“Ferivano civili, poi sparavano sui soccorsi. Per uccidere un bambino si pagava di più”: il racconto dell’orrore sui ‘turisti cecchini’ di Sarajevo
- Postato il 16 novembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Per sparare pagavano ingenti somme”
In un articolo della Stampa del 30 marzo 1995 si parla di persone che “da alcuni aeroporti europei (tedeschi e inglesi) prenotano ‘fine settimana di guerra’ per la ex Jugoslavia. Il programma prevede la possibilità di caccia grossa. ‘Ti portano lì, in alto, sulle colline, protetto da sacchi di sabbia, o blindature di cemento, inquadri una sagoma nel mirino e spari”. In un altro articolo del Corriere della Sera sempre del 30 marzo 1995 dal titolo “Vacanze in Bosnia per fare la guerra”, si parla di “turisti italiani che vanno nella ex Jugoslavia per assistere ai combattimenti. E c’è chi si diverte uccidendo”. Ma a far luce su queste atrocità è stato il documentario Sarajevo Safari del regista sloveno Miran Zupanič. “Il film parla di ricchi stranieri che hanno pagato soldi per sparare ai civili dalle posizioni dell’esercito della Repubblica Srpska (RS) nella Sarajevo assediata durante gli anni ’90”, si legge sempre nell’esposto di Gavazzeni.
“Coinvolti anche uomini dei servizi serbi”
Uno dei testimoni chiave del documentario racconta che “quando è iniziata la guerra, ha ricevuto una proposta da un’agenzia americana per attraversare il paese come finto giornalista. Andando in giro come “giornalista”, ha acquisito molte informazioni ed è venuto a conoscenza di veri “cacciatori di esseri umani” che venivano a Sarajevo”. Si trattava di stranieri, alcune fonti parlano di americani, canadesi e russi, ma anche di italiani, che erano disposti a pagare per giocare alla guerra. Nel documentario c’è un altro testimone, ex ufficiale dell’intelligence militare bosniaca, che ha parlato della testimonianza di un soldato serbo catturato. Costui gli avrebbe riferito di aver assistito in prima persona al trasporto di uno dei “cacciatori”. “All’epoca – racconta l’ex ufficiale – lavoravo nel servizio di intelligence militare dell’esercito bosniaco (ARBiH). Condividemmo le informazioni con gli ufficiali del Sismi (ora Aisi) a Sarajevo perché c’erano indicazioni che gruppi turistici di cecchini – cacciatori stavano partendo da Trieste”.
I clienti, apprendiamo da fonti del Fatto, erano sicuramente persone molto ricche “che possono permettersi economicamente una sfida così adrenalinica”. Pare ci sia anche un titolare di una clinica estetica di Milano. Un vero e proprio “safari umano”, illegale e molto costoso. “È certo – continua l’ex ufficiale – che gruppi di cacciatori si riunivano a Trieste e da lì arrivavano in Serbia, e poi dalla Serbia a Sarajevo. Quello che sappiamo dell’operazione è che è durata abbastanza a lungo (forse dal 1993 al 1995), che ha richiesto una logistica significativa (trasporto in aereo da Trieste, elicottero e veicoli dalla Serbia attraverso la zona di guerra fino a Sarajevo), che è stata raggiunta un’elevata segretezza e che l’organizzazione è stata molto buona”. Per organizzare i safari, “sono state utilizzate le infrastrutture dell’ex compagnia aerea serba di charter e turismo Aviogenex, che aveva una filiale a Trieste”. Oggi quell’ufficio è chiuso. Tuttavia gli 007 bosniaci ritenevano che dietro a tutto ci fosse il servizio di sicurezza statale serbo (l’attuale BIA) e che fosse coinvolto anche il servizio di intelligence militare serbo (KOS) con l’assistenza di comandanti locali nella parte occupata.
“I turisti cecchini erano molto ricchi”
Dopo l’uscita del film del regista sloveno, Benjamina Karić, sindaco di Sarajevo dal 2021 al 2024, il 20 settembre 2022, ha presentato un esposto alla procura della Bosnia – Herzegovina. “I ricchi stranieri – scrive – che avrebbero pagato un certo compenso, furono abilitati e autorizzati a sparare ai civili nella parte libera della città dalle postazioni dell’esercito della Repubblica Srpska. Le vittime erano civili, innocenti passanti che, andando a prendere acqua e pane, si ritrovarono sotto il tiro dei cecchini di questi crudeli stranieri”. Secondo un anonimo ufficiale dei servizi segreti sloveni, che ha assistito all’evento, “per sparare a un bambino con un cecchino è stato dato addirittura un compenso monetario più alto”.
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