Ferrari 275 GTB: un fascino da star
- Postato il 31 luglio 2025
- Auto D'epoca
- Di Virgilio.it
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Ci sono periodi in cui tutto sembra possibile. L’Italia dei primi anni Sessanta è uno di questi: il Paese è in pieno boom economico e l’ottimismo è dilagante. Le strade profumano di benzina e futuro, Roma brilla sotto i riflettori della Dolce Vita, e la voce calda di Mina fa da colonna sonora. In quel contesto unico, in cui le emozioni si traducono anche in acciaio e cavalli vapore, prende forma un’auto destinata a diventare leggenda: la Ferrari 275 GTB.
Quando debutta al Salone di Parigi nel 1964, diventa evidente il cambio di passo del Cavallino. La 275 GTB raccoglie l’eredità della 250, ma non si limita a seguirne le orme. C’è qualcosa di iconico in quella linea lunga e muscolosa, nel cofano infinito, nei fari incastonati. Ma dietro l’estetica non manca la sostanza: un progetto tecnico all’avanguardia, pensato per emozionare su strada. L’auto giusta al momento giusto, e forse è per questo che ancora oggi rimane una delle più desiderate.
La nascita
Quando la 275 GTB viene alla luce, nel 1964, alla Ferrari si respira un’aria di maturità e raffinatezza. L’anima corsaiola rimane ma l’obiettivo che si nasconde dietro questo progetto è di una Gran Turismo che sia comoda e veloce, con uno stile elegante pensato per le passerelle. La carrozzeria, infatti, è una delle più riuscite nella storia del design automobilistico italiano e porta la firma di Pininfarina. Le linee realizzate dalla Carrozzeria Scaglietti sono scolpite ma armoniose, con un cofano lungo e una coda compatta, quasi raccolta.
Sotto la carrozzeria, la GTB adotta per la prima volta nella storia del Cavallino la configurazione transaxle: il cambio a 5 marce è spostato sul retrotreno e integrato al differenziale, per migliorare la distribuzione dei pesi e rendere la guida più precisa. Il motore è un’evoluzione del V12 progettato da Colombo: 3.286 cc, posizionato anteriormente, capace di erogare circa 280 CV nella prima versione. La risposta all’acceleratore è immediata, il suono inconfondibile, la sensazione alla guida quella di un’auto cucita addosso.
La leggenda della GTB Competizione
Se la 275 GTB è un incanto da ammirare su strada, è in pista che mostra davvero i muscoli. Perché sì, è nata come gran turismo, ma una Ferrari non è mai solo una bella carrozzeria e un abitacolo elegante. La versione Competizione della 275 GTB comincia la sua storia ancor prima di mettere le ruote in pista. È il 1965 quando a Maranello si mettono all’opera su un progetto ambizioso: una nuova berlinetta più affilata, moderna e aggressiva, sempre con la firma elegante di Pininfarina.
Due prototipi prendono forma, pronti per l’approvazione del Drake. Ma quando Enzo Ferrari li osserva, qualcosa non lo convince. Forse erano troppo avanti per i tempi, forse troppo lontani dalla sua visione. Fatto sta che li mette da parte, come si fa con un’idea che ha bisogno di maturare. Ma certe auto non accettano di finire nel dimenticatoio. Quei prototipi vengono ripresi, rivisti a fondo, alleggeriti, modificati. Si punta tutto sulla sostanza: meno peso, più cattiveria, più precisione. Nasce così la 275 GTB Competizione, un’auto pensata per mordere l’asfalto dei circuiti europei più impegnativi. Il debutto vero e proprio arriva in grande stile: prima la Targa Florio, poi la 1000 Km del Nürburgring e infine la consacrazione alla 24 Ore di Le Mans del 1965. Ed è proprio qui che scrive una delle pagine più belle della sua storia.

L’esemplare schierato dalla scuderia belga Ecurie Francorchamps, guidato dal talentuoso Willy Mairesse e da Beurlys – pseudonimo del miliardario appassionato Jean Blaton – conclude la gara al terzo posto assoluto, dietro solo alle Ferrari 250 LM ufficiali. Ma soprattutto, vince nella sua categoria: quella delle Gran Turismo. Per un’auto nata quasi per errore, è un risultato da incorniciare. Quel successo inatteso dà una nuova spinta al progetto. Ferrari decide di costruire, nel 1966, due piccole serie destinate a clienti fidati: dieci esemplari nella prima, dodici nella seconda. L’estetica rimane fedele alla GTB stradale, ma sotto il cofano pulsa un’anima da vera belva da pista. La 275 GTB Competizione, da idea accantonata, diventa così un sogno realizzato per pochi fortunati.
Le GTB/4: potenza e perfezione
Nel 1966, la Ferrari 275 GTB cambia pelle, e lo fa con una sigla semplice ma carica di significato: GTB/4. Quella “4” all’apparenza innocua, racchiude invece una piccola rivoluzione. Significa quattro alberi a camme in testa, una soluzione tecnica che fino a quel momento non si era mai vista su una Ferrari gran turismo di serie. Un salto in avanti deciso, che porta il già straordinario V12 Colombo da 3,3 litri a sprigionare 300 cavalli. Ma non è solo una questione di numeri: è il modo in cui il motore spinge, la fluidità con cui accompagna ogni marcia, il rombo pieno che riempie l’abitacolo.
Anche fuori cambia qualcosa. A uno sguardo attento, la linea resta familiare ma più affilata: il cofano si fa ancora più lungo per accogliere la nuova meccanica, mentre sul frontale compaiono due sottili feritoie che ne sottolineano il carattere sportivo. Dentro, invece, si respira un’aria più sofisticata: i materiali migliorano, i sedili sono più avvolgenti, le finiture curate. È come se la GTB/4 avesse trovato il punto perfetto tra comfort e prestazioni, tra eleganza e grinta.
E poi c’è la guida, il vero banco di prova. La GTB/4 stupisce per equilibrio e precisione: il cambio in blocco col differenziale – il famoso schema transaxle – e le sospensioni posteriori indipendenti la rendono stabile, sincera, sempre reattiva. È un’auto con cui si può affrontare un passo di montagna come un lungo viaggio, senza mai voler scendere. Non a caso, molti la considerano la più riuscita della famiglia 275: l’anima corsaiola ben presente, ma domata, rifinita, pronta per la strada. Tra i pochi che hanno potuto cedere al fascino della Ferrari GTB/4 c’è Charles Leclerc, avvistato di recente per le strade di Montecarlo a bordo del suo esemplare.
La regina tra le star
La 275 GTB negli anni è stata una delle Ferrari più amate delle star. All’epoca possedere una 275 significava entrare a far parte di un’élite. E infatti, tra i suoi proprietari si contano attori, registi e celebrità internazionali. Steve McQueen in primis ha contribuito a scrivere lo status di questa vettura, con una splendida livrea marrone metallizzato, personalizzata con paraurti su misura e dettagli sartoriali. Era la sua compagna inseparabile sulle strade di Los Angeles, e racconta molto della sua visione dell’automobile: elegante ma senza ostentazione.
Ma McQueen non fu l’unico. Clint Eastwood venne avvistato più volte al volante di una 275, così come Miles Davis, che scelse di personalizzare la sua con un tocco di blu notte. La lista è lunga e scintillante: questo modello sembra parlare una lingua universale fatta di emozione, bellezza e velocità. Oggi quelle stesse vetture, con i loro interni vissuti e le targhe originali, raccontano storie di cinema, musica e passioni private. Sono pezzi unici e vengono battuti all’asta a prezzi milionari.