato, continuando a sollecitare accertamenti: negli anni si è giunti alla riesumazione dei corpi e a una perizia che, pur senza prove definitive, ipotizzò anche l’omicidio. Per questo, ad agosto, l’avvocato Fiumefreddo ha presentato un’istanza alla Procura generale di Potenza per chiedere l’avocazione delle indagini, dopo l’ennesimo rigetto dell’istanza di riapertura da parte della Procura di Matera. “Sorprende, invero – ha scritto Fiumefreddo – che l’Autorità competente non abbia, di sua iniziativa in questi lunghi anni, provveduto ad acquisire la detta documentazione di straordinaria rilevanza per fare luce sul duplice omicidio.
Si tratta – ha sottolineato – di una annotazione della Guardia di Finanza, al tempo delegata come polizia giudiziaria, dal pubblico ministero, Luigi De Magistris (all’epoca in servizio a Catanzaro, ndr), in cui si riassumono le sommarie informazioni testimoniali rese al magistrato nell’ambito della indagine ‘Toghe lucane’”. In particolare, il legale ha spiegato che si tratta di “testimoni, tra i quali anche un ufficiale dei Carabinieri, altri militari dell’Arma, nonché di persone direttamente a conoscenza dei fatti, che hanno esplicitamente indicato la pista omicidiaria offrendo fatti, nomi e circostanze”. Dopo 37 anni il caso continua a tenere banco.
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Fidanzatini di Policoro, spuntano documenti inediti