Fermi tutti, contro il “Salva Milano” ora si scatena la sinistra
- Postato il 12 dicembre 2024
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni
Fermi tutti, contro il “Salva Milano” ora si scatena la sinistra
L’accordo politico sul Salva Milano c’è e a meno di colpi di scena, il provvedimento che mette un bollino di legittimità all’operato della giunta di Beppe Sala nel campo dello sviluppo urbanistico dovrebbe essere approvato al massimo per gennaio. Licenziato dalla commissione Ambiente della Camera, il testo è passato al Senato per la discussione cominciata martedì. “Passa, passa”, dice una fonte della Lega al Foglio facendo intendere che, nonostante tutti i mal di pancia che il Salva Milano ha procurato nelle stesse fila della maggioranza, c’è allineamento tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre che l’appoggio del Pd fondamentale per ottenere un’ampia maggioranza di voti a Palazzo Madama e una copertura politica dell’opposizione.
Dal canto suo, il Pd non vede l’ora di uscire dalla scomoda posizione di essere il partito del sindaco della città dove la magistratura ha messo sotto sequestro decine di cantieri con l’accusa di abusi edilizi. Tutto bene, dunque? Neanche per idea. La vicenda è destinata a restare una profonda ferita per la sinistra. Perché se la coalizione di governo, dopo aver a lungo tergiversato sull’opportunità di lanciare una ciambella di salvataggio a un sindaco dell’opposizione, ha digerito l’idea che fosse necessaria una interpretazione autentica della legge urbanistica per uscire dall'impasse, nello stesso e nei dintorni alleati si colgono molti malumori. Al netto di posizioni estreme come quelle espresse da Sel e dai Verdi, i quali addirittura lanciano un appello a Elly Schlein affinché intervenga per fermare il Salva Milano, nelle fila dei democratici c’è comunque imbarazzo per avallare un provvedimento che incrina la storica sintonia con la magistratura e vede una forte opposizione della società civile.
Tutta questa vicenda ha del paradossale perché, come spiegano alcuni giuristi, l’attività amministrativa della giunta Sala ha poco a che fare un “il business immobiliare ambrosiano”, cioè con permessi facili e palazzinari, e molto ha a che fare con leggi regionali e dello stato italiano, che – piaccia o meno – hanno creato un quadro normativo dentro il quale Comune e imprenditori hanno agito in buona fede, fino a prova contraria. E per questo si è resa necessaria una legge che riconoscesse la correttezza dell’operato di tecnici e funzionari di Palazzo Marino oltre che di tanti professionisti e imprenditori, altrimenti perseguibili a livello giudiziario. Ora, però, succede anche che, stando a indiscrezioni su un incontro che sarebbe avvenuto in questi giorni tra il procuratore capo Marcello Viola con Filippo Barberis, capo di gabinetto del sindaco Sala e Marco Ciacci, responsabile del servizio avvocatura del Comune, per discutere sul tema delle inchieste, i pm milanesi sarebbero pronti a sollevare una questione di legittimità costituzionale a fronte dell’approvazione del Salva Milano. Se questo dovesse avvenire, lo scontro tra il fronte politico e quello giudiziario sulla questione urbanistica diventerebbe troppo plateale per non creare qualche problema almeno in una parte del Pd.
Tanto più che nelle ultime settimane contro la legge che sta per essere approvata in Parlamento si sono schierati praticamente gli urbanisti di mezza Italia, con nomi del mondo accademico che contano come il professore Giovanni Caudo (Università Roma tre ed ex assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale), secondo il quale usando la Scia nelle ristrutturazioni edilizie un Comune rinuncerebbe al 60 per cento degli oneri di urbanizzazione. In più, la Società italiana degli Urbanisti (Siu) ha lanciato un appello “per evitare un salto indietro di oltre cinquant’anni” e invitato i parlamentari a fermare l’iter del provvedimento che creerebbe incertezza per le trasformazioni urbane del futuro. E il presidente dell’Inu, l’istituto nazionale di urbanistica, Michele Talìa, ha spiegato che con il Salva Milano ci sarebbero “effetti irreversibili nel governo pubblico della rigenerazione urbana del nostro paese”.
Per non parlare dell’ampio dissenso ideologico sulla gestione urbanistica del Comune di Milano che si respira da tempo negli ambienti del Politecnico, salvo i numerosi casi di professionisti coinvolti nei progetti posti sotto sequestro. Ci si domanda dove erano tutte queste voci quando in Italia sia andava formando quel quadro normativo a livello urbanistico da tutti oggi additato come stratificato e contraddittorio e tanto poco chiaro sulla divisione di competenze tra stato e regioni da rischiare di mettere fuori legge un’intera città come Milano. Qualcosa non torna.
Continua a leggere...