Ferrari, il sogno elettrico si spegne: Elkann frena e la Borsa punisce Maranello
- Postato il 9 ottobre 2025
- Di Panorama
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Nel mondo di Maranello tutto corre veloce. Anche quando si va in retromarcia. Al Capital Markets Day,il presidente John Elkann ha parlato con entusiasmo del futuro del Cavallino Rampante. Più ricavi, più dividendi, più buyback. E, per non farsi mancare nulla, una bella frenata sull’elettrico. Il risultato? Un buco da oltre 12 miliardi di euro in Borsa, con il titolo Ferrari che ha perso il 14% in una sola giornata, affondando sotto i 350 euro. La caduta porta in rosso (ma in un tonalità che a Maranello non piace) il bilancio dell’anno considerando che il 2 gennaio il titolo valeva 409 euro. Una delusione che ricorda molto da vicino quelle collezionate quest’anno sui circuiti di F1 solo parzialmente compensati dal trionfo alla 24 ore di Le Mans
La beffa dei numeri perfetti
Il paradosso è servito: l’azienda ha migliorato le stime per il 2025, promesso ricavi da 9 miliardi entro il 2030, un margine lordo da almeno 3,6 miliardi, guadagni da maison di moda più che una fabbrica di automobili e un pacchetto per gli azionisti da 7 miliardi tra dividendi e buyback.
Eppure Piazza Affari prima e Wall Street dopo (le due Borse che ospitano il titolo) hanno girato i tacchi. Gli investitori, si sa, sono diffidenti: se li coccoli troppo con risultati “fuori scala”, fuggono. Si convincono che da qualche parte deve esserci la fregatura. John Elkann ha imparato a sue spese che volare alto è rischioso, specie se vuoi convincere il mercato che costruire un’automobile d’avanguardia, con tutta la complessità industriale e tecnologica che questo comporta, sia la stessa cosa che fabbricare una borsetta o un foulard. Con un P/E di 46,6 volte, una capitalizzazione da 74 miliardi di dollari e multipli da alta moda parigina, Ferrari era entrata nel salotto buono del lusso. Ma adesso il tappeto rosso sembra tirato via.
La “ritirata strategica” sull’elettrico
E qui arriviamo al cuore della faccenda: la “Ferrari Elettrica”, la prima auto a batteria della Rossa. Un progetto che doveva essere la rivoluzione, la scossa, la folgorazione sulla via di Maranello. Invece, s’è rivelata un’incubo. Nel 2022 si parlava di una gamma 100% elettrica al 40% entro il 2030. Ora invece la musica è cambiata: solo il 20% sarà full electric, il resto un cocktail di benzina e ibrido. Tradotto: l’elettrico sì, ma solo se non disturba troppo il rombo del V12 che secondo Enzo Ferrari era l’architettura perfetta: un motore potente, elastico, generoso. . Un’auto elettrica con il sound sintetico? Giammai. Piuttosto una finta elettrica, ma col cuore caldo. La “Elettrica” arriverà, certo, ma senza troppa fretta. Nel frattempo, Ferrari si affida a quello che sa fare meglio: tirare fuori modelli in edizione limitata, venduti a clienti già in lista d’attesa, che non guardano la CO2 ma il Cavallino sul cofano. Una vera rivoluzione, ma al rallentatore.
La sindrome da Hermès
Il problema è che il presidente Elkann e l’amministratore delegato Vigna si sono fatti prendere un po’ la mano. Hanno smesso di pensare alla Ferrari come una casa automobilistica e hanno iniziato a vestirsi da brand del lusso. I numeri lo confermano: ROE (Ritorno sull’Investimento) al 46%, margine operativo oltre il 30%, crescita dell’utile per azione del 17,8% medio annuo. Tutto magnifico. Peccato che questi numeri, nel mondo spietato degli investitori, valgano solo fino alla prossima trimestrale. E se solo un forecast appare conservativo – come hanno fatto notare gli analisti di Citibank – allora giù bastonate. Perché quando hai promesso la Luna, il mercato pretende almeno il Sole
Una marcia indietro da campioni
Il titolo è crollato, le medie mobili si sono girate al ribasso, e i livelli chiave di supporto sono caduti come birilli. Sotto quota 400 euro non c’è più il tappeto rosso, ma la ghiaia. Come quella che impantana le monoposto che vanno fuori pista impedendo di tornare in gara. E se si scende sotto i 345, si potrebbe andare a testare la pericolosissima zona dei 300 euro. Altro che giro veloce. E non va meglio a casa Agnelli: Exor, la holding che controlla Ferrari, ha perso il 10% ad Amsterdam, travolta dall’effetto boomerang. John Elkann, che sembrava pronto a brindare con lo champagne, si ritrova a dover spiegare come mai una strategia “rivoluzionaria” sia stata accolta come un passo falso. Forse perché, scrivendo il nuovo piano industriale la vernice rossa, uscita in abbondanza, ha imbrattato il foglio.
Aspettando novembre
Ora tutti gli occhi sono puntati sulla trimestrale del 4 novembre: si attendono ricavi in crescita del 5% e un margine da 475 milioni. Ma, a giudicare dall’umore dei mercati, non basteranno altri numeri record. Ci vorrà un po’ di magia, un colpo da illusionista. Oppure, chissà, un rombo vero. Di quelli che fanno girare la testa ai pedoni. E il futuro, si sa, non aspetta. Nemmeno se porta il Cavallino sul cofano.