Ferragosto in città, vediamo come è cambiata l’Italia, cronaca e ricordi
- Postato il 15 agosto 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Ferragosto in città. Davanti alla finestra della mia casa di Roma c’è un chiosco di grattachecca, ghiaccio tritato e sciroppo.
In queste sere d’estate c’è la folla dal mattino fino alle due di notte. Tutta gente che è rimasta a Roma o per lavoro o per scelta. Oltre ai tanti turisti.
Penso come è cambiata l’Italia in questo mezzo secolo, da quando le città ad agosto si svuotavano e a Roma come a Milano o Torino o Genova non c’era un panettiere aperto.
Anche io ho cambiato abitudini negli ultimi 10 anni. Preferisco restare a casa in città a Lisbona o a Roma piuttosto che affrontare grandi viaggi come ho fatto per parecchi anni. Ora non mi va più di viaggiare, la folla mi dà fastidio, adoro la solitudine della mia casa, quella di Roma è fresca e vi sopporto bene i 32°, quella di Lisbona è naturalmente fresca perché il l’aria dell’oceano tiene il termometro più basso che a Roma: a Lisbona sono 34 gradi, a Roma 37.
Ferragosto una volta

Torno con la memoria ai tempi passati, fino ai 16 anni, quando stavo a casa ma non per scelta.
Anche una volta non si andava via per necessità: i miei genitori avranno fatto da quando io sono nato tre vacanze in vent’anni. Quando potevo farli partecipare al mio nuovo benessere se ne sono andati, mia madre per prima, entrambi dalla pista per il paradiso dell’ospedale San Martino di Genova. Mai si sprecarono in un complimento, era tutto dovere. Scoprii l’orgoglio di mio padre in una sua nota di diario, molti anni dopo
Io ricordo ancora, come fosse adesso ho davanti a me l’immagine di me e del mio amico Francesco Cecco Rossi mentre nel pomeriggio di Ferragosto scendiamo soli soli lungo via Bertani in una Genova vuota. (A Genova però c’è il vantaggio che anche se non vai via, prendi l’autobus e vai alla spiaggia in Corso Italia a San Giuliano a Quinto a Quarto Sturla).
Era come se la vita prendesse una pausa nel mese d’agosto, i miei amici e compagni di scuola sparsi nelle loro villeggiature, chi col dinghi chi col flying Dutchman.
Aspettavo i loro racconti alla ripresa, quando il mondo tornava alla normalità e io con i miei bei voti tornavo a primeggiare.
Poi, con i 16 anni arrivò Giamba Mattarana con le estati a Bonassola e Gian Maria Scofone con le estati a bordo della Pupa. Poi il lavoro per qualche anno fu amante esclusiva. L’estate della maturità pochi giorni dopo i quadri, il primo allestimento della Sampdoria. Quasi lo bucai per finire di leggere Uccelli di rovo. Non avevo ancora ben chiaro il confine tra lavoro e svago, molto esile per uno studente.
I grandi viaggi
Poi vennero i grandi viaggi: India, Indonesia, Filippine, Singapore, Honk Kong, Cina, Giappone, Russia, Polonia, Romania, Cecoslovacchia, Inghilterra, Francia, Spagna, Argentina, Brasile, Ecuador, gli USA.
Ora son tornato all’antico. Questo gran caldo mi fa sentire ragazzo, mi fa tornare la memoria a quando avevo 13 anni nella mia cameretta di 1 metro per tre, nel mio lettino che era una brandina, lo chiamavano letto alla turca, in costume da bagno, persiane chiuse contro il sole rovente sul porto e la città ai piedi di Castelletto, a leggere l’Amleto di Shakespeare, edizione Bur, copertina grigia, prezzo lire 60. Non ci capivo niente se non le allusioni erotiche. Ma la sete di sapere era divorante.
Ora, come cantava Gino Paoli nella Gatta, a quei tempi, non abito più là, ho una casa bellissima. Ma sono sempre quello.
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