Fermare i campionati alla prossima aggressione contro gli arbitri

  • Postato il 9 dicembre 2025
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Fermare i campionati alla prossima aggressione contro gli arbitri

Una proposta forte, ma necessaria per cercare di arginare un triste fenomeno che riguarda tutta l’Italia. Tolleranza zero per i violenti e anche per chi non gli chiude le porte in faccia

Fermarsi per una domenica. Magari anche due. Dalla A fino alla Terza categoria, passando per le giovanili, non si gioca più. Il segnale forte, l’unico davvero forte, che può arrivare adesso è proprio questo. Il fenomeno delle aggressioni contro gli arbitri, anche giovani, continua. Vi sono state, certo, delle novità (vedi l’articolo 583-quater del codice penale che di fatto equipara un arbitro a un pubblico ufficiale), ma serve un altro segnale forte. Altrimenti sarà uno scempio continuo. Anzi, come dice il presidente Aia Zappi, una umiliazione per il calcio italiano.

Quindi c’è solo una strada: fermarsi. Ma non succederà: con il calendario intasato, nessuno, soprattutto nelle alte sfere, avrà il coraggio di fare una cosa del genere (d’altronde ci portiamo avanti un carrozzone di 100 società professionistiche e si discute ancora sulla necessità, evidente, di portare la Serie A a 18 squadre).

Intanto gli arbitri vengono colpiti, picchiati, oltraggiati sui campi di tutta Italia. I più colpevoli? Coloro i quali non chiudono le porte ai violenti. Quelli che non prendono le distanze da chi offende l’arbitro. Quelli che predicano bene e razzolano male, dando un pessimo esempio ai propri giovani. 

  I rimedi? Fermarsi, lo ribadiamo. E poi un’altra piccola, ma fondamentale regola: picchi un arbitro? La tua squadra è esclusa dal campionato. Retrocessione immediata. Adesso basta con le parole. Servono fatti concreti. Tolleranza zero. Gli arbitri non si devono toccare più.

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